La suocera di Manzoni, Marianna Meda, era di Canzo. Lo scrittore, quindi, frequentava quei luoghi. Per la critica letteraria, alcuni particolari de I Promessi Sposi rispecchiano scene qui contemplabili. Oggi Canzo è un Comune di cinquemila abitanti: provincia di Como, diocesi di Milano. L’8×1000 giunge pure su queste colline. E – quasi omaggio al citato passato – sostiene attività culturali.
Un fuoco della ellisse caritativa è il doposcuola. Domitilla Fumagalli lo anima da sei anni: «Il segmento più frequentato coinvolge i ragazzi delle elementari. Quest’anno sono stati una quarantina». La collaborazione con la scuola è facilitata pure dalla condivisione degli spazi. Per motivi logistici – d’intesa con il Comune – la struttura pubblica è stata preferita al Centro pastorale. Benché il progetto resti interamente parrocchiale. «Il doposcuola funziona due ore la settimana. Quanto sono arrivata io c’erano solo bimbi immigrati – continua Fumagalli -. Mi sembrava un ghetto. Ora il gruppo è misto, più rispondente alla realtà che gli stessi ragazzi vivono quotidianamente ovunque».
Considerazioni diverse, invece, bisogna fare per i ragazzi delle medie. Formalmente il doposcuola è stato chiuso. Per loro è partito un progetto comunale. I pochi utenti che gravitavano attorno all’esperienza parrocchiale sono stati dirottati lì. Il contributo arrivato dall’8×1000 integra la piccola iscrizione richiesta dalla realtà oratoriana. Un obolo che Domitilla spiega così: «Usiamo questi soldi, prevalentemente, per assicurare un simbolico rimborso spese ad alcuni giovani universitari. Per qualche ragazzo, infatti, c’è bisogno anche di figure un po’ più qualificate. Non sempre basta la dozzina di bravi pensionati volontari». E prima che le si formuli la domanda, Fumagalli – senza prendere fiato – anticipa: «Ovviamente il rimborso è alla luce del sole. Il commercialista si interessa di questa pratica. Il parroco, don Alfredo Cameroni, su ciò è stato tassativo».
Il secondo fuoco della ellisse culturale ecclesiastica è costituito dalla scuola di italiano per stranieri. Monica Frigerio la segue dall’inizio, nel 2002. L’offerta attuale prevede due moduli, gratuiti, dislocati sul territorio. «A Canzo frequentano gli adulti e le lezioni si tengono di mattina – racconta la nostra interlocutrice -. I giovani, la sera, andavano finora ad Asso. Dal prossimo anno si uniranno, invece, ai coetanei di Erba».
Solo da qualche decennio anche Canzo è stata interessata dal fenomeno dell’immigrazione. In buona parte stimolata dalla richiesta di manodopera – generica – che arriva dalle piccole industrie locali. Le parole di Frigerio confermano questa nota sociologica: «I nostri studenti, circa una trentina, sono per lo più donne non scolarizzate. Nonostante siano da tempo sul territorio, solo ora le donne straniere iniziano a uscire di casa per costruirsi una autonomia». Anche se, fenomeno più recente, non mancano «giovani, istruiti e con professionalità alta».
La sede della scuola di italiano per stranieri, è il Centro parrocchiale. Fulcro di tante attività. Ed è proprio bussando a questa porta che molti – quasi per serendipità – chiedendo un aiuto materiale, se ne trovano soddisfatto anche uno immateriale. Ad anni alterni entrambe le realtà si avvalgono di cinquecento euro provenienti dall’8×1000. Giungono attraverso il Vicario episcopale di Zona, monsignor Maurizio Rolla. Sembra una cifra modesta per giustificare un articolo. Ma la trasparenza non ha un tetto minimo.
«Lo scopo della scuola – scriveva il giornalista americano Sydney J. Harris – è quello di trasformare gli specchi in finestre». E qui, dalla collina di Canzo, si gode proprio una bella vista (reale e figurata). Di cui pure il Sovvenire si compiace fattivamente.