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Reportage dalla Giordania/2

Cattolici e ortodossi uniti nella fede

Tra le comunità i rapporti sono buoni, nascono matrimoni misti. La popolazione cresce, ma invecchia, perché i giovani si trasferiscono o emigrano all’estero

di Luisa BOVE Nostra inviata in Giordania

21 Novembre 2014

La Giordania si considera Terra Santa per le molte tracce al nord del Paese che rimandano a diversi episodi della Bibbia, sia all’Antico (Mosè, re Davide, Assalonne, il profeta Elia, due delle 12 tribù di Israele…) sia al Nuovo Testamento, come il viaggio di Gesù nelle Decapoli. Ed è appunto al nord che sono stati ritrovati molti resti di chiese cristiane appartenenti all’epoca romana e bizantina.

I primi ortodossi si riunivano a pregare nelle grotte, poi iniziarono a costruire chiese. I rapporti tra le comunità cattoliche e ortodosse sono buoni, tanto che hanno deciso di unificare le date delle celebrazioni del Natale e del Capodanno secondo il calendario gregoriano, mentre la Pasqua segue quello giuliano. Cattolici e ortodossi si sposano anche tra loro senza difficoltà, né discriminazioni: quando nascono i figli è il padre a stabilirne l’appartenenza religiosa.

La comunità ortodossa di Ajlioun – guidata da Gregorios Al-Rihani, che vive lì con la sua famiglia – è cresciuta nel tempo. Per questo, vicino alla piccola chiesa di San Giorgio (1885), nel 2009 ne è sorta un’altra più grande intitolata allo Spirito Santo. Tuttavia la comunità è composta soprattutto da adulti e anziani, perché i giovani si trasferiscono ad Amman per continuare gli studi e lavorare o addirittura emigrano negli Stati Uniti.

Anche la convivenza tra cristiani e musulmani è buona, ma la presenza in Giordania di persone appartenenti all’Isis fa temere entrambi. Il prete ortodosso ha paura di possibili minacce nei confronti dei cristiani e si dice preoccupato anche per un progetto che prevede di portare via i cristiani da questa terra e sostituirli con i musulmani che vivono in Europa. Un’operazione assurda che, secondo Gregorios potrebbe attrarre gli stessi giovani, già propensi a lasciare la Giordania. Questa teoria sta creando difficoltà tra le generazioni.