Il campo è il mondo: ripartiamo per un momento dal titolo della lettera pastorale del nostro Arcivescovo, il cardinale Angelo Scola. Il mondo – dunque – è come un campo, come il campo della parabola del seminatore. Il campo, naturalmente, è un’immagine, attraverso la quale possiamo comprendere a che cosa il mondo rassomiglia nell’ottica del Vangelo.
Ma, alla fine, questo mondo che assomiglia a un campo, che cos’è? Quando diciamo “mondo”, a che cosa dobbiamo pensare? Che cosa sta dietro questa parola? La risposta della lettera pastorale è molto precisa e – mi sembra di poter dire – illuminante: il mondo è una trama di relazioni. «Il mondo – scrive l’Arcivescovo – si presenta come una realtà dinamica, fatta dalla vita delle persone e dalle loro relazioni, dalle circostanze e dalle situazioni in cui sono immerse. In questo senso, esso è costituito da tutti gli ambiti dell’esistenza quotidiana degli uomini e delle donne: famiglie, quartieri, scuole, università, lavoro in tutte le sue forme, modalità di riposo e di festa, luoghi di sofferenza, di fragilità, di emarginazione, luoghi di condivisione, ambiti di edificazione culturale, economica, politica… In sintesi, il mondo è la città degli uomini in tutte le sue manifestazione».
Il mondo, dunque, non è semplicemente l’ambiente che ci sta intorno, considerato a se stante e distinto da noi, ma il vissuto nel quale siamo calati: la stessa natura, che nella visione biblica è il creato di Dio, diventa mondo nel momento in cui viene considerata in rapporto vitale con la presenza degli uomini. La montagna davvero può diventare “il mondo” di una persona, così come il mare o il fiume, ma anche la moda, l’arredamento, lo sport. Si intuisce che questo mondo rimanda a una realtà ancora più grande nella quale si iscrive: il paese in cui si nasce è un mondo che ci porteremo sempre con noi, prima ancora la famiglia e la parente, ma poi la scuola, il lavoro e poi l’intera società. In tutto ciò le relazioni hanno un ruolo di primo piano.
Se dunque il campo è il mondo, se il luogo in cui viene gettato il seme potente del Vangelo è il mondo, questo significa che l’ambito in cui il Vangelo è chiamato a fruttificare è primariamente quello delle relazioni. La presenza rinnovatrice e confortante del Regno di Dio, la forza trasformante del Cristo vivente nello Spirito santo è la trama complessa e vitale dei legami che ci costituiscono come persone all’interno della società. Che qui vi possa essere tanto buon seme, ma anche zizzania, ce lo insegna l’esperienza. È invece la fede a renderci certi che vi è una provvidenza paterna il cui sguardo benevolo vigila anche sulle relazioni più contorte. L’apostolo ce lo ricorda: «Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio».
Da Avvenire, 18/01/14