Crocifisso con la Maddalena genuflessa e piangente è l’opera dipinta da Francesco Hayez nel 1827 per la chiesa parrocchiale di Muggiò. L’artista reinterpreta con la sua carica romantica in maniera originale e sublime uno dei temi più cari all’iconografia tradizionale. L’opera, conservata presso il Museo Diocesano di Milano, è al centro della terza tappa della Via Crucis del cardinale Scola su “L’umiliazione dell’amore”.
Tutto sembra fermo, come fuori dal tempo, immerso in un irreale silenzio che inquieta e insieme seduce e incanta. La bellezza e la perfezione formale, l’equilibrio compositivo, gli efficaci e dosati effetti cromatici sembrano sublimare e acquietare un dramma che invece, sotto, cova tutta la sua lacerante forza e la sua decisiva lotta tra tenebra e luce, disperazione e rassegnazione, fatalità e speranza, dolore e contemplazione, solitudine e condivisione, morte e vita. E tutto sarebbe ancora nel buio, nascosto agli occhi di tutti, se una lama di luce improvvisa dall’alto non ferisse l’oscurità aprendosi un varco e rivelando, del dramma, un segreto e intimo attimo di estatica intesa, muto di parole, ma colmo di vibrazioni d’amore tra Cristo e la Maddalena.
Tutto corre lungo l’alto e massiccio legno della croce: appeso ad essa, Cristo è bello nella perfezione di un corpo che la luce scolpisce, segnato da una sofferenza reale, ma portata con estrema dignità e compostezza. La bruttezza della morte non gli appartiene: solo il teschio ai piedi del patibolo, mentre identifica il Golgota, ne ricorda l’aggressività devastante, ma nello stesso tempo, abbandonato a se stesso, ne preannuncia l’imminente sconfitta.
Cristo abbassa gli occhi verso la Maddalena con uno sguardo intenso e parlante, pieno non di banale conforto, ma di rassicurante speranza e sembra gia preparare il cuore della donna a un annuncio di vita. Maddalena raccoglie lo sguardo di Cristo e reclinando anch’essa dolcemente il volto, ne fa tesoro prezioso, racchiudendolo nello scrigno di un pensiero profondo e intimo che si fa certezza di amore, profonda preghiera e silenziosa contemplazione. Genuflessa sotto la croce, ne comprende e accoglie la forza aggrappandosi ad essa; ne vorrebbe condividere il peso mentre accarezza la ferita dei piedi di Cristo e si accinge a rinnovare quel bacio che per lei e stato l’inizio di un nuovo cammino di vita.
È il vertice piu alto di una totale condivisione e di una profonda unità: dalla stessa ferita sembra scendere il lembo di manto colorato di rosso quasi come sangue fluente che la va a ricoprire e riempire mentre una medesima luce di speranza si riflette con identico candore nel perizoma di Cristo e nella veste bianca della Maddalena.
All’orizzonte si profila una Gerusalemme di pietra, muta e fredda, sulla quale si apre un crepuscolo che ha già l’intensità luminosa del mattino del «primo giorno della settimana», quando proprio Maddalena danzerà i primi passi della vera Pasqua: «Ho visto il Signore!».
L’opera d’arte starà in mostra presso l’altare di S. Giovanni Bono in Duomo da martedì 13 a lunedì 19 marzo.