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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Intervista

«Fratel Ettore, un’avventura fantastica che ha la sua ragione nell’Amore»

L’emozione e l’attesa per l’apertura della causa di beatificazione del religioso camilliano nelle parole di suor Teresa Martino, subentratagli alla guida dell’Opera da lui fondata: «Continua a sostenerci e a proteggerci»

di Luisa BOVE

22 Ottobre 2017
Fratel Ettore e Teresa Martino

«Fratel Ettore non tiene salda solo me, ma anche le mie sorelle, i poveri, tutta l’Opera che ha fondato, innestandoci con forza e determinazione nella Chiesa. È questo che rappresenta per me l’apertura del suo processo di canonizzazione, oltre alla certezza, mai messa in dubbio, della sua continua protezione e guida. Comprenderlo ci dà un entusiasmo e un’energia incredibile». Sono le prime ed emozionate parole di sorella Teresa Martino, che ha preso il testimone alla guida dell’Opera di fratel Ettore, in questi giorni in Colombia, dove si trova una loro comunità.

L’Arcivescovo apre a dicembre la causa. Che cosa rappresenta per lei che ha raccolto il testimone e per tutte voi?
Ho sempre sentito nel mio cuore la certezza che questa causa di canonizzazione, a suo tempo, sarebbe stata aperta, e devo dire sinceramente che i sentimenti di commozione, gioia e gratitudine di oggi, sono gli stessi che mi sono sorpresa a provare molto spesso quando lui era in vita, perché mi sembrava un’incredibile ventura il poter vivere al suo fianco. Oggi però li vivo con maggiore maturità e pienezza per via del tempo trascorso e della conferma che mi viene dalla Chiesa. Per me è come se fratel Ettore mi tenesse saldamente per le spalle e mi aiutasse a tenere i piedi ben piantati in terra. Mi sento più concreta e più coraggiosa che mai, proprio io che alla sua morte ho sofferto, seppur per un breve periodo, di attacchi di panico.

Quali sono i tratti fondamentali del suo carisma che oggi incarnate?
«Solleva dalla polvere il debole, / dall’immondizia rialza il povero, / per farli sedere con i nobili / e assegnare loro un trono di gloria. / Perché al Signore appartengono i cardini della terra / e su di essi egli poggia il mondo» (1 Samuele 2,8). Questi versetti della Scrittura ci appartengono in modo particolare, sono quelli che fratel Ettore soleva ripetere. E in questo periodo di tempo così speciale che si sta per aprire, abbiamo iniziato a pregare per ricevere la grazia di vivere di fede proprio come fratel Ettore, con la sua stessa risolutezza e intensità, completamente abbandonate alla divina Provvidenza («Scrivi Provvidenza con la P maiuscola perché vuol dire Dio», soleva dirmi). Ci sarà chi spiegherà con grandi capacità e profondità il carisma di fratel Ettore e lo illustrerà anche a noi che invece, semplicemente, cerchiamo di viverlo. Sono certa che riceveremo contributi che ci arricchiranno incredibilmente e fortificheranno spiritualmente. Vorrei qui solo ricordare un aspetto: l’apertura totale del suo relazionarsi con il prossimo, come chi non ha nulla di suo da difendere, come chi vuole farsi totalmente dono. È per questo che noi sorelle, ai tre voti, con timore e tremore, ma anche grande gioia, aggiungiamo la promessa di offerta totale all’Amore misericordioso.

Questa notizia è già circolata anche tra i poveri e le persone che voi assistete? Come hanno reagito?
Sono molto emozionati, soprattutto quelli che hanno conosciuto fratel Ettore e sono stati da lui raccolti. I nostri poveri si sentono ancora una volta protagonisti di un’avventura fantastica, che ha la sua ragione nell’Amore. Perché era così che li faceva sentire fratel Ettore e ancora così speriamo di farli sentire noi sorelle.

Come vi state preparando?
Ci comportiamo come una famiglia povera e dignitosa che cerca di fare del suo meglio per vivere un avvenimento così unico e importante: quindi ordine dentro e fuori e tanta preghiera. Chi ha conosciuto fratel Ettore cerca di sistemare e mettere per iscritto i suoi ricordi o di farsi aiutare a farlo. Ogni volta che riusciamo a mettere a posto qualcosa (la caldaia nuova, la tettoia del parcheggio delle auto, aver rimbiancato il reparto degli uomini o fatto il nuovo bagno disabili per il reparto delle donne), giro per Casa Betania ed è come se risentissi la voce di fratel Ettore che un giorno, poco prima della malattia che lo avrebbe portato alla morte, al ritorno da un suo viaggio a Bogotá (Colombia), mi disse, guardandosi attorno e apprezzando il lavoro che avevamo fatto in sua assenza: «Che bello! È tutto un giardino». Per questa occasione vorremmo persino ovviare al difetto della nostra bella chiesa dedicata alla Madonna di Fatima, che è calda d’estate e fredda d’inverno. Lì è sepolto fratel Ettore e noi vorremmo accogliere un po’ meglio i fedeli, che certo verranno ancor più numerosi a pregare sulla sua tomba. Così stiamo cercando una soluzione abbordabile sia per riscaldarla, sia per rinfrescarla, per non far fuggire le persone per il troppo freddo o il troppo caldo sviluppato dalle pareti di vetro della nostra chiesa. Fratel Ettore l’ha voluta simile a quella di Fatima e gioiva del fatto che i poveri riuniti fossero ben visibili all’esterno e dessero così la loro testimonianza di preghiera e di fede.

Lei in questo momento è a Bogotà. È un viaggio che c’entra con la causa?
Rientrerò da Bogotá il 10 dicembre. Questa missione in Colombia è stata molto desiderata, ma purtroppo dopo solo un paio di anni dall’apertura fratel Ettore si è ammalato e io non ho più potuto viaggiare, prima per stargli vicino durante i 10 mesi della sua malattia e poi per prendermi cura dell’Opera in Italia e dell’arrivo al mio fianco, a una settimana dalla sua morte (e chissà che non sia stato il suo primo miracolo), di due ragazze molto giovani che certo non potevo lasciare sole. Quindi la missione fu un po’ trascurata. Però, per grazia di Dio e nonostante tutte le difficoltà, siamo riuscite a conservarla e addirittura a raccogliere e aiutare tantissimi poveri in questi 17 anni. Ora sono a Bogotá per riorganizzare il servizio nella casa principale e fare lavori nelle altre due case che vogliamo destinare all’aiuto dei venezuelani che numerosissimi si riversano in Colombia, specialmente nella capitale, senza lavoro, senza casa, senza niente. Per quanto riguarda invece la casa principale, oltre ai poveri della strada che vi abbiamo sempre accolto, speriamo di poterla usare anche per far fare ad alcune ragazze un’esperienza di vita religiosa al servizio dei poveri. Inoltre, e ovviamente, sono molto impegnata a ricordare e far conoscere di più fratel Ettore, con la traduzione in spagnolo della sua biografia, immaginette e articoli vari.

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