“Quando il Crocifisso passa, ancora la gente si ferma, si inginocchia e prega”. Si potrebbero parafrasare le famose parole del cardinale Schuster, per ’raccontare’ cosa è stata la processione del “Trasporto” a Saronno, presieduta dal cardinale Scola, come momento culminante della tradizionale festa che per tre giorni coinvolge tutta la comunità, in coincidenza con la quarta domenica di ottobre. Quest’anno, uno stringersi intorno al Signore ancora più solenne, per la presenza dell’Arcivescovo che ha voluto sottolineare i 300 anni di devozione saronnese al venerato crocifisso ligneo.
«Benvenuto a casa sua», dice monsignor Armando Cattaneo, responsabile della Comunità pastorale “Crocifisso risorto”, sul sagrato della chiesa dei Santi Pietro e Paolo, che già non riesce a contenere la gente che non cessa di arrivare. Ci sono tutti i sacerdoti impegnati nella Comunità pastorale e in altre realtà sul territorio, il sindaco Porro con il consiglio comunale, le autorità militari, i chierichetti – tantissimi – i rappresentanti della Confraternita del SS. Sacramento, le Associazioni di volontariato, gli Scouts, alcuni seminaristi.
«Abbiamo portato il Crocifisso nelle sei parrocchie di Saronno e vorremmo che Lei lo portasse in processione sfiorando, come con una carezza, le nostre case», conclude monsignor Cattaneo nel suo indirizzo di benvenuto.
Si avvia così la processione, sull’antico e tradizionale percorso, si legge la parabola della zizzania e del buon grano e si riflette attraverso e sulla Lettera pastorale ’Il campo è il mondo”, molti anche i riferimenti alla situazione attuale, con la crisi, l’integrazione, il momento di passaggio che stiamo vivendo. Ai bordi delle strade, la gente, appunto, si inginocchia, prega, fa il segno di croce, i commercianti escono dai loro negozi: Saronno per un attimo, al passaggio del Crocifisso sorretto da sei fedeli e dai sacerdoti a turno che stringono tra le mani i piedi di Gesù, pare fermarsi. Dopo quasi un’ora si arriva di nuovo davanti alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo – per ultimi hanno portato la croce il prevosto Cattaneo e il Cardinale – e, ormai, sono più di tremila i fedeli ai quali si rivolge direttamente l’Arcivescovo in riferimento alla parabola del Figliol prodigo appena proclamata.
«Carissimi, siete numerosi e consapevoli, almeno memori del gesto di scoprirsi il capo, di farsi il segno della croce. Chiediamoci perché», scandisce. «Perché, come ci dice il vangelo di Luca e come ci ripete papa Francesco, il Padre è fedele, è divenuto il Dio vicino, nonostante i nostri limiti e i peccati».
E continua il Cardinale, definendo la processione un’enorme benedizione, un gesto grande di popolo: «Davanti al Crocifisso, non siamo una massa informe di persone, ma stiamo davanti a Lui singolarmente, Lui che solo conosce il nostro futuro, Colui che, onnipotente, si fa trattare da peccatore, per salvarci».
Il pensiero va anche alla vicina commemorazione dei Defunti.
«Ci apprestiamo a visitare i nostri cari trapassati, vi andiamo non per guardare indietro, non per una nostalgia, ma perché sappiamo che li rivedremo. Il dolore della croce, della corona di spine, non è l’ultima parola che il Crocifisso ci dice, l’ultima è amore. Le sue braccia allargate toccano tutta questa città, in un amore oggettivo ed effettivo, amore personale».
Proprio perché «con la sua croce il Signore parla a tutti, ama per primo, in ogni istante come se fosse l’ultimo, anche chi vive un’esperienza di altra fede, chi dice di essere ateo».
Da qui la possibilità di entrare nel campo del mondo, «accettando le prove del lavoro che non c’è, quelle che ci domandano gli affetti, vivendo la festa in senso pieno, andando in profondità nella vita di famiglia». Sapendo affrontare «il grande compito delle generazioni future, della vita buona all’interno della società, proponendo, come cristiani, il nostro stile di vita».
Una vita buona che “non ha paura della zizzania” sostenuta da un buon governo, “capace di generazione, di condivisione del bisogno in ogni difficoltà, nelle prove materiali e morali cui siamo ogni giorno sottoposti”.
E, alla fine, prima del bacio ai piedi del Crocifisso compiuto dal Cardinale stesso, il suo grazie alla comunità di Saronno che, per l’occasione, ha raccolto offerte a favore del Fondo di solidarietà cittadino collegato al fondo Famiglia-Lavoro, ma che ha anche voluto compiere il generoso gesto di una cospicua donazione al Seminario. La riconoscenza dell’Arcivescovo, che ricorda come proprio a Saronno abbia compiuto l’anno propedeutico alla Teologia, è chiara come il legame che – aggiunge – ci unisce con evidenza.
Ormai è scesa la sera, in quel bel vespero che il Cardianle saluta affidando Saronno e l’intera diocesi alla Madonna: «Che la Beata Vergine dei Miracoli ci faccia comprendere l’amore di Gesù. Se Lui è con noi, chi sarà contro di noi?».