Da una profetica intuizione del cardinale Carlo Maria Martini successiva al Sinodo dei giovani e dall’entusiasmo di molti giovani di Azione Cattolica, dieci anni fa nasceva Casa Zaccheo, per sperimentare concretamente e quotidianamente la vita comunitaria nella fraternità. Più di 200 ragazzi in questi dieci anni hanno varcato la soglia della casa in via Bergamini 10 a Milano e hanno vissuto un tempo più o meno prolungato con altri giovani dai 19 ai 30 anni.
Come funziona? La vita quotidiana di ciascuno, scandita dagli impegni di studio o lavoro, viene condivisa con altri giovani (la comunità può ospitarne fino a 8). «Casa Zaccheo è davvero un momento privilegiato della vita, in cui scoprire e assaporare nel profondo la vita di comunità, condividendo il tempo e le attività in un modo diverso dal solito – dice Francesca, che ha fatto questa esperienza -, proprio come fece Zaccheo quel giorno, invitando Gesù a entrare nella sua casa e quindi nella sua vita». La comunità è accompagnata nel cammino spirituale dall’assistente dei giovani di Azione Cattolica, don Luca Ciotti. All’interno della comunità è poi prevista la presenza di un giovane responsabile di Ac che aiuti gli altri ragazzi, anche dal punto di vista pratico e organizzativo, a vivere pienamente lo spirito dell’esperienza. «Le persone con cui vivere non le scegli tu, ma ti capitano, con i loro pregi e i loro limiti – prosegue Francesca -. Questa però è una ricchezza da spendere nella vita futura».
Nella scansione della giornata e della settimana sono previsti alcuni momenti di condivisione, come la recita delle Lodi e della Compieta, il silenzio prima della cena, l’Eucaristia infrasettimanale e l’organizzazione di serate insieme, di carattere culturale o d’incontro con testimoni di vita, sfruttando le tante opportunità che Milano offre. «Tutta la giornata viene riportata nella preghiera, condividendo quanto vissuto durante il giorno – sottolinea Laura -. Dovrebbe essere così sempre, perché l’amicizia ha come base la ricerca di Dio». Ogni gruppo, a partire dal progetto della comunità e dalle proprie esigenze e desideri, organizza i tempi secondo le necessità di tutti. «La condivisione è davvero totale, cioè basata sull’essenziale: cibo, soldi, riposo, servizi… Ma in realtà alla fine dell’esperienza ti accorgi che l’unico essenziale è proprio Dio», sostiene Jessica.
Insomma, l’obiettivo è quello di sperimentare un metodo per vivere nella quotidianità il proprio essere cristiani, acquisendo gli strumenti e lo stile per poter proseguire anche una volta conclusa l’esperienza. Andrea spiega così la propria esperienza in Casa Zaccheo: «Da lavoratori abbiamo concentrato lo stare assieme nell’affanno della mattina e nella stanchezza delle sere, ma è proprio questa la quotidianità che vogliamo riempire di senso, rinnovata da questi momenti in cui scegliamo di fermarci, di non andare con il pilota automatico, di interrogarci sulle nostre relazioni e gettare basi per crearne altre. Tra le mille convinzioni maturate in questa avventura singolare ne sottolineo una: essere giovani ardenti, consapevoli di sé e del mondo, capaci di entusiasmo e di diffonderlo».