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Vaticano

Dal carcere di Opera all’udienza dal Papa

Tre detenuti dell’Istituto penitenziario alle porte di Milano hanno portato in San Pietro le ostie da loro realizzate per il progetto “Il senso del pane”, unico al mondo

11 Aprile 2016

Avevano scritto una lettera a papa Francesco, donandogli le ostie da loro realizzate. E il Papa li aveva salutati e ringraziati in mondovisione, durante l’Angelus del 17 gennaio scorso. Oggi, quell’abbraccio “virtuale” è diventato realtà: sabato 9 aprile Cristiano, Ciro e Giuseppe, tre dei quattro detenuti del carcere di Opera (Mi), coinvolti nel progetto “Il senso del pane” – promosso dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti che, nel carcere più grande d’Italia, ha allestito un laboratorio per la produzione di ostie – hanno infatti partecipato all’udienza in Piazza san Pietro. Direttamente nelle mani di papa Francesco hanno consegnato oltre 12 mila ostie, che il Santo Padre ha promesso di consacrare in una delle prossime Messe che celebrerà.

«Per noi un’emozione grandissima – spiega Ciro, condannato all’ergastolo per omicidio -. Abbiamo donato al Santo Padre il frutto del nostro lavoro e della nostra redenzione. Gesù, presente con il suo corpo nell’Eucaristia, ci ha cambiato il cuore, e oggi possiamo testimoniare a tutti che la Misericordia di Dio è possibile per tutti, non soltanto per chi – come noi – ha commesso dei crimini orrendi».

Insieme ai tre detenuti di Opera, sono stati ricevuti dal Papa anche Santi Consolo, capo dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Giacinto Siciliano, direttore dell’Istituto penitenziario di Opera, Amerigo Fusco, comandante della polizia penitenziaria del carcere, Arnoldo Mosca Mondadori ed Emanuele Vai, della Casa dello Spirito e delle Arti, e Marcella Reni, presidente di “Prison Fellowship Italia Onlus” che, attraverso il progetto “Sicomoro”, segue i detenuti nel loro percorso di introspezione e presa di coscienza.

Alla consegna delle ostie, il Santo Padre ha voluto scrivere di suo pugno una frase, che ha lasciato in dono ai detenuti, salutando loro e tutte le persone che lavorano nel carcere di Opera, assicurando a tutti la sua benedizione e chiedendo di pregare per il suo ministero.

Il progetto

Avviato cinque mesi fa, “Il senso del pane” ha raggiunto oltre 200 parrocchie, in Italia e nel mondo: le ostie vengono donate gratuitamente a chi ne fa richiesta, mandando una mail all’indirizzo ilsensodelpane@gmail.com. Attualmente, le particole sono state inviate in tutti e cinque i continenti e in alcuni scenari di guerra o in Paesi che vivono realtà difficili, come Nicaragua, Kurdistan iracheno, Libano, Gerusalemme, Cuba, Sri Lanka: un’immensa rete di contatti, con l’obiettivo di creare una nuova consapevolezza sul senso salvifico dell’Eucaristia e per riflettere sulla straordinaria gratuità della misericordia di Dio.

Tra le esperienze più significative ci sono alcune che meritano particolare attenzione:

1 – Le suore domenicane di Ganghereto (Arezzo) hanno organizzato un incontro di riflessione, molto partecipato, in cui hanno raccontato la storia del progetto, hanno proposto una meditazione sull’Eucaristia e l’impegno ai presenti di “prendersi cura” spiritualmente, nelle proprie preghiere, di uno dei detenuti che partecipano a “Il senso del pane”.

2 – Monsignor Lorefice, neo vescovo di Palermo, ha chiesto le ostie per le prossime Cresime presso gli Istituti di reclusione.

3 – Lo scorso 28 febbraio, in occasione della festa dei giovani del Movimento Giovanile Salesiano del Triveneto, “Il senso del pane” è stato presente con le ostie a Jesolo, con oltre 15 mila giovani.

4 – I Camilliani che gestiscono l’hospice e la Rsa di Capriate (Bergamo) useranno le ostie per le loro adorazioni eucaristiche e, inoltre, coinvolgeranno la Provincia camilliana del Burkina – attivamente impegnata nelle carceri di Ouagadougou dove nel 2001 venne ucciso P. Di Giovanbattista -, contattando P. Paul Ouedraogo, attuale superiore provinciale.

5 – Il Centro Missionario Diocesano di Bergamo ha utilizzato le ostie per il convegno missionario.

6 – I bambini della parrocchia di Grignano (Prato) sono stati sensibilizzati nei loro incontri di catechismo sul progetto nel carcere di Opera e hanno voluto scrivere una lettera molto commovente ai detenuti coinvolti.

7 – Don Daniele Simonazzi, cappellano dell’ops di Reggio Emilia, ha consacrato le ostie durante una Messa nella cappella dell’Ospedale psichiatrico giudiziario e ha scritto: «So che sono vere le parole che dice Papa Francesco a proposito dei detenuti: “cosa ho io in più per non essere al loro posto?”. È tutto qui. L’Eucaristia non è una questione di ostie, ma di pane spezzato e condiviso. Questo è quello che cerchiamo di vivere grazie anche al vostro pane, peraltro buonissimo. Pregate per noi».

8 – Durante la celebrazione a Roma, lo scorso febbraio, contro la tratta, sono state utilizzate le ostie.

9 – I detenuti del carcere di Velletri hanno scritto per chiedere le ostie da donare al loro cappellano e da utilizzare nelle Messe in carcere, in una comunione spirituale molto significativa.

10 – Le ostie sono state consacrate dal cardinale Edoardo Menichelli, durante la celebrazione nel carcere di Ancona.

11 – Le ostie sono state consacrate dal cardinale Vegliò il 17 gennaio scorso, in occasione del Giubileo dei Migranti svoltosi a Roma. Quel giorno, il Papa, durante l’Angelus, ha salutato e ringraziato in mondovisione i detenuti di Opera.

12 – Ben 60 mila ostie saranno consacrate a Rimini, dal 22 al 25 aprile, durante la 39ma convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito santo. Saranno presenti anche 500 sacerdoti.

13 – Per tutto il mese di maggio, sono numerosissime le richieste delle parrocchie che consacreranno le ostie in occasione delle Prime comunioni, servendosi di questo messaggio per trasmettere ai bimbi il senso dell’Eucaristia.