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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Business plan

«Gruppo d’acquisto, una sfida culturale»

Daniele Ferrari, amministratore della società Gsa voluta dalla Diocesi: «Le parrocchie non perderanno autonomia, ma sul mercato conviene che si presentino da soggetto unico». I minori costi stimati in 5 anni potrebbero superare i 6 milioni di euro

di Francesco CHIAVARINI

9 Giugno 2017

Gsa, Gestione Servizi e Acquisti srl è la nuova società voluta dalla Diocesi per realizzare la centrale unica di acquisti. Gsa, oltre il suo staff, opererà anche attraverso una piattaforma informatica per la gestione degli acquisti e svilupperà la sua attività in stretto contatto con l’Uad, l’ufficio Enti e l’Avvocatura.

Ovviamente l’operazione riuscirà sul piano economico se parrocchie, enti e scuole collegate alla Diocesi, cioè i potenziali utenti dei suoi servizi, aderiranno alla proposta, vale a dire affideranno alla nuova società il compito di trattare con i loro fornitori, realizzando così il Gruppo di Acquisto Diocesi di Milano (GAD), mission esclusiva per cui la Diocesi ha voluto che nascesse Gsa. Il business plan elaborato dalla società prevede che entro il 2017 siano almeno 50 le realtà diocesane ad aderire, che diventino 325 nel 2018 e giungano al 2019 a 755, per arrivare entro il 2020 all’80% dell’intera platea dei 1385 soggetti, tra parrocchie, scuole e fondazioni, che costituiscono il perimetro diocesano entro il quale si racchiude il raggio di azione di Gsa.

Un’operazione impegnativa. «Sarà innanzitutto una sfida culturale – spiega Daniele Ferrari, amministratore della società, manager di lunga esperienza proveniente dal settore della ristorazione e dei servizi di consulenza aziendale -. Dovremo far comprendere ai parroci in primo luogo che non perderanno la loro autonomia. Sappiamo che ci sono alcune tipologie di servizi che giustamente sono affidate a membri della comunità. E da un punto di vista pastorale, è bene che continui a essere così. Ma questa logica non ha più alcuna ragione d’essere, quando si parla per esempio di gas, luce, e telefonia. In questi casi sono rari gli operatori locali. È meglio che a trattare con le società che vendono questi servizi sia un’entità dedicata, con know-how specifico, che supporti i parroci a massimizzare il risultato affacciandosi al mercato come “grande cliente” e non come singola entità».

D’altra parte i numeri della Diocesi di Milano non sono di poco conto. Nel 2015, ultima rilevazione fatta, le 1108 parrocchie ambrosiane hanno speso oltre 26 milioni di euro solo per l’elettricità, il riscaldamento e l’acqua. «La Diocesi non è una holding – precisa Ferrari -, ma le parrocchie insieme fanno una massa critica interessante, per cui è bene che si presentino nel mercato, quando acquistano, come un soggetto unico, anche se poi ognuna rimarrà titolare dei contratti che stipuleremo. Abbiamo calcolato che tra efficientamento delle procedure (cioè per esempio il semplice fatto che il singolo parroco rinnovi in automatico il contratto, perché ha altro cui pensare), ed economie di scala, i minori costi potranno essere in 5 anni di oltre 6 milioni di euro. Tutte risorse che si liberebbero e potrebbero essere investite dalle parrocchie per la cura pastorale, che è, per dirla in termini economici, il loro core business».

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