Tradizionalmente, per una consuetudine recente che merita di essere consolidata, il tempo dopo Natale è dedicato alla riflessione sulle dimensioni sociali della nostra esperienza di fede. Il mese di gennaio si apre con la Giornata della Pace e si chiude con la Settimana dedicata all’Educazione; celebriamo in questo tempo la Festa della Famiglia e le Giornate della Vita, della Solidarietà e del Malato.
Il cardinale Scola nella sua lettera pastorale ci richiama al fatto che «il mondo si presenta come una realtà dinamica, fatta dalla vita delle persone e dalle loro relazioni, dalle circostanze e dalle situazioni in cui sono immerse. In questo senso, esso è costituito da tutti gli ambiti dell’esistenza quotidiana degli uomini e delle donne: famiglie, quartieri, scuole, università, lavoro in tutte le sue forme, modalità di riposo e di festa, luoghi di sofferenza, di fragilità, di emarginazione, luoghi di condivisione, ambiti di edificazione culturale, economica e politica… In sintesi, il mondo è la “città degli uomini” in tutte le sue manifestazioni».
Il tempo dopo Natale si rivela perciò un momento propizio per riprendere la riflessione sulla lettera pastorale. Più ancora, diventa quel tempo propizio in cui leggere attraverso le lenti della lettera pastorale il mondo con gli occhi di Dio, dando corpo alla regola giovannea: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv 3,16). Siamo invitati a comprendere sempre meglio mostrare come il Vangelo entra pazientemente nel tempo e nello spazio attraversando – come osserva il nostro Arcivescovo «tutta la condizione umana fin nelle sue periferie più remote, senza paura di mischiarsi con la zizzania, con quanto è segnato dal male. Il mondo che Gesù chiama “il campo” chiede di essere pensato come il luogo in cui ogni uomo e ogni donna possono rispondere al loro desiderio di felicità».
Approfittiamo quindi di questo momento per reimparare come la fede cristiana si incarna, come entra nel mondo e lo trasfigura. È questo infatti il senso profondo che il periodo dopo Natale assume in questo anno pastorale: favorire la nostra contemplazione, la nostra capacità di vedere con i nostri occhi e di custodire nel cuore, come Maria, le grandi gesta che Dio compie nel quotidiano di noi uomini, proprio attraverso l’incarnazione del Verbo, il farsi uomo del Figlio.
In questo modo saremo indirizzati del tutto naturalmente al grande gesto che compiremo assieme il prossimo 8 maggio, quella Professio Fidei che ci vedrà raccolti come cristiani a ringraziare per i mirabilia Dei che una realtà come Milano racconta e testimonia. Al tempo stesso pregheremo insieme alla città per le sfide che il presente ci consegna, e che ci vede, come cittadini oltre che come cristiani, pensierosi e bisognosi di affidarci a quella Provvidenza che ha già mostrato di saperci guidare nella storia e da cui aspettiamo ancora un forte indirizzo e un grande aiuto.
Da Avvenire, 11/01/14