«Sono molti coloro che, implicitamente, senza nemmeno saperlo, aspettano questo Natale». Le ultime parole dell’omelia del cardinale Scola per la IV Domenica dell’Avvento ambrosiano sono quasi il simbolo dell’intera riflessione dell’Arcivescovo, segnata da quell’invito, che è insieme monito, ad aprirsi all’amore di Dio che salva.
In Duomo – questa domenica anima la liturgia il movimento del Rinnovamento dello Spirito – la celebrazione si fa ancora più solenne, in apertura, per il rito di immissione nel ministero pastorale del nuovo Arciprete, monsignor Gianantonio Borgonovo. I gesti antichi dell’Assunzione degli impegni del neo Arciprete e poi la ricchissima Liturgia della Parola, la preghiera, le note sacre, compongono una “sinfonia” di coralità che dall’Altare maggiore – dove concelebrano molti sacerdoti, con l’intero Capitolo del Duomo – si propaga alle migliaia di fedeli che si affollano tra le navate della Cattedrale. L’attesa è quella per il “Dio che viene”, presentato in questa IV Domenica – nota subito il Cardinale –, come «Messia e Re». Un “re della gloria ” che adempie le profezie, che spiazza e interroga gli uomini «sofisticati del III millennio» che siamo tutti noi. Un “re” la cui regalità è crocifissa.
«Il sacrificio di Cristo – scandisce allora l’Arcivescovo -, non è un incidente di percorso, è la via misteriosamente scelta dal Padre e dal Figlio nello Spirito dell’amore, per restituire gloria e onore all’uomo perduto». Proprio perché «il crocifisso risorto si pone sempre e di nuovo accanto all’uomo di ogni tempo, per quanto egli possa essere scivolato nell’abisso, aver seppellito nell’oblio il Signore, possa averlo bestemmiato».
È da una tale apertura d’amore, donata per la salvezza di ognuno nella speranza finale e definitiva della Sua venuta, che nasce l’impegno alla condivisione e al sacrificio. Caratteristica, questa, di ogni amore autentico, che «partendo dalla croce di risurrezione, raggiunge veramente l’altro nella libertà». Sacrificio che è parte della nostra esperienza quotidiana e che dobbiamo vivere «con l’atteggiamento di offerta così caro alla Vergine e ai Santi». Da qui la necessità, specie in Avvento, di gesti concreti di generosità «soprattutto verso i più piccoli, i poveri, i più soli», e, allargando lo sguardo, la responsabilità dei cristiani come testimoni di vita buona nella comunità civile, all’interno di quella dei credenti, «nel mondo ancora troppo ingiustamente insanguinato». Infatti il Tempo di grazia dell’attesa, lungi dall’essere fonte di «disimpegno o disincanto nei confronti del mondo – conclude il Cardinale – è fonte inesauribile di vita e di desiderio di condivisione».
E, alla fine, dopo l’Eucaristia partecipata di settimana in settimana da un numero sempre crescente di fedeli, c’è ancora tempo per l’indirizzo di ringraziamento e saluto del nuovo Arciprete, monsignor Borgonovo, che dice, con un po’ di commozione: «Contemplo ammirato queste belle pietre, opera forte, esito di un lavoro sapiente, pietre in cui la comunità cristiana ha voluto significare in modo visibile la sua presenza. Un richiamo concreto, per me, a Gesù Signore, la pietra viva a cui stringerci, ispirazione per il mio lavoro ecclesiale di questa stagione che diventa mandato a spendere le mie migliori energie e a impegnare tutta la vita. La forma interna di questo Duomo, limitata e aperta, la forma esterna che pare quasi una tenda, sono per me una memoria ad ampliare sempre più i paletti della nostra comunità, a spingerci verso tutti i “cercatori di Dio” che ancora chiedono la buona notizia del Vangelo, ad andare verso comunità affamate di Parola vera».