La frase «il campo è il mondo» che il nostro Arcivescovo ha voluto scegliere come titolo della lettera pastorale, è una citazione del Vangelo. La si incontra nel capitolo tredicesimo del Vangelo di Matteo, laddove Gesù fornisce la spiegazione della parabola del buon seme e della zizzania. La parabola si conosce, ma vale la pena richiamarla per metterne in luce alcuni aspetti rilevanti, su cui torneremo anche successivamente.
Si racconta di un proprietario che esce personalmente a seminare della buona semente nel suo campo e di un suo nemico che, di notte, nello stesso campo semina della zizzania. Quando il grano comincia a germogliare, ecco che appare anche la zizzania. I servitori, stupiti, domandano al padrone che cosa mai sia successo e questi, avendo intuito, fornisce la risposta: «Un nemico ha fatto questo». I servi allora si dichiarano subito disposti a intervenire per estirparla, ma i padrone li ferma. «No – risponde – perché così facendo sradichereste anche il grano». «Lasciate – dice – che crescano insieme; al momento della mietitura li separeremo».
La parabola, come spiega bene l’evangelista, è raccontata da Gesù allo scopo di far comprendere meglio a tutti che cosa sia il Regno di Dio. Il significato della parabola, tuttavia, non è immediatamente chiaro, tant’è che i discepoli chiedono a Gesù una spiegazione. Di buon grado egli la fornisce: «Chi semina la buona semente – dice lui – è il Figlio dell’Uomo», cioè lui stesso. «Il campo – continua – è il mondo. Il seme buono sono i figli del Regno e la zizzania sono i figli del Maligno».
Questi sono gli elementi essenziali della spiegazione. La frase che ci interessa è stata pronunciata: «Il campo è il mondo». Il mondo dunque è come un campo, anzi, più precisamente, come questo campo della parabola, in cui è stata gettata dallo stesso proprietario la buona semente capace di produrre frutto e successivamente, da un nemico, il seme velenoso della zizzania. Non fa un bell’effetto un campo così, dove grano e zizzania sono insieme. Ci fosse solo il buon grano sarebbe un’altra cosa. Ma anche il mondo è così. Il male che lo ferisce non lo rende bello da vedere. Chi mai potrebbe dire: «Che meraviglia di mondo!», ascoltando le notizie di ogni giorno? Non c’è spazio per la retorica in una onesta considerazione del panorama dell’esistenza. «Ma proprio da qui occorre partire – sembra dirci Gesù – per capire che cos’è il Regno di Dio: dall’impressione che il mondo ci fa e dalla domanda che ci suscita”. Allora la Parola di Dio ci raggiungerà con la sua risposta.
da Avvenire, 12/10/2013