Nel pomeriggio di sabato 23 novembre la Basilica di san Pietro diventerà la casa dei catecumeni. Dei catecumeni romani, anzitutto, chiamati a incontrare il loro vescovo, papa Francesco, alla vigilia della chiusura dell’Anno della Fede. E di una rappresentanza di catecumeni italiani e stranieri, a riprova che ormai il fenomeno dell’ingresso di giovani e adulti nella Chiesa non riguarda solo questa o quella diocesi, bensì tutta una nazione e quasi ogni continente.
All’incontro col Santo Padre parteciperà anche una delegazione di 250 persone provenienti dalla nostra diocesi. Oltre 40 catecumeni, 3 dei quali avranno la gioia di celebrare il rito dell’ammissione al catecumenato con il Papa, e quasi 200 tra presbiteri, diaconi, catechisti, collaboratori del Servizio diocesano e accompagnatori vari. Altre persone si metteranno in ascolto dell’omelia di papa Francesco durante il ritiro per i catecumeni del I e del II anno che si terrà alla Certosa di Garegnano proprio sabato 23 novembre; il suo insegnamento, insieme con le parole rivolte in più occasioni dal nostro Arcivescovo ai catecumeni, sarà ripreso durante i ritiri periodici organizzati per loro e i loro accompagnatori nelle diverse Zone pastorali.
La scelta di collocare l’incontro dei catecumeni col Papa al termine dell’Anno della Fede aiuta a ricordare che la «Porta fidei» dichiarata aperta da Benedetto XVI non si chiude, ma rimane sempre spalancata. Credere è possibilità, sorpresa, desiderio. Uno dei catecumeni ha scritto al Papa: «Sto scoprendo la bellezza della fede cristiana cattolica e la bellezza della figura di Gesù». E una giovane donna: «Alla morte di mio fratello, e qualche anno dopo a quella di mia sorella, pregai tanto il Signore. Lui mi ascoltò, mi prese per mano, mi consolò, mi amò come mai fui amata».
Se il mondo è il «campo» del Vangelo, i nuovi credenti sono tra i più eloquenti rappresentanti di vari «mondi» dai confini ampi, talvolta sfuggenti e poco conosciuti, ma non impenetrabili alla grazia, né per forza «lontani». Il Signore si è fatto vicino: con la sua incarnazione niente e nessuno è a lui estraneo, indifferente, lontano. I nuovi credenti sperimentano questa vicinanza. E, come in ogni vera relazione, dell’incontro con Cristo ricordano le circostanze, gli strumenti, l’atmosfera. A restare nella memoria sono alcuni eventi di gioia o di dolore, alcuni gesti di condivisione sperimentati, alcune parole che favoriscono una svolta. Sarà certamente così anche per l’incontro con Francesco. Un’occasione preziosa, un messaggio da non disperdere.