«Penso che la raccomandazione che l’Arcivescovo vuole indicarci sia che l’Avvento deve essere un itinerario da percorrere insieme. Il tema della coralità della festa e della condivisione mi paiono idee prioritarie nella predicazione e nell’intera azione episcopale del cardinale Scola, come testimonia la sua volontà, fin dal primo anno a Milano, di presiedere la Messa nelle sei domeniche dell’Avvento ambrosiano in Duomo, rivolgendosi idealmente a tutto il popolo di Dio che si trova in Diocesi. D’altra parte, la “Cattedra” è il segno evidente della guida che garantisce l’unità in cui la Chiesa di Milano si riconosce, trasformando la Cattedrale, così, davvero nella casa di quanti vogliono ascoltare la parola del Pastore». Il Vicario generale, monsignor Mario Delpini, riflette sull’avvio, domenica 16 novembre, del percorso di Avvento che vedrà l’Arcivescovo celebrare l’Eucaristia ogni domenica alle 17.30 in Duomo fino a Natale.
Un messaggio che già per il luogo da cui viene proposto e il tempo liturgico in cui si situa è, dunque, di per sé rilevante…
Certamente questo è un primo elemento. La Lettera che il Cardinale ha scritto alle famiglie per il Natale, invitando a contemplare la nascita di Gesù, con lo stupore che avvolge la venuta al mondo di ogni bambino, mi sembra che sia un ulteriore, prezioso, presupposto per approfondire il tema dell’edificazione del nuovo umanesimo a cui ognuno deve concorrere in vista del bene comune.
Infatti l’Arcivescovo sottolinea che la predicazione di Avvento, così come il cammino quaresimale, è la proposta di una speranza affidabile e che, per questo, è diretta a tutti, anche «ai battezzati che hanno smarrito la strada di casa» e, comunque, a chi è in ricerca o dice di «non credere»…
Uno degli obiettivi che guidano il magistero dell’Arcivescovo in questo periodo è, appunto, il rivolgersi alle donne e agli uomini che vivono nelle nostre terre, a prescindere da quale sia la loro convinzione religiosa. Anche il prossimo Discorso alla Città dedicato ai temi di Expo 2015 – che coinvolgono in modo tanto intenso la metropoli e non solo -, intende porsi in una tale logica: sentire la responsabilità di una Chiesa che, immersa nella società plurale, sia capace di “parlare”, di avere parole da dire, a proposito dell’uomo, del suo destino, della sua speranza di ogni giorno da realizzare attraverso pratiche di vita buona.
Il Cardinale, nella riflessione omiletica di Avvento ha sempre chiesto un gesto concreto di condivisione, come aprire la porta di casa per invitare qualcuno a pranzo. Insomma, una sfida per capire perché e per Chi si deve vivere un Avvento che non sia solo un’attesa superficiale o consumistica…
Il Natale, con la sua dinamica di Incarnazione, è il tempo privilegiato per sperimentare una fede che, come quella cristiana, non proclama una dottrina astratta, ma indica la presenza salvifica di un Dio che si è fatto uomo concretamente nella storia. L’incontro con la persona viva di Gesù, ci obbliga ad andare incontro all’umano, specie laddove vi è sofferenza, bisogno e solitudine. Non a caso l’immagine che l’Arcivescovo ha scelto per illustrare la sua Lettera di Natale – la Natività di William Congdon – dice, con la costruzione della tavola e i colori, che tutta la gloria di Dio si è resa presente in questo Bambino, nato, morto e risorto per noi.
Nel recente volume Il mistero dell’Incarnazione del Signore, che raccoglie le omelie di Avvento, del Natale e dell’Epifania, pronunciate in Duomo, il Cardinale definisce la predicazione come uno dei “compiti decisivi del Ministero pastorale”. Ascoltarlo nell’Avvento 2014, ma anche ritornare sulle omelie degli anni scorsi, può aiutarci a livello personale e comunitario?
La predicazione è un’azione liturgica e, dunque, possiede un suo carattere specifico che la rende un’occasione singolare per rendere un servizio alla Parola di Dio, nella docilità allo Spirito. In questo senso, è una grazia che i fedeli ricevono.