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Milano

«Famiglia e lavoro,
dimensioni costitutive del quotidiano»

«Non l’io-da-solo, ma l’io-in-relazione» aiuterà a uscire dalla situazione di crisi e frammentazione: questa la convinzione espressa dall’Arcivescovo alla presentazione della seconda fase del Fondo. A incrementare la raccolta anche la messa all’asta di preziosi oggetti regalati al Cardinale a Venezia

di Loris CANTARELLI

29 Novembre 2012

«Un’iniziativa che spero vivamente possa fiorire, espressione della grande tradizione milanese, ma anche segno imponente sul futuro»: è l’appassionata definizione che il cardinale Angelo Scola dà del Fondo Famiglia Lavoro, lanciato nella Messa di Natale del 2008 dal suo predecessore, cardinale Dionigi Tettamanzi, e che lui ora rilancia. Anche alla luce del fatto che – nonostante la difficile situazione economica – nell’anno in corso le donazioni dei fedeli hanno ammontato a ben 980 mila euro. A questi ora il Cardinale ha voluto aggiungere un milione di euro dall’8 per mille ambrosiano.

All’Auditorium San Fedele è toccato a Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas Ambrosiana, presentare brevemente i risultati della prima fase (riflettere sulle cause della crisi, offrire ascolto a 7 mila famiglie e sostenerle dopo la perdita occupazionale), ricordare le iniziative locali sul tema (avvenute pressoché in ogni Decanato) e rilanciare gli strumenti più mirati in vista del proseguimento dell’azione, tenendo conto tra l’altro che almeno 500 persone si sono ripresentate chiedendo di nuovo aiuto.

Il Fondo «si rivolge in particolare a chi rischia di non accedere autonomamente a un’occupazione lavorativa e mantiene il suo carattere educativo e integrativo»: educativo «perché abbiamo colto tutti che questa crisi non è solo economica, ma è anche culturale»; integrativo «perché anche nella seconda fase vorremmo affiancare questi interventi a quelli attivati da enti pubblici o a stimolarli a intervenire con la loro responsabilità, evitando una delega al Fondo. Quindi massima collaborazione e massima diffusione dei sostegni già in campo».

A dare voce alle centinaia di volontari che capillarmente gestiscono gli sportelli del Fondo attivi in Diocesi, Silvana Migliorati, che ha definito l’esperienza «coinvolgente, appassionante, a volte faticosa, proprio per l’impatto con il dolore delle famiglie» e apprezzata nelle sue iniziative originali «per il reale sviluppo di una comunità», con «progetti che durano nel tempo e specificamente rivolti alle fasce più deboli» e una continua «revisione dei propri stili di vita per valutare il superfluo», spingendo tutti a «una nuova percezione del disoccupato» e al potenziamento delle proprie competenze destinato a continuare per tutta la vita.

Quale testimonianza d’impegno, Paolo Petracca, presidente delle Acli di Milano, Monza e Brianza, ha raccontato il lavoro dell’associazione, simile ad «api operaie della dottrina sociale della Chiesa» (come le definì dieci anni fa Giovanni Paolo II) già nella prima fase del Fondo: «Il grandissimo dolore sociale richiede risposte», in un’opera «soprattutto formativa, per comprendere i segni del tempo e trovare ragioni di speranza anche in un nuovo modello di sviluppo che si afferma a partire da noi, come dice la Caritas in Veritate».

Guido Bardelli, presidente della Compagnia delle Opere di Milano, ha raccontato il suo entusiasmo nell’iniziare a lavorare insieme a Caritas Ambrosiana, Acli, ConfCooperative e all’esperienza Economia di Comunione dei Focolarini in questa seconda fase del Fondo. Citando le imprese costrette a chiudere perché «c’è lavoro, ma non arrivano i pagamenti», ha sottolineato «il coraggio della capacità di stare insieme ed essere solidali», rimanendo «ancorati alla realtà quotidiana delle persone».

Nel suo intervento il cardinale Scola ha richiamato l’iniziativa come un vero «segno della grande forza incarnatoria dell’avvenimento cristiano e della sua capacità di fare futuro». Nella mentalità dominante «siamo ancora fortemente prigionieri dell’intellettualismo moderno», che ha «disincarnato le domande ultime che sono per loro natura religiose, in profonda contrapposizione con il Cristianesimo, che è la religione dell’Incarnazione», a maggior ragione «nell’imminenza del Natale e nell’ottica dell’Avvento, in cui l’Eterno entra nel tempo».

Quindi «l’assunzione di responsabilità del cristiano di fronte al bisogno dell’altro, di qualunque natura esso sia (fisico, materiale, morale), è la documentazione di come il cristianesimo sia il Dio vicino, il Dio-con-noi, il Dio che non ci lascia soli neanche nelle situazioni più contradditorie e disperate, come quelle del nostro peccato o delle nostre impotenze». Qui Scola ha spiegato la ragione profonda della sua convinta adesione del Fondo, per cui si è dichiarato «gratissimo al cardinale Tettamanzi e a tutti i suoi collaboratori»: «Tante volte noi riduciamo il Cristianesimo, da una parte, a spiritualismo, o, dall’altra, a un forte attivismo pur a grande valenza sociale; ma non teniamo insieme le due componenti, come fa invece questo Fondo, che mi ha sempre favorevolmente impressionato per il forte nesso che mantiene tra famiglia e lavoro, che insieme agli affetti sono le tre dimensioni costitutive del quotidiano».

Tanto più, segnala l’Arcivescovo, che sotto la crisi economica «è in atto una mutazione di società e dell’umano, di fronte alla quale siamo un po’ come pugili suonati sul ring: barcolliamo, non troviamo una risposta». E il Cardinale ripete con forza: «Non l’io-da-solo, ma solo l’io-in-relazione ci porterà fuori da questa situazione» di frammentazione in cui tutti siamo immersi.

A chiudere l’incontro, Angelo Novara ha presentato una iniziativa benefica per conto di 5 Club del Rotary – Gruppo Brianza Nord: 135 preziosi oggetti ricevuti in dono dal cardinale Scola durante il suo ministero come Patriarca di Venezia (vetri artistici di Murano, pezzi unici, presepi, quadri, stampe, icone…) saranno posti all’asta, e il ricavato andrà a incrementare il Fondo (info: cell. 338.1200880 dalle 9 alle 21 – www.rotarymeda.it).