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Giovani e sesso UNA QUESTIONE DI EMOZIONI

5 Giugno 2008

L’ambito della sessualità è certamente uno di quelli dove si esprime il disagio giovanile. I rapporti precoci tra adolescenti sono il segnale di una fragilità emotiva che chiede un intervento da parte di genitori ed educatori. Cosa si può fare? Seconzo Ezio Aceti, psicologo esperto nelle problematiche adolescenziali, è necessario insegnare ai ragazzi, fin dalla scuola materna, a gestire la propria emotività. E non bisogna aver paura a trasmettere valori morali.

di Stefania Cecchetti

Giovani e sesso: questo è il problema. E di problema si può e si deve parlare quando si constata la precocità dei rapporti sessuali negli adolescenti: secondo una recente indagine della Fondazione Iard, l’età media del primo rapporto è di 17 anni per i ragazzi, 18 per le ragazze.

«Non si tratta di fare del moralismo – sostiene Ezio Aceti, psicologo esperto di problemi degli adolescenti -, ma di capire che la sessualità giovanile è l’ambito di espressione di una fragilità emotiva, intesa come incapacità dei ragazzi di controllare la propria emotività. Le emozioni di per sé sono una cosa straordinaria, ma se il giovane non le sa controllare, passa immediatamente al gesto, senza comprenderne il vero significato. Ecco spiegati i comportamenti precoci: non dico che oggi il rapporto sessuale sia quello che ai nostri tempi era il bacio, ma ci andiamo molto vicino…».

Del resto i ragazzi non hanno nessuna colpa, è la società in cui viviamo che li ha educati a una percezione alterata del corpo: «Al contrario degli anni Sessanta, quando andava quasi di moda essere trasandati, oggi basta accendere la televisione per rendersi conto che viviamo in un’epoca che ha una eccessiva preoccupazione del corpo. Ma il corpo è qualcosa che manifesta tutta la persona, di conseguenza anche il rapporto sessuale dovrebbe manifestare tutta la persona. Se si separa il corpo dalla persona e lo si lascia legato solo alle emozioni, come avviene oggi a molti giovani, arriviamo a questi comportamenti precoci».

Cosa può fare un genitore o un educatore per aiutare un giovane ad acquisire questa consapevolezza? «Tre cose – prosegue Aceti -. Primo portare l’educazione agli affetti e ai sentimenti nella scuola, fin dalla materna. Oggi le emozioni sono talmente importanti che, se non guidate, debordano all’esterno, in maniera negativa. Se prima le censuravamo, ed era sbagliato, oggi dobbiamo imparare a gestirle. Ma questo non avviene dall’oggi al domani, i giovani vanno educarti. La seconda cosa: bisogna dare ai ragazzi dei principi morali, senza arrivare al moralismo, che è sempre dannoso. Il valore morale è quella guida che noi oggi abbiamo rinunciato a dare, perché ci sembra di limitare la libertà dei nostri figli, ma di cui i giovani hanno grande bisogno. La terza cosa è l’educazione all’altruismo. Qual è il vero significato degli affetti, delle emozioni e del corpo se non la possibilità di aprirmi all’altro, di donarmi? Se queste cose non gliele dice più nessuno, ai giovani, quali punti di riferimento potranno avere?».