Sirio 26-29 marzo 2024
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Coppie, Chiesa e società FAMIGLIA, CHE TEMPO FA?

18 Febbraio 2008

Gli sposi cristiani possono portare una efficace testimonianza del Vangelo, perché hanno il vantaggio di vivere un’esperienza comune a molti. Nel mondo, ma diversi dal mondo, sono come il lievito di cui parla Gesù.

di don Silvano Caccia
Responsabile diocesano Servizio per la famiglia

Compare in tanti campi e in molteplici scenari. Potrebbe essere segno di buona salute questa presenza quasi pervasiva del tema della famiglia. Del tema appunto. Ma ciò che conta in realtà è la vita concreta e l’esperienza che uomini e donne vivono. Forse più che lo stato di salute, èla sana e robusta costituzione della famiglia che interessa. Certamente questa progressiva centratura rivela che il mondo degli affetti, delle relazioni personali, dei legami parentali continua anche oggi ad essere centrale, nel bene e nel male, nella vita delle persone. Staranno diventando leggeri, frammentati, addirittura liquidi, ma a questi legami non si rinuncia.

Anche la recente enciclica di papa Benedetto XVI, che smaschera il pregiudizio di un cristianesimo diffidente verso l’eros per una sua purificazione e completamento nel dono dell’agape, costituisce un contributo significativo per guardare a questi temi con la luce del discernimento cristiano. Ed è appunto agli sposi cristiani che mi sembra questo tempo rimandi un’interpellanza da non perdere. È l’opportunità di collocare la loro testimonianza nel campo laicale, nel tentativo di parlare i linguaggi umani più comuni.

Questi linguaggi avranno bisogno di essere ideati, formulati, tradotti, comunicati in modo che possano stare con pertinenza nell’agorà comunicativa. Ben sapendo che, se anche saranno parlati a partire dalla ricchezza del Vangelo non saranno magari facilmente capiti e immediatamente condivisi; il consenso su questi linguaggi dell’amore potrà nascere progressivamente e sarà l’esercizio della perseveranza della comunicazione a favorirlo.

Anche per la testimonianza degli sposi vale il principio che non basta la semplice e quasi nominalistica ripetizione delle espressioni del Magistero per trovare oggi ascolto. Il Magistero, come la Parola di Dio, illumina la vita ed èla concretezza dell’esistenza che deve lasciar trasparire la bontà dell’amore di cui vive la relazione degli sposi. Un buon esercizio della ragione, della comunicazione e della concretezza della vita, più che derive di clericalismo alla rovescia sono ciò che può venire in aiuto alla causa della bontà del matrimonio.

Mentre non è di aiuto la richiesta – che in qualche caso si fa pretesa – che la Chiesa assuma sempre più la veste di “famiglia”, quando il Concilio ci ha aiutato a ricuperare il volto di Chiesa come “popolo di Dio”. Questo per la coppia di sposi significa riconoscere di essere relativa a Gesù Cristo e al suo Regno e di vivere nella comunità ecclesiale in relazione con le altre presenze vocazionali che lo Spirito suscita, nessuna delle quali ha il diritto di estendere in modo esclusivo il proprio volto vocazionale su quello dell’intera Chiesa.

La famiglia, che è esperta nell’accogliere e nel tenere al suo interno le differenze, può portare questo contributo dentro la comunità cristiana perché si edifichi non eliminando le diversità, ma riconoscendole, accogliendole e armonizzandole nel disegno più grande. La testimonianza degli sposi cristiani ha un proprium nella missione della comunità che nessun altro può sostituire: vivere nella società di oggi seguendo lo spirito del Vangelo significa dare volto a quella “cittadinanza paradossale” di cui parla la Lettera a Diogneto, segnalando tratti che non riguardano solo i primi secoli della storia del cristianesimo.

Èvero che gli sposi cristiani vivono alcuni aspetti della vita familiare “come fanno tutti”, ma non possono annullare la “differenza” del Vangelo. La fortezza evangelica di cui la testimonianza deve nutrirsi è quella che non fa sprecare energie nelle lamentele che dicono che “il mondo è cattivo e non ci vuole bene”, oppure nella coltivazione della sindrome dell’assedio e nell’attesa utopica di tempi migliori per dare testimonianza al Vangelo.

Se la parola di Gesù ha costituito i discepoli del Regno come lievito nel mondo, il lievito non si lamenta se è circondato dalla pasta. Sua preoccupazione è di avere in sé i principi attivi perché la pasta possa lievitare tutta. Sapendo che non sarà dato altro tempo che quello che stiamo vivendo. Che tempo fa, quindi, per la famiglia? Le previsioni parlano di vento favorevole per prendere il largo. Come diceva Giovanni Paolo II. Per il nuovo millennio.