Lunedì 25 novembre, alle 18, presso la Sala Sant’Ambrogio, adiacente all’omonima basilica, si terrà la IV Cattedra «Giuseppe Lazzati». La lectio del prof. Luigi Franco Pizzolato, già titolare di Letteratura cristiana antica nella Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, avrà come tema: «Carlo Maria Martini interprete di Giuseppe Lazzati».
I primi contatti fra i due illustri personaggi risalgono all’inizio degli anni Sessanta, in occasione di un corso di esercizi spirituali che l’allora giovane biblista gesuita tenne all’Istituto secolare fondato da Lazzati. Ma i rapporti poterono consolidarsi solo in seguito, e precisamente dal 1980, con la venuta di Martini come arcivescovo a Milano.
La collaborazione riguardò, intanto, il livello accademico. Il rettore Lazzati e l’arcivescovo Martini condivisero per qualche tempo l’impegno nel Consiglio di amministrazione dell’Istituto «Giuseppe Toniolo», Ente fondatore e garante della Cattolica, nonché in quello della stessa Università. Non mancarono poi altre forme collaborative sul piano pastorale. Nel dicembre 1983, il cardinale chiese a Lazzati, da poco sollevato dal lungo e gravoso impegno rettorale, di «mettere la Sua vivacità e il Suo vigore intellettuale a servizio della stampa diocesana». Lo invitava pertanto a entrare nel Comitato di direzione per il progetto di ristrutturazione dei periodici della Diocesi.
In data 5 marzo 1984, l’Arcivescovo nominava il professore come membro del terzo Consiglio pastorale diocesano. Finché la salute glielo consentì, Lazzati fu assiduo alle sessioni ordinarie. Ma, a seguito dell’aggravarsi delle condizioni fisiche, dal 1985, seppur a malincuore, non poté più presenziare alle periodiche riunioni del Consiglio. Com’è noto, Giuseppe Lazzati, provato da male incurabile, chiudeva gli occhi alla luce di questo mondo il 18 maggio 1986, all’alba di Pentecoste.
Nei sei anni di collaborazione (1980-86) la reciproca conoscenza fra il cardinale e il professore ebbe modo di approfondirsi. Martini, accostandolo da vicino, poté apprezzarne le doti di mente, di cuore, di fede.
Nell’omelia dei funerali in Sant’Ambrogio (20 maggio 1986) lo definiva «limpido testimone e impareggiabile maestro» di «matura laicità cristiana», sorretta dall’«intento di sviluppare una caratteristica via laicale alla santità». E nel discorso di chiusura della fase diocesana del processo di canonizzazione (14 dicembre 1996) esprimeva l’auspicio di poter vedere «al più presto» Lazzati «iscritto nella lista dei beati e dei santi nella Chiesa». Forse, annotava, «non vi sarà inserito per il riconoscimento delle sue capacità taumaturgiche, ma certo lo sarà per la sua esemplarità evangelica».
La speranza di Carlo Maria Martini non è rimasta disattesa. Il 5 luglio scorso papa Francesco ha concesso il via libera al Decreto sull’eroicità delle virtù di Giuseppe Lazzati. L’arcivescovo di Milano Angelo Scola, il 6 novembre, al termine della messa d’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nella basilica di Sant’Ambrogio, ha significativamente introdotto il testo di tale Decreto, la cui versione italiana è stata letta all’ambone dal postulatore della Causa di canonizzazione. Il riconoscimento della «venerabilità» del prof. Lazzati costituisce tappa decisiva verso l’auspicato traguardo della sua beatificazione.