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23 marzo

Cologno Monzese,
in cantiere la comunità educante

È l’impegno principale in atto nella parrocchia dei Santi Marco e Gregorio, dove il cardinale Scola celebrerà la Messa domenica. «Chiederemo aiuto a lui per capire meglio come realizzarla», spiega il parroco don Innocente Binda

di Cristina CONTI

22 Marzo 2014

Domenica 23 marzo il cardinale Angelo Scola sarà in visita pastorale nella parrocchia dei Santi Marco e Gregorio a Cologno Monzese (Mi). Alle 10.30 presiederà la celebrazione eucaristica e al termine incontrerà i sacerdoti del Decanato. Quali sono le caratteristiche di questo territorio? L’abbiamo chiesto al parroco, don Innocente Binda.

Come vi siete preparati alla visita dell’Arcivescovo?
La visita non cade in un momento particolare per la nostra comunità. Ci siamo preparati coinvolgendo le altre parrocchie del Decanato, attraverso il Consiglio pastorale decanale e quelli parrocchiali. E vorremmo sfruttare questa opportunità per chiedere al Cardinale di aiutarci a capire sempre più e sempre meglio la proposta, fatta nella sua Lettera pastorale, di essere comunità educante.

Come siete organizzati dal punto di vista pastorale?
La nostra parrocchia comprende circa 20 mila abitanti all’interno del Decanato di Cologno-Vimodrone, formato in tutto da cinque comunità parrocchiali. Circa il 16-17% degli abitanti partecipa alla messa in modo continuativo. Il nostro impegno quest’anno è rivolto soprattutto a costituire una comunità educante. Gli strumenti di riferimento, oltre alla Lettera pastorale, sono l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium e i documenti della Cei. Per questo abbiamo realizzato alcune iniziative a livello decanale, come la Commissione per l’iniziazione cristiana, e parrocchiale, incentrate soprattutto sull’oratorio. Abbiamo costituito anche un laboratorio dei talenti, coinvolgendo il consiglio dell’oratorio, gli educatori, i catechisti e i responsabili delle attività teatrali. Insomma, una serie di attività volte alla trasmissione della fede alle nuove generazioni e al rinnovamento della vita cristiana.

I ragazzi frequentano assiduamente?
Abbiamo circa 600 ragazzi, tra la seconda elementare e la terza media, che frequentano abitualmente il catechismo e l’oratorio. Il numero cala tra la seconda e la terza media: in questa fascia d’età sono un’ottantina. Gli adolescenti sono una sessantina. C’è poi un numero variabile di giovani che partecipa a iniziative diverse, da quelle sportive a quelle culturali, fino a quelle teatrali: in tutto sono circa 40 persone. Se si considera la partecipazione al cammino formativo, la situazione è più fluida. C’è molta dispersione. L’oratorio è molto attivo sul territorio e costituisce un punto di riferimento per giovani e famiglie. Il Centro sportivo conta 380 ragazzi iscritti, mentre 60 frequentano le attività teatrali. All’oratorio feriale, che si svolge da inizio giugno a fine luglio, partecipano circa 600 ragazzi e 80 animatori. A partire dalla terza media e per gli adolescenti è prevista anche un’attività di campeggio estivo. Mentre i giovani la scorsa estate hanno organizzato un campo di lavoro in Romania.

La crisi si avverte molto?
Sì. Il nostro territorio è abitato da un ceto medio-basso. La situazione sociale è particolarmente difficile, come per tutti i paesi dell’hinterland milanese. A causa della crisi tanti hanno perso il lavoro, oppure non riescono a trovarlo. Abbiamo inoltre una forte presenza di immigrati provenienti dall’America Latina, dai Paesi dell’Est europeo e dal Nord Africa. Una media del 20-22%, che sale con il diminuire dell’età: gli stranieri sono soprattutto bambini di religione cristiana e non. I primi frequentano il catechismo e l’oratorio e sono ben integrati nelle attività, mentre i momenti di condivisione estiva vedono la partecipazione anche di ragazzi musulmani e di cinesi.

Anziani: com’è la situazione?
La nostra realtà cittadina deve fare i conti con un invecchiamento progressivo della popolazione. C’è una forte denatalità e, soprattutto in centro, il costo elevato delle abitazioni spinge i giovani ad allontanarsi. Le faccio qualche esempio: fino a qualche anno fa, al mio arrivo, celebravamo circa 180-190 battesimi e 140 funerali all’anno. Nel 2013 abbiamo avuto 92 battesimi e 192 funerali. Il rapporto si è completamente capovolto. Tutto ciò crea ulteriori problemi legati al bisogno di assistenza e di attenzione, che diventa più significativo in questa fascia di età. In parrocchia c’è un gruppo che segue il cammino specifico per la terza età e si ritrova ogni settimana per vivere un momento di preghiera e iniziative di carattere formativo, ricreativo e aggregativo. Sempre per gli anziani abbiamo appena avviato una nuova attività: un circolo familiare per stare insieme e condividere momenti di svago e di amicizia.