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23 novembre

I catecumeni incontrano il Papa

Anche una folta delegazione ambrosiana (250 persone) parteciperà alla celebrazione in Vaticano con Francesco alla conclusione dell’Anno della Fede

di monsignor Paolo SARTOR Responsabile diocesano e nazionale del catecumenato

12 Novembre 2013

Nel pomeriggio di sabato 23 novembre la Basilica di san Pietro diventerà la casa dei catecumeni. Dei catecumeni romani, anzitutto, chiamati a incontrare il loro vescovo, papa Francesco, alla vigilia della chiusura dell’Anno della Fede. E di una rappresentanza di catecumeni italiani e stranieri, a riprova che ormai il fenomeno dell’ingresso di giovani e adulti nella Chiesa non riguarda solo questa o quella diocesi, bensì tutta una nazione e quasi ogni continente.

All’incontro col Santo Padre parteciperà anche una delegazione di 250 persone provenienti dalla nostra diocesi. Oltre 40 catecumeni, 3 dei quali avranno la gioia di celebrare il rito dell’ammissione al catecumenato con il Papa, e quasi 200 tra presbiteri, diaconi, catechisti, collaboratori del Servizio diocesano e accompagnatori vari. Altre persone si metteranno in ascolto dell’omelia di papa Francesco durante il ritiro per i catecumeni del I e del II anno che si terrà alla Certosa di Garegnano proprio sabato 23 novembre; il suo insegnamento, insieme con le parole rivolte in più occasioni dal nostro Arcivescovo ai catecumeni, sarà ripreso durante i ritiri periodici organizzati per loro e i loro accompagnatori nelle diverse Zone pastorali.

La scelta di collocare l’incontro dei catecumeni col Papa al termine dell’Anno della Fede aiuta a ricordare che la «Porta fidei» dichiarata aperta da Benedetto XVI non si chiude, ma rimane sempre spalancata. Credere è possibilità, sorpresa, desiderio. Uno dei catecumeni ha scritto al Papa: «Sto scoprendo la bellezza della fede cristiana cattolica e la bellezza della figura di Gesù». E una giovane donna: «Alla morte di mio fratello, e qualche anno dopo a quella di mia sorella, pregai tanto il Signore. Lui mi ascoltò, mi prese per mano, mi consolò, mi amò come mai fui amata».

Se il mondo è il «campo» del Vangelo, i nuovi credenti sono tra i più eloquenti rappresentanti di vari «mondi» dai confini ampi, talvolta sfuggenti e poco conosciuti, ma non impenetrabili alla grazia, né per forza «lontani». Il Signore si è fatto vicino: con la sua incarnazione niente e nessuno è a lui estraneo, indifferente, lontano. I nuovi credenti sperimentano questa vicinanza. E, come in ogni vera relazione, dell’incontro con Cristo ricordano le circostanze, gli strumenti, l’atmosfera. A restare nella memoria sono alcuni eventi di gioia o di dolore, alcuni gesti di condivisione sperimentati, alcune parole che favoriscono una svolta. Sarà certamente così anche per l’incontro con Francesco. Un’occasione preziosa, un messaggio da non disperdere.

L’ammissione, un rito significativo

L’ammissione al catecumenato che il Papa presiederà in San Pietro è una tappa liturgica solenne. Il Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti la situa dopo il tempo dell’accoglienza e dell’evangelizzazione degli aspiranti, come porta d’accesso al tirocinio di vita cristiana che dura oltre un anno ed è detto “catecumenato”. Tra quanti intervengono alla celebrazione, oltre al Vescovo o al sacerdote che la presiede, vi sono accompagnatori e catechisti dei futuri catecumeni, che assumono il compito di «garanti»: a loro spetta di presentare i candidati, «garantendone» la buona disposizione a compiere il percorso proposto dalla Chiesa. Normalmente questo rito è vissuto nella parrocchia di appartenenza dei catecumeni, mentre a livello diocesano si celebrano il rito di elezione e la Traditio Symboli.