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Nomine

Don Angaroni Vicario di Monza, monsignor Garascia Superiore degli Oblati

Avvicendamento ai vertici della Zona pastorale V: a partire dal 29 giugno il primo, già Decano di Niguarda, subentra al secondo, che va a Rho rilevando l'incarico da monsignor Michele Elli

di Luisa BOVE

3 Giugno 2018
Don Luciano Angaroni e monsignor Patrizio Garascia

Novità ai vertici della Zona pastorale V (Monza). È stata infatti resa nota la nomina del nuovo Vicario episcopale nella persona di don Luciano Angaroni, nato a Saronno, 57 anni, prete dal 1993, dal 2010 parroco a Gesù Divino Lavoratore a Milano e dal 2015 Decano di Niguarda.

Angaroni subentra a monsignor Patrizio Garascia, 58 anni, Vicario episcopale della Zona V dal 2012. Oblato missionario, monsignor Garascia assume l’incarico di Superiore degli Oblati di Rho, rilevando in questa funzione padre Michele Elli, Vicario episcopale della Zona VI (Melegnano) e della Zona IV (Rho).

Le nomine decorrono dal prossimo 29 giugno, data in cui inoltre don Luca Raimondi subentrerà a padre Elli come Vicario della Zona IV.

Angaroni: «Curerò la comunione tra i preti e valorizzerò i Decani»

Chiede soprattutto preghiere don Luciano Angaroni, che non si aspettava questa nomina, giunta «del tutto inaspettata» e si dice «stupito della fiducia dell’Arcivescovo» nei suoi confronti.

Don Angaroni è originario della parrocchia di Gerenzano, si è laureato in Fisica nel 1986 ed è diventato prete nel 1993. Non conosce la Zona V; da diacono è stato un anno a Oreno di Vimercate, ma per il resto ha sempre esercitato il suo ministero a Milano o in periferia. Ora lo attende la Brianza. «Quello che mi ha chiesto l’Arcivescovo è di curare soprattutto la comunione tra i sacerdoti – spiega -, è importante e spero di favorirla». Dovrà occuparsi di un territorio vasto, con 153 parrocchie e circa 300 preti, «ma quello che mi tranquillizza è che conosco già gli altri Vicari di Zona, con i quali ho un buon rapporto e spero di lavorare bene. E poi mi conforta il fatto di andare a vivere al Centro pastorale di Seveso, dove c’è una comunità di preti: una scelta che aveva già fatto il mio predecessore. Quindi non sarò “abbandonato” e sono molto contento».

Se l’esperienza nel Decanato Niguarda ha già voluto dire occuparsi dei preti e di un territorio, don Angaroni ammette che il nuovo incarico «è abbastanza diverso», ma spera «di valorizzare bene tutti i Decani della Zona». Intanto nei giorni scorsi ha già parlato e si è incontrato con il suo predecessore monsignor Garascia. «Di fronte a un impegno come questo ti accorgi che l’unico aiuto è quello della preghiera – conclude -. L’ho sentito ripetere tante volte dal Papa e dall’Arcivescovo e ho sempre pregato volentieri per loro. Ora però lo sto chiedendo anche per me».

Garascia: «Mi metto a disposizione per l’animazione spirituale della Diocesi»

Per monsignor Patrizio Garascia la nomina a Superiore della comunità dei padri Oblati missionari di Rho è «un ritorno a casa».

Qual è il suo bilancio dopo 6 anni come Vicario episcopale della Zona V?
È stata un’esperienza affascinante, straordinaria, di cui sono molto grato al Signore, che attraverso l’Arcivescovo mi ha chiamato. Mi ha permesso di vivere questi anni con una profondità di incontri, facendomi toccare con mano la bellezza e la vivacità della nostra Chiesa. In particolare i due anni di visita pastorale del cardinale Scola mi hanno dato la possibilità di girare tutta la Zona di Monza e di incontrare Comunità pastorali, parrocchie, associazioni, movimenti, tante realtà educative e caritative per cui sono rimasto quasi frastornato dalla ricchezza del territorio.

Che cosa ha imparato dal clero e dai laici?
Che la fede rimane la questione fondamentale della vita. Vivere la vita come vocazione, come ci richiama l’arcivescovo Delpini, è la sfida più grande. Ogni giorno – preti e laici – siamo chiamati a rispondere al Signore che chiama. Il cammino di fede, che pure ha bisogno di essere alimentato, porta al gusto di vivere, ad affrontare tutto, purché nel cuore ci sia il rapporto col Signore. E poi la generosità, il desiderio della gente, nonostante qualche scoraggiamento e fatica inevitabile, di vivere questo tempo come un tempo di grande speranza e di possibilità di annuncio del Vangelo, non di resa e di scoraggiamento.

Come si pone di fronte al suo nuovo incarico?
Sono contento di tornare in comunità e di ritrovare i confratelli, perché io sono sempre stato Oblato di Rho e ho vissuto questi sei anni come una missione più lunga del solito. Il Vescovo mi chiede di tornare lì come Superiore per continuare l’opera tipica di questa comunità nata dall’intuizione di san Carlo Borromeo. Mi metto a disposizione per l’animazione spirituale della Diocesi, clero e popolo, con l’annuncio della Parola di Dio, il servizio della confessione e quello tipico dei Santuari mariani. Continuo la collaborazione col Vescovo perché noi Oblati siamo legati a lui con il voto di ubbidienza, poi vedremo cosa lo Spirito Santo suggerirà.