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TURCHIA

Diocesi di Milano e patriarcato ecumenico di Istanbul. Collaborare per comprendere e dialogare con l’islam

Il cardinale Scola ha guidato la delegazione ambrosiana nella visita al monastero e alla Facoltá teologica ortodossa di Halki. Nella preghiera sulla tomba di Atenagora il desiderio di unità, "cammino che il Papa e Bartolomeo indicano concretamente a tutti i fedeli"

di Davide MILANI

1 Febbraio 2014

"Auspico possano crescere scambi tra la Facoltà Teologica di Tessalonica – compresa quella spero presto ripristinata di Halki – e la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, la Biblioteca Ambrosiana, l’Università Cattolica del Sacro Cuore".

È insieme un augurio e l’avvio di una collaborazione quella che l’Arcivescovo di Milano il cardinale Angelo Scola ha proposto sabato 1 febbraio al metropolita ortodosso di Bursa Elpidoforos, abate del Monastero della Santissima Trinità e della Facoltá Teologica di Halki, un paradiso terrestre sull’isola di Heybeliada, di fronte a Istanbul.

Chiusa nel 1971 per ordine del governo turco, la Facoltá è un patrimonio inestimabile per la chiesa ortodossa e per la cultura turca. Per quasi duecento anni è stata la sede della formazione dei sacerdoti ortodossi del patriarcato ecumenico di Costantinopoli ma Elpidoforos attende ancora il permesso governativo per riportare la Facoltà alla pienezza delle sue funzioni.

Intanto il cardinale Scola ha tracciato i sentieri di dialogo tra Milano e Istanbul: "Vorrei in proposito suggerire un particolare ambito di collaborazione che, a mio avviso, è oggi urgente. Mi riferisco alla comprensione teologica dell’Islam e al dialogo interreligioso con i musulmani. Si tratta di un compito che voi svolgete da secoli. Per noi diviene imprescindibile perché chiamati ad accogliere nelle nostre stesse città una massiccia e crescente presenza di immigrati di religione musulmana. Questa stimolante visita può diventare l’inizio di collaborazione per il prossimo futuro".

Scola poi ha ricordato "la natura comunionale dell’esercizio della teologia: l’università, come dicevano i grandi dottori medioevali, una comunità di docenti e studenti. Da questo spirito di comunione scaturisce l’apertura alla cultura contemporanea, tesa a intercettare tutte le domande dei nostri fratelli uomini per comunicare loro la bellezza e la verità della fede cristiana".

Dopo il colloquio con Elpidoforos e la visita alla Facoltà, il cardinale Scola – accompagnato dalla delegazione milanese composta dai vicari monsignori Luca Bressan e Bruno Marinoni e dal responsabile per l’ufficio ecumenismo diacono Roberto Pagani – ha visitato a Istanbul il monumentale complesso di Santa Sofia e il monastero ortodosso di Balikli dove si trova la tomba del Patriarca ecumenico Atenagora, protagonista insieme a Paolo VI dello storico "abbraccio" a Gerusalemme 50 anni fa.

Gesto che a maggio si rinnoverà nel prossimo incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo I proprio in Terra Santa.

Dopo aver sostato in preghiera, il cardinale Scola ha affermato di “aver trovato il Patriarca entusiasta e in grande attesa di abbracciare il Papa. Secondo me il loro incontro potrà essere un gesto simbolico molto forte. Il segno che il desiderio di unità non è solo un’intenzione ma un cammino che il Papa e Bartolomeo indicano concretamente a tutti i fedeli. D’altronde è proprio il grande mescolamento di popoli e culture, a cui assistiamo anche in Italia, a favorire oggi un vero ecumenismo di base”.

Infatti per l’Arcivescovo di Milano alla base dell’ecumenismo "c’è il desiderio di comunicare con passione, a tutti i nostri fratelli, la bellezza, la bontà e la verità della presenza di Gesù nella storia, il suo essere un fattore che comunica un senso della vita per tutti, anche in una società plurale, fondamento di una pace reale”. “Ed è per questo che i cristiani, anche qui che soffrono di tante limitazioni – commenta il cardinale Scola – sono un segno grande dentro questa società a stragrande maggioranza musulmana. E’ stato molto interessante avere con noi rappresentanti della Chiesa latina e armena. Tutti abbiamo convenuto sull’importanza di un ecumenismo che coinvolga di più la gente, senza che venga meno il lavoro di riflessione dottrinale e di scambio e di ricerca. Serve un ecumenismo che si fondi su una conoscenza commossa e che sia in collegamento immediato con l’evangelizzazione e la missione”.