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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Scuola

«Così al San Carlo valorizziamo le relazioni»

Recuperare la dimensione comunitaria dopo i due anni della pandemia: questo l’impegno del Collegio arcivescovile milanese. Il rettore don Alberto Torriani: «Cura e custodia, elementi fondamentali in questi tempi»

di Annamaria Braccini

11 Settembre 2022
Attività all'interno del Collegio San Carlo

La cura, l’accompagnamento, l’attenzione ai bambini e ai ragazzi che, tornando (finalmente) a scuola con le modalità tradizionali, portano comunque con loro fatiche e ferite, avendo più che mai bisogno di sentirsi accolti. Così come fa il Collegio arcivescovile San Carlo di Milano. Dice infatti il rettore don Alberto Torriani: «Cerchiamo di proporre tutto questo ogni anno, specialmente, però, quest’anno in cui il nostro motto è proprio “Illumina e custodisci”. Il tema della cura e della custodia credo che sia la risposta migliore per i tempi che stiamo sperimentando».

Cosa significa custodire?
Custodia per noi significa imparare a custodire gli ambienti, le cose e le relazioni, come dice l’Arcivescovo. Su questo, per esempio, i docenti e l’intero corpo educante del Collegio si sono preparati attraverso un incontro con monsignor Vincenzo Paglia, a cui abbiamo chiesto di parlare della cura dal punto di vista educativo.

Nel suo messaggio per l’inizio dell’anno scolastico (leggi qui) l’Arcivescovo sottolinea che tali attenzioni sono importanti per favorire reti di legami, eliminando i pericoli del bullismo…
È una problematica che attraversa in toto la realtà giovanile, ma la scuola, forse, ha una possibilità in più per affrontarla, perché i ragazzi sono presenti nelle aule per un tempo prolungato, utile anche a costruire relazioni solide. Il bisogno di relazioni, d’altra parte, non è solo proprio della comunità giovanile, ma anche di adulti che si facciano carico di accompagnare le giovani generazioni ad aprirsi alla vita. Le famiglie, i genitori, la scuola devono riconoscere la dimensione comunitaria delle relazioni che è venuta a mancare nei due anni scorsi a causa della pandemia. Non ci si prende cura dei ragazzi da soli, ma come comunità, come luogo dove essi riconoscono che c’è qualcuno che li ha custoditi, ha preparato gli ambienti e la possibilità di stare insieme.

I danni psicologici e relazionali nati dalla pandemia continuano a segnare i giovani?
Durante il Covid abbiamo avuto volti nascosti, ci si è tenuti a distanza, ora possiamo invece fare tanto. In questo senso, abbiamo promosso una settimana a Sappada con 150 ragazzi di I superiore che hanno iniziato così la scuola, accompagnati dai loro docenti, approfondendo il tema degli incontri che cambiano la vita. Lunedì prossimo riproporremo questa iniziativa, seppure in maniera ridotta, con gli alunni delle prime medie del Collegio, nella parrocchia del Santa Maria del Rosario: Messa con le famiglie, poi, tutti insieme in oratorio.

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