“Ci sono tre ambiti, che saranno approfonditi nella settimana del Congresso eucaristico, che secondo me sono particolarmente vicini ai giovani: sono l’affettività, la fragilità e la cittadinanza”. Reduce dall’appuntamento della Gmg Madrid, dove ha accompagnato i giovani della sua diocesi e ha tenuto le catechesi, lo sguardo di mons. Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo, è naturalmente già rivolto al Congresso eucaristico nazionale (Cen), che si svolgerà proprio in Ancona dal 3 all’11 settembre, un evento che si concluderà con la presenza del Papa che presiederà la celebrazione eucastica nell’area portuale della città.
Mons. Menichelli se dovesse motivare i giovani a venire al Cen dopo l’esperienza della Giornata mondiale di Madrid, cosa direbbe?
Le motivazioni non sono mai esterne, vanno trovate interiormente. Ma potrei dire così: l’‘oggetto’ del nostro convenire è sempre la nostra persona, Gesù Cristo, che abbiamo trovato a Madrid, troveremo ad Ancona e un altro giorno troveremo in un altro tipo di esperienza. Quello che conta, poi, è il senso della Chiesa e l’ascolto del maestro, del Papa: credo che siano elementi sono sufficienti perché ogni ragazzo superi qualche legittima difficoltà, e poi, utilizzando uno slogan, si potrebbe dire ‘chi ama trova sempre tempo per le cose che ama.
Come fare perché i giovani scoprano veramente la bellezza e la centralità del sacramento dell’Eucarestia?
Il tema del Cen ‘Signore da chi andremo?’ ha un sottotitolo singolare, ‘l’Eucarestia per la vita quotidiana’ che sarà sviluppato attraverso alcuni ambiti che secondo me toccano da vicino i giovani: l’affettività, la cittadinanza e la fragilità. Sono aspetti sui quali la cultura che viviamo è per un verso disattenta e per l’altro verso diseducativa. Prendiamo l’affettività: il pensiero dominante di oggi la coniuga soprattutto sul versante del ‘mi piace’. L’Eucarestia ci educa invece all’affettività e all’amore come dono di sé.
E per quanto riguarda la fragilità e cittadinanza?
La cultura contemporanea sembra che abbia scartato la fragilità, è una dimensione che l’uomo di oggi non coltiva più. Bisogna essere capaci di capire che la fragilità non è una ‘diminuitio’, ma una qualità della vita che può essere messa anch’essa nelle mani dell’Eucarestia e trarre da quest’ultima le motivazioni perché diventi seme di speranza. Del resto Gesù stesso ha assunto la fragilità umana. Per quanto riguarda la cittadinanza mi sembra che oggi ognuno abbia alzato uno steccato su una porzione del creato, su una parte, un territorio e dica a qualcun altro: ‘tu qui non ci devi venire’. Invece noi dobbiamo proporre o riproporre un pensiero che parte da quello che io chiamo il banchetto. Dio ha preparato per l’umanità il banchetto del creato, che è per tutti, ha preparato il banchetto eucaristico, ed è per tutti, ha preparato il banchetto dell’eternità, ed è per tutti. Dunque il creato è per tutti, ma per starci bene devi sapere che sei figlio di Dio e fratello degli altri e non puoi escludere un tuo simile o uno simile a te figlio del Padre.
Che impressione le hanno fatto i giovani incontrati a Madrid?
Ho trovato l’esperienza della Gmg spagnola molto viva e molto nuova: quello che mi ha impressionato, di questa edizione, è come questa nuova generazione di ragazzi che partecipano sia una generazione esigente. L’ho visto almeno in due aspetti: l’attenzione e la pazienza nell’ascolto e soprattutto la freschezza delle domande, che chiedevano un aiuto per mettere insieme la vita con il progetto evangelico. Il modo in cui si ponevano i ragazzi mi ha molto toccato e impressionato e mi ha fatto pensare al congresso eucaristico. Mi è sembrato di trovare nelle loro domande e nelle risposte che io, e anche altri confratelli abbiamo cercato di dare, un primo passo verso questa riduzione della distanza culturale tra quello che celebriamo e quello che viviamo. Perciò io mi auguro che la presenza dei giovani al Cen sia numerosa, anche se comprendo qualche difficoltà, perché sono convinto che il sacramento stesso dell’Eucarestia ci dà la spinta e ci fa trovare la motivazione per far sì che la vita sia autentica.
Incontri come la Gmg o il Cen di Ancona “parlano” veramente alla vita dei giovani?
La vita nostra è un continuo camminare e le difficoltà che ho incontrato io da ragazzo non sono uguali a queste, come quelle di oggi non sono quelle che si incontreranno tra dieci anni. L’importante è avere dentro quel qualcosa che non ti fa essere soddisfatto, che non ti fa sentire arrivato, devi essere sempre capace di rimotivarti su un cammino e queste esperienze offrono questa possibilità. I ragazzi partecipano a questi incontri perché tutti avvertono che la proposta evangelica è talmente forte immodificabile che si può coniugare nel tempo che vivi.