Domenica 22 marzo, alle 17, nel salone polifunzionale della parrocchia di Santa Maria Goretti (via Melchiorre Gioia 193), che con la parrocchia di San Martino in Greco fa parte della Comunità pastorale Giovanni Paolo II, il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi e membro del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, incontrerà Rav Giuseppe Laras, presidente emerito e onorario dell’Assemblea rabbinica italiana e presidente del Tribunale rabbinico di Milano.
Obiettivo dell’incontro fare il punto della situazione sulla svolta che, esattamente cinquant’anni fa, il Concilio Vaticano II impresse al rapporto tra ebrei e cristiani. Con la Dichiarazione Nostra Aetate i padri conciliari ricordarono «il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo», per cui «la Chiesa di Cristo riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè e nei profeti». «La Chiesa – continua il documento – crede che Cristo, nostra pace, ha riconciliato gli ebrei e i gentili per mezzo della sua croce e dei due ha fatto una cosa sola in se stesso».
Bene, ma che cosa è cambiato nelle comunità cristiane nel modo di parlare, di riflettere e di giudicare? Il parroco don Giuliano Savina, presentando l’incontro, ricorda che, nello storico incontro del 1986 tra Giovanni Paolo II e Rav Elio Toaf nella Sinagoga di Roma, i cristiani furono invitati a chiamarle gli ebrei prima «fratelli maggiori», poi «fratelli prediletti». E, ancora, che «il cardinale Carlo Maria Martini, nel suo lungo magistero tra noi, lui l’uomo della Parola e per la Parola, ha insegnato e formato il popolo cristiano ad avere un’attenzione particolare verso coloro ai quali le Promesse e le Alleanze non sono mai state revocate (Rm 9-11)».
Il dialogo tra il cardinale Coccopalmerio – che di Martini fu stretto collaboratore a Milano nei primi anni Novanta – e Rav Laras aiuterà a crescere nella conoscenza e nel dialogo tra fratelli. E a testimoniare che il dialogo continua ci saranno anche il coro ebraico Col Hakolot e il quello della Comunità pastorale Giovanni Paolo II, che si alterneranno con brani del loro repertorio.