«In dialogo con tutti». La Lettera pastorale ci invita a fare dell’ecumenismo e del dialogo con le religioni il banco di prova della nostra capacità di abitare il mondo, di ascoltarlo, di condividere le sfide e di costruire assieme il futuro. Queste parole assumono un forte rilievo, a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Il tema scelto quest’anno è particolarmente efficace nelle immagini che ci presenta, prese dal pensiero di San Paolo (1Cor 1, 1-17): «Cristo non può essere diviso!»; «Per non rendere inutile la morte di Cristo in croce». La ricerca e la fatica del cammino verso l’unità che ci sono chiesti non sono motivati da motivi utilitaristici (far funzionare meglio l’evangelizzazione e la missione), ma da ragioni teologiche che toccano la nostra identità cristiana nelle sue fondamenta: le divisioni tra noi cristiani non soltanto rendono meno efficace il nostro lavoro di annuncio e di trasmissione della fede, ma – molto più profondamente – intaccano e annullano la forza della nostra testimonianza. Con le nostre divisioni mostriamo che l’amore di Cristo dalla croce per noi non è poi così forte ed efficace, se non è capace di riconciliare e di dare unità a coloro che lo testimoniano!
Si comprende meglio, dopo aver vissuto questa Settimana di preghiera, le ragioni profonde di quell’ecumenismo di popolo che il nostro Arcivescovo ci ha dato come obiettivo, e che lo ha spinto a potenziare il Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo. Occorre anche dire che i segnali che ci vengono dalle Zone pastorali e dai Decanati rivelano un popolo, un corpo ecclesiale che su questo tema dell’unità dei cristiani sta vivendo trasformazioni sensibili. Se, da un lato, il tema sembra meno vivo e meno presente nel dibattito interno alle parrocchie rispetto a qualche anno fa, d’altro lato è giusto segnalare che invece si moltiplicano le occasioni concrete di incontro e di dialogo tra le diverse confessioni cristiane, motivate anche dalla maggiore presenza di cristiani di altre Chiese nei nostri territori. Un ecumenismo meno elaborato intellettualmente, più vissuto e animato nel quotidiano della vita delle nostre comunità: sembra questa la fotografia del presente. Si comprende allora l’impegno perché la provocazione che ci viene dal vissuto venga assunta dalle nostre comunità a un livello di riflessione e di impegno ecclesiale più esplicito: è questo il senso dell’ecumenismo di popolo chiestoci dal Cardinale.
Un ulteriore esempio di questo ecumenismo lo vedremo tra pochi giorni, quando il Cardinale si recherà a Costantinopoli, invitato dal Patriarca Bartolomeo I, per continuare quel dialogo e quella preghiera iniziata lo scorso anno a Milano. Tutti uniti dalla convinzione che ogni gesto nostro di ricerca dell’unità dà maggiore forza al messaggio dell’amore di Dio per noi, trasmesso dalla croce di Gesù, come San Paolo continua a ricordarci.
Da Avvenire, 25/01/14