Con «una forte emozione dettata dalla fede» 85 migranti, nuovi milanesi, hanno incontrato il cardinale Angelo Scola mezz’ora prima dei Vespri di Sant’Ambrogio. Lo assicura don Alberto Vitali, responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale dei migranti. «Queste persone di origine straniera – specifica -, forse ancor più che noi italiani, considerano l’Arcivescovo come una guida, un pastore. Averlo incontrato è quindi per loro un’occasione speciale». Anche perché, aggiunge don Alberto, «Scola si è espresso diverse volte, pubblicamente, a favore dei migranti, non solo a livello caritativo, ma anche culturale. E le comunità di stranieri sono molto sensibili a chi li considera non oggetto di beneficienza, ma soggetti che con la loro cultura possono portare qualcosa di più nella società».
Negli anni scorsi il saluto pochi minuti prima del Discorso alla città era dedicato soprattutto a fedeli originari di altre regioni d’Italia. «Ma si trattava di famiglie trasferitesi anche da sessant’anni, non ha più senso accoglierli come “nuovi milanesi” – afferma don Vitali -. Ruolo che oggi è invece assunto dai migranti: invitarli in una ricorrenza come Sant’Ambrogio significa considerarli gli ambrosiani del futuro, come spesso ripete Scola, ma anche gli ambrosiani di oggi».
In 85 hanno incontrato personalmente Scola, rappresentando tutte le cappellanie presenti in città: latinoamericana, filippina, polacca, albanese, rumena, francese, tedesca, ucraina, cinese, coreana, eritrea, africane, maronita, srilankese. Diversi tra loro, abbigliati in costumi tipici del Paese d’origine, hanno augurato con semplicità buon Natale al cardinale, offrendogli svariati doni simbolici dal gusto etnico: tra questi anche croci di particolare fattura e cesti di frutta esotica. Per poi spostarsi nella Basilica di Sant’Ambrogio, raggiunti dai connazionali con i quali si sono seduti, accanto ai milanesi da generazioni, per ascoltare le parole del loro Vescovo.