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Vaticano

Expo, la presenza della Santa Sede «tradizione secolare»

Nella sala stampa vaticana presentato il padiglione all’Esposizione universale. Ravasi: «Sobrio, per certi aspetti minimalista». Bressan: «Potremo mostrare come la logica eucaristica è in grado di assumere e fare sue tutte le fami del mondo e degli uomini»

14 Aprile 2015

Quella della Santa Sede all’Expo è «una tradizione ormai secolare». A ricordarlo, aprendo martedì 14 aprile in sala stampa vaticana la conferenza stampa di presentazione del padiglione della Santa Sede all’Expo, è stato il cardinale Gianfranco Ravasi, commissario della Santa Sede all’Expo, sottolineando che la presenza della Santa Sede alla kermesse milanese sarà «sobria, per certi aspetti minimalista».

La prima volta della Santa Sede all’Expo, ha ricordato il porporato, risale al 1851, sotto il pontificato di Pio IX, quando fu allestito un padiglione all’Expo di Londra; nel 1964, in occasione dell’Expo di New York, per il padiglione della Santa Sede fu addirittura trasportata la Pietà di Michelangelo ospitata dalla basilica di San Pietro.

«Il significato della presenza della Santa Sede all’Expo – ha detto il Cardinale rifedendosi al tema “Non di solo pane” – vuole essere anche simbolico: non si tratta soltanto di un padiglione accanto ad altri padiglioni di altri Stati, ma di una presenza d’eccezione: non per la grandezza del padiglione – lo spazio interno è circa di 300 metri quadri – ma perché la Santa Sede non promuove nessuna iniziativa o prodotto di tipo commerciale». Quanto ai costi, il card. Ravasi ha reso noto che ammontano in totale a 3 milioni di euro.

«Oggi in Italia oltre 4 milioni di persone (di cui il 70% cittadini italiani) sono sotto la soglia della povertà alimentare e il numero degli indigenti alimentari è in continuo aumento. Queste persone vengono sostenute nei loro bisogni primari da quasi 15 mila strutture caritative territoriali che attraverso i pacchi alimentari, le mense o altre forme d’intervento più innovative offrono aiuto a chi ne ha bisogno». Monsignor Domenico Pompili, sottosegretario della Cei, è partito da questo dato – in sala stampa vaticana, nella conferenza di presentazione di Expo 2015 – per illustrare «quello che le Chiese che sono in Italia già fanno per garantire alimentazione a chi ne è privo».

«Expo 2015 – ha ricordato Pompili – intende immaginare un’altra giustizia alimentare, mettere a confronto Paesi di diverse aree geografiche su come migliorare la food security. Ma anche ripensare il ruolo di scienza e ricerca, indispensabili allo sviluppo di tecnologie per la gestione dei rischi». «La partecipazione della Cei ad Expo 2015 accanto alla Santa Sede e alla Diocesi ambrosiana – ha sottolineato – esprime un impegno che va oltre il tempo della prossima Esposizione universale di Milano».

Più in dettaglio, «in termini di progettualità sviluppate dalla rete ecclesiale e in particolare dalle Caritas si possono distinguere, da un lato, quelle sul piano culturale per sensibilizzare le comunità sul corretto uso dei beni alimentari e, dall’altro, quelle orientate ad attivare processi e percorsi tradizionali e innovativi per il reperimento delle scorte alimentari da destinare ai poveri».

«La Caritas italiana – grazie al sostegno della Cei che ad essa destina una parte significativa dei fondi dell’8×1000 – ha attivato nel 2013 un canale di finanziamento ulteriore relativo al rimborso di spese per l’acquisto di beni alimentari in favore di persone e famiglie». Rispetto a quest’ultimo filone, «sono pervenute a Caritas italiana solo tra giugno e dicembre 2013 più di 150 richieste di rimborso (pari al 70% delle Caritas diocesane) per circa 6 milioni di euro».

«L’aumento di persone che richiedono aiuti alimentari è sintomo di un problema anzitutto di natura economica», ha osservato Pompili. «Poiché alcuni costi sono difficilmente comprimibili – le bollette, l’affitto, le rate di un debito o di un mutuo – per far quadrare le spese si taglia laddove, pur con sofferenza, si può tagliare: istruzione, salute e, appunto, cibo. E così sempre più persone, strette nella morsa della crisi, rinunciano in tutto o in parte agli acquisti alimentari, rivolgendosi poi a enti caritatevoli per sopperire a queste mancanze».

«Un grande spettacolo», la sera del 18 maggio: si aprirà così la presenza della Chiesa ad Expo. Lo ha annunciato monsignor Luca Bressan, vicario per la Cultura dell’Arcidiocesi di Milano, durante la conferenza stampa di presentazione del padiglione della Santa Sede all’Expo. Altro momento celebrativo particolare, la festa del Corpus Domini, direttamente legata al tema della kermesse, in cui – ha detto Bressan – «potremo mostrare come la logica eucaristica è in grado di assumere e fare sue tutte le fami del mondo e degli uomini», divenendo solidali con loro. Infine, ha annunciato il vicario episcopale, «celebreremo per le vie di Milano, nelle abbazie che la ricordano come una cintura di salvaguardia nei sacri monti ai piedi delle Alpi la festa del creato». All’inizio di settembre, «saremo per le vie di Milano per un lavoro di sensibilizzazione che, a partire dalle conseguenze ben visibili di questa gestione immatura e peccaminosa del creato, permetta ad ogni essere umano di sentirsi responsabile del mondo che lo ha generato, lo nutre ed è il luogo della sua vita».

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