A mezzanotte il cardinale Dionigi Tettamanzi sta ancora stringendo mani e dispensando sorrisi ai fedeli che non si decidono a lasciare piazza Duomo. Dopo aver guidato la Chiesa ambrosiana per nove anni, ieri sera il saluto ufficiale alla diocesi con il solenne pontificale di Santa Maria Nascente, seguito da una festa sul sagrato con una folla che gli si stringe attorno tra applausi e grida da stadio. Canti e animazione della “Besana Marching Band” e alla fine un lancio di palloncini colorati come «segno di tutti i chilometri fatti dall’Arcivescovo in questi anni e di tutte le persone incontrate durante il suo ministero», annunciano gli organizzatori della Fom.
A guardarla non sembra affatto una festa di addio, anche se la folla grida «Grazie» e «Tutti pazzi per Tettamanzi», mentre sul maxi schermo scorrono tante foto e filmati che ricordano alcune visite e incontri del Cardinale. Quando gli passano il microfono anche lui risponde: «Grazie a voi e grazie al Signore, perché tutto è dono del suo amore. Grazie, grazie… anche la luna questa sera sta sorridendo con noi».
Alla messa, che si è appena conclusa in un clima raccolto e intenso, hanno partecipato le autorità civili (il presidente della Regione Roberto Formigoni, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il presidente della Provincia Bruno Dapei, la parlamentare europea Patrizia Toia, la senatrice Mariapia Garavaglia, il presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro…) e tanti membri delle organizzazioni ecclesiali presenti in diocesi. Ma i 10 mila ambrosiani in Duomo (un migliaio sul sagrato hanno seguito la celebrazione sul maxi schermo) rappresentano soprattutto le parrocchie che hanno camminato sotto la guida di Tettamanzi e imparando da lui la missionarietà e solidarietà.
Presenti anche una ventina di vescovi che hanno concelebrato con il Cardinale e centinaia e centinaia di «confratelli venuti in tanti questa sera per darmi un’assoluzione piena», dice scherzando. A prendere la parola all’inizio è il Vicario generale, monsignor Carlo Redaelli, che più di «addio» preferisce parlare di «arrivederci», perché «Lei resta in mezzo a noi , certo in un modo nuovo, ma non meno vero». Non una celebrazione di «mestizia», quindi, ma piuttosto l’invito a «guardare con riconoscenza il passato, vivendo in pienezza il presente, protesi con speranza verso il futuro».
A nome di tutta della Chiesa ambrosiana, Alberto Fedeli, segretario del Consiglio pastorale diocesano, lo ringrazia per aver scommesso sul ruolo dei laici, per il suo stile di accoglienza e di attenzione agli altri, per essersi “sporcato le mani” incontrando i rom del campo di via Triboniano…
Anche quello di Tettamanzi, lo dice lui stesso nell’omelia, «è un saluto veramente sereno e gioioso, pur accompagnato da quei sentimenti umani che sono legati ad alcune inevitabili forme di distacco».
Molti in questi giorni lo hanno incontrato personalmente o gli hanno telefonato per salutarlo. Nel pomeriggio di ieri anche il sindaco Pisapia, accompagnato da una delegazione del Consiglio comunale, gli ha reso omaggio. «Ma la prima telefonata di questa mattina – confida – è stata quella del cardinale Martini (che mi ha sempre accompagnato con ammirevole discrezione e molto affetto) e vi posso dire che è stata la più bella di tutte!».
Poi, quasi a rassicurare il suo successore, il cardinale Angelo Scola, dice: «La Chiesa milanese ama i suoi Arcivescovi e li aiuta moltissimo nel loro ministero». Ora dunque lascia Milano per raggiungere la sua nuova residenza, Villa Sacro Cuore di Triuggio, da cui – nelle giornate limpide – si può vedere la Madonnina del Duomo. E da là continuerà a pregare per la Chiesa ambrosiana. Mentre i fedeli all’uscita del Duomo hanno ricevuto un fascicolo con il testo dell’omelia e una significativa rassegna di foto per non dimenticare.