«La vostra è una vocazione da comunicare: raccontiamo ciò che ci muove, la bellezza straordinaria che viene dall’incontro con Dio: l’impressione che la Trinità lascia nella nostra vita si faccia espressione nella giornata quotidiana». Il cardinale Scola, nella Cappella arcivescovile, comunica ai 16 candidati al sacerdozio 2015 – divenuti diaconi sabato scorso – le destinazioni alle parrocchie e Comunità pastorali in cui saranno impegnati in questi mesi che li separano dall’ordinazione presbiterale del 13 giugno prossimo e anche per i cinque anni successivi (nel box a sinistra in allegato l’elenco completo delle destinazioni).
Davanti all’Arcivescovo – cui sono accanto il rettore del Seminario don Michele di Tolve, il cancelliere monsignor Mosconi, il Vicario generale monsignor Delpini e i Vicari di Zona – ci sono i giovani – emozionatissimi, non sapendo ancora dove andranno dal venerdì al martedì nei prossimi mesi – e i parroci che li accoglieranno. Dopo la recita dell’Ora Nona, il Cardinale prende brevemente la parola per un auspicio affettuoso, quasi un consigliare paterno. «Vi raccomando con tutto il cuore e con tutta l’autorità dell’Arcivescovo – dice -, di recuperare ogni mattina la forza della grazia di Cristo, il Crocifisso risorto che è la vera e unica ragione del vivere bene. Lo spirito di comunione con i parroci, i preti del Decanato, i fedeli laici che vi sono affidati, i Vicari episcopali, è fondamentale. A tutto c’è rimedio nella comunione: parlate liberamente delle vostre difficoltà con i Vicari, non abbiate mai paura di esprimervi». E, ancora, l’Arcivescovo sottolinea tre volte il tema dell’«ordine»: «Ordine nella preghiera, nel sonno – non fate gli eroi, scherza – e nel cibo».
Insomma, l’invito è ad avere e condividere «una vita regolata», seguendo gli esempi che li circondano come Diaconi, «guardando ai sacerdoti e cercando di cogliere, da vicino, i doni e i carismi che ciascuno ha e dei quali è testimone». La logica è quella, appunto, «della testimonianza, come fu la comunicazione di Gesù agli altri, senza spaventarsi».
Poi, dopo la lettura delle destinazioni, l’augurio rivolto a ogni singolo seminarista e al sacerdote che lo accoglierà, ancora una riflessione per il futuro. «Non a caso, sono qui oggi i Vicari episcopali di Zona. Sappiate che sono l’espressione immediata e diretta dell’Arcivescovo, perché attraverso di loro i Decani entrano nello stile di guida sinodale della nostra Diocesi. Cercate nel Vez l’autorità in senso nobile».
Infine, l’indicazione chiara a valutare la nodale importanza della Formazione: «Nella Chiesa di Colonia – spiega Scola – i vostri “colleghi” frequentano prima cinque anni seminaristici, poi ancora tre e anche nei primi dodici mesi di sacerdozio tornano in Seminario per almeno sei mesi». Nella dinamica della Formazione permanente «occorre pensare al Seminario in continuità con l’Ismi. Nella società di oggi non si può fare i preti da soli. Siate consapevoli che la comunione o è stima previa e a priori o non è. In ogni rapporto l’unico fattore determinante è il Signore che ci mette accanto qualcuno per il nostro bene».
Terminato il momento ufficiale, il rettore Di Tolve, garante di questo ultimo tratto di formazione e che, in questi mesi, ha visitato tutte le comunità di destinazione, stilando con i Vicari di Zona, i parroci e responsabili, un “progetto educativo” per ciascun Diacono, chiamato alla vita fraterna, a pregare, a visitare i malati, a educare i giovani, lo consegna ai singoli. Mentre alcuni Diaconi si incontrano già con i ragazzi delle parrocchie del loro futuro per vivere insieme la Redditio Symboli in Duomo.