Si conclude domenica 16 giugno il cammino del Gruppo Samuele rivolto a giovani dai 20 ai 30 anni che desiderano compiere un percorso di discernimento vocazionale. I temi affrontati sono la libertà, la storia, la relazione, l’amore, la vita, la vocazione, la Chiesa e il mondo. Agli incontri, che si tengono la domenica pomeriggio presso il Seminario di Seveso, quest’anno hanno partecipato 38 ragazze e 41 ragazzi, che ora si preparano all’ultimo appuntamento dal titolo “Gesù ama la città dell’uomo”. Sarà presente anche l’arcivescovo Angelo Scola, al quale ciascun giovane consegnerà la “lettera di fruttificazione” che contiene la sintesi del cammino personale, le scelte vocazionali e l’esperienza vissuta con gli amici del Gruppo Samuele.
L’iniziativa, nata nel 1989 da un’intuizione del cardinale Martini, ha sempre avuto un grande successo. Articolato in 8 tappe, il percorso è gestito da don Maurizio Tremolada e da don Cristiano Passoni insieme a un’équipe di educatori adulti che accompagnano i ragazzi nella ricerca della volontà di Dio nella loro vita.
«Se penso a cosa è stato il Gruppo Samuele – scrive oggi Luca, 22 anni (il nome è di fantasia) – non è semplice riassumere tutto in poche parole, ma credo che sia proprio questo: giocarmi fino in fondo per essere libero e felice». E aggiunge: «È nella libertà che Gesù ha parlato al mio cuore ed è nella libertà che mi sono incamminato insieme con questi compagni». Certo, all’inizio «ho avvertito non poca paura», ammette Luca, perché «essendo sempre stato attivo nell’ambito dell’oratorio e nella mia comunità cristiana, non comprendevo cos’altro ancora servisse o che cosa non andasse bene nella mia fede. E mi sbagliavo di grosso…».
Grazie al cammino fatto quest’anno e alla sua guida spirituale, Luca ha capito che non basta vivere la dimensione del servizio e darsi da fare con i più piccoli in oratorio, perché l’incontro più profondo con Gesù avviene nella preghiera. «Mi rendo conto che più sono ricco nella preghiera, più coltivo il silenzio, più cammino e scopro Lui». Attraverso il Gruppo Samuele «ho cercato di mettere ordine nella mia giornata, di creare una scala di importanze e di distinguere tra ciò che conta e ciò che non è essenziale. Ho compreso che sono sempre stato libero di fare tutto, ma sto imparando passo passo la libertà di fare il bene: quella che mi insegna Gesù».
E alla fine «arriva il momento di scegliere, ma non perché sia finito il tempo utile, bensì perché di fronte a un amore così grande per noi, per me, rimanere immobile mi sembra come non amare. E non si tratta di scegliere questa o quella professione, né un abito o una sistemazione». Piuttosto «di una scelta per la felicità, senza cadere nell’inganno che gioia e fatica non coesistano. Anzi, la fatica me la porto sempre dentro, ma non ha senso aspettare che essa svanisca per sorridere! E prendere una scelta è quanto mai faticoso perché taglio qualcosa…». Per questo paragona la vocazione a «una caduta da cavallo».
Però Luca ha capito che deve «fare chiarezza» tra quelli che sono i «miei desideri» e «quelli che sento venire non solo da me e mi danno una felicità autentica», perché per lui scegliere vuol dire «compiere quel passo verso Gesù che non mi estranea dal mondo, ma che dà significato e mi impegna all’umiltà e alla coerenza».