“A tavola con Dio e con gli uomini: il cibo tra antropologia e religione”. Basterebbe il titolo della intensa due giorni di studio, promossa dall’Università Cattolica, a definire il senso profondo, e insieme attualissimo, della riflessione proposta a più qualificate voci su un tema “forte” come quello del nutrirsi secondo le diverse tradizioni di fede e nelle difficoltà e drammi odierni.
Così – e, forse, non poteva essere altrimenti – il Convegno si inaugura in un affollato al Conference Centre di Expo. Organizzato dal Laboratorio della Cattolica ExpoLab, dal Progetto “Filosofia ed esperienza religiosa” (promosso dal Dipartimento di Filosofia dell’Ateneo e dal Servizio Nazionale per il Progetto culturale della Cei) e dal Padiglione della Santa Sede in Expo, l’incontro, come secondo evento coordinato dall’Università Cattolica fra le iniziative individuate dalla Santa Sede per Expo 2015, vedrà poi proseguire i Lavori giovedì 8 e venerdì 9 ottobre presso la sede milanese dell’Ateneo.
Soddisfatto delle tante e multidisciplinari iniziative concretizzate dall’Università per l’Esposiione, soprattutto per coinvolgimento attivo degli studenti, si è detto il rettore, Franco Anelli, assolutamente convinto del valore e dell’importanza di riflessioni come quello in corso, dedicato al rapporto tra cibo e fede.
Parole cui ha fatto eco, monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo che ha sottolineato come «Cristo ci dia un esempio di convivialità che parla di dono, di servizio, di cibo concreto e spirituale».
«I pasti hanno sempre suscitato l’attenzione e lo studio dell’antropologia. Rimane all’uomo il compito di comportarsi con moderazione e sobrietà in modo che il cuore rimanga aperto agli altri. Sulla scia dell’esperienza umana del nutrirsi il Magistero si è espresso più volte affinché il diritto al cibo diventi una reltà concreta in ogni parte della terra. È nella sfera internazionale che si vede realizzata quella grande famiglia umana voluta dal Creatore», ha scandito, da parte sua, monsignor Silvano Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra,
«I documenti attraverso cui i Pontefici si sono misurati sul tema sono, innanzitutto, le Encicliche, dai pronunciamenti di san Giovanni Paolo II alla Caritas in Veritate, dove è presente una trattazione molto approfondita della fame nel mondo e dell’accesso all’acqua – “la fame non dipende dalla scarsità alimentare, ma sociale” , scrive Benedetto – e poi, naturalmente Laudato si’.
Nel corso dell’esperienza come Osservatore della Santa Sede ho avuto costantemente modo di vedere che prevale spesso, nei Paesi ricchi e del nord del mondo, l’interesse particolare e che non c’è vera collaborazione», aggiunge monsignor Tomasi.
«I due motori dello sviluppo sono educazione e agricoltura, promuovendo lo sviluppo nei territori lovcali», conclude. E, siccome tutto si tiene, «questo migliorerebbe anche la condizione e coesione sociale ‘nelle’e ‘tra’ le Nazioni».
Di «una scelta voluta già da molto tempo, anche da prima di Expo», parla Giuseppe Colombo coordinatore scientifico del Convegno e dell’intero Progetto in cui si inserisce l’incontro di Studi.
«Il nostro lavoro è sempre stato quello di porre al centro dell’analisi filosofica, che si apre alla metafisica, alla teologia e alle cosiddette scienze umane, il soggetto religioso, ossia l’uomo.
Si tratta di riattualizzare il fatto che l’uomo stesso possa recuperare la grande questione dell’essere figlio e, dunque, generato. Una consapevolezza necessaria che richiama il ruolo anche simbolico del cibo e della tavola dove si impara fin da piccoli, con il latte materno, il bene e il male, il senso della vita».