La Quattro giorni comunità educanti è ormai un appuntamento tradizionale per tutti i catechisti all’inizio dell’anno pastorale: è un tempo di approfondimento e di formazione preziosa che nutre la nostra azione pastorale. Quest’anno, probabilmente, sentiamo ancora di più la necessità di fermarsi a riflettere su che cosa sia successo in questo periodo di pandemia. Prendiamo sul serio l’avvertimento di papa Francesco: «Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla».
Desideriamo non sprecare l’occasione per chiederci che cosa il Signore vuole dirci in questa situazione e che cosa possiamo imparare di nuovo. In questo senso assumiamo uno sguardo di fede capace di cogliere l’azione di Dio che è all’opera e ci vuole condurre sulle sue vie. Solo così non ricominceremo da capo, come si è sempre fatto, ma ci lasceremo interpellare dalla vita e ispirare dallo Spirito.
La prima relazione di don Mario Antonelli, Vicario episcopale, rilegge questo tempo di pandemia come tempo di rivelazione e si pone in ascolto di ciò che lo Spirito dice alla Chiesa per fare nuove tutte le cose. Le altre tre relazioni approfondiscono alcuni cambiamenti che ci interpellano e che chiedono una riflessione sapiente e un’azione rinnovata e creativa: le nuove domande dei ragazzi e l’impatto che il tempo della pandemia ha avuto in loro (Emanuela Confalonieri, docente di psicologia dello sviluppo presso l’Università cattolica); i punti di contatto da valorizzare e i rischi da evitare che emergono dal confronto tra la cultura digitale, che si è ampiamente diffusa in questo tempo, e la catechesi (don Ubaldo Montisci, direttore dell’Istituto di catechetica dell’Università pontificia salesiana di Roma); il valore dell’esperienza quotidiana e la preghiera in famiglia che possono, insieme alla catechesi, contribuire ad un’armonica educazione alla vita cristiana (don Giovanni Mariani, collaboratore del Servizio per la catechesi e liturgista).
I cambiamenti in atto sono molti e sentiamo, a volte, la fatica di stare al passo con i tempi. Per questo motivo la formazione è così importante, unita alla fiducia nell’azione di Dio, perché il Vangelo è capace di risuonare in ogni tempo e in ogni persona, di entrare in modo fecondo in ogni cultura. La competenza ed esperienza acquisita e una rinnovata fiducia ci aiuteranno a comunicare con gioia l’incontro con Gesù e con il suo Vangelo.