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L’Arcivescovo pellegrino per Milano

Sirio 22 - 31 luglio 2024
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Assistenza

CasAmica accoglie chi viene a curarsi in città

L'associazione che l’Arcivescovo visiterà il 12 febbraio ospita nelle sue strutture adulti e bambini accompagnati dai loro familiari. Volontari li sostengono nel periodo della degenza

di Luisa BOVE

30 Gennaio 2022

Cento posti letto sparsi in quattro case di accoglienza in zona Città Studi per accogliere persone e i loro familiari che arrivano da tutta Italia per curarsi negli ospedali milanesi. Sabato 12 febbraio alle 11.15 l’Arcivescovo visiterà la struttura di CasAmica che si trova in via Sant’Achilleo.

Da 35 anni i volontari dell’associazione accolgono e sostengono gli ospiti che vivono un momento delicato della loro vita. «È inaccettabile che al dolore di una malattia debbano aggiungersi le difficoltà pratiche, economiche e organizzative legate alla necessità di trovare una sistemazione lontano da casa per un lungo periodo – dice Lucia Vedacci Vedani, fondatrice della onlus -. In questo momento più che mai è fondamentale non lasciare solo nessuno e assicurare il calore di una casa e una famiglia a chi ne ha più bisogno».

Oltre ai costi di viaggi e soggiorni in hotel o B&B milanesi, insostenibili per tante famiglie, è impagabile il calore umano e il sostegno che i volontari assicurano ai loro ospiti, adulti, anziani, ragazzi e bambini.

Stefano Gastaldi
Stefano Gastaldi

La storia

«La storia di CasAmica coincide col bisogno legato all’Istituto dei tumori e al neurologico Besta – racconta il direttore Stefano Gastaldi -. Le strutture preso la parrocchia Santi Nereo e Achilleo sono ricavati dai due matronei della chiesa ristrutturati per diventare casa di accoglienza». Nel 2000, dopo i lavori nel primo matroneo, hanno aperto agli ospiti di ogni età; poi nel 2011, con la ristrutturazione del secondo, la scelta è stata quella di riservare la nuova struttura ai minori. «La casa dei bambini, riconosciuta come housing sociale, ci ha permesso di fare un salto di qualità nell’accoglienza – assicura Gastaldi -. Prima li ospitavamo negli altri spazi, ma qui abbiamo arricchito i servizi attraverso i volontari e le figure professionali». Il 90% dei ragazzi che arrivano a Milano vengono curati nei reparti di pediatria dell’Istituto dei tumori. Se il bambino è piccolo gli accompagnatori sono due e a volte c’è anche il fratellino: si tratta quindi di accoglienze articolate con situazioni spesso complesse.

Integrazione e crescita

In via Salvini 26, dove c’è la sede storica dell’associazione, i locali (in parte di proprietà della onlus e in parte in locazione) sono collocati sopra la cappella della parrocchia e sono già stati utilizzati in passato dai padri Comboniani. «Qui abbiamo avuto i primi posti letto – continua il direttore -, poi piano piano tutta la struttura è diventata CasAmica. In via Fucini invece ci siamo ridotti perché paghiamo gli affitti a un privato a prezzo di mercato. Un buon numero di volontari arriva dal quartiere, ma anche da altre zone. La nostra struttura è conosciuta e ci siamo integrati nel territorio, siamo visti con affetto e ammirazione. Poi è chiaro che la nostra accoglienza è rivolta a chi viene da fuori Milano e da fuori regione».

L’associazione ha continuato a crescere: «La Fondazione Cariplo, stupita dal nostro modo di lavorare, ci ha invitato ad andare sul territorio di Lecco». Lì l’associazione ha aperto i battenti nel 2016 con 25 posti letto, mentre già arrivava un’altra richiesta da Roma, e così l’anno successivo nasceva una casa anche nella capitale per una capienza di 38 posti. A quel punto, per gestire tutte le strutture, si è costituita l’impresa sociale di CasAmica.

Nei prossimi mesi sorgerà da zero una nuova struttura a Segrate, con un progetto davvero ambizioso per offrire accoglienza e una serie di servizi ai malati che faranno riferimento al San Raffaele, ma anche all’Istituto dei Tumori e al Besta. «Pensiamo a un ambulatorio dove medici e infermieri potranno garantire alcune prestazioni per ridurre al minimo il ricorso in ospedale – spiega Gastaldi -; uno spazio riabilitativo; alcuni piccoli appartamenti per i trapiantati che non possono vivere in comunità».