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Emergenza

«Casa, ci vuole un impegno comune»

Cacciari: «Occorre mettersi insieme, ognuno per la sua missione specifica». Scola: «Il Governo si faccia carico del problema generale, poi il Comune unifichi gli interventi»

di Annamaria BRACCINI

25 Novembre 2014

«Nessun Paese può farcela da solo, altrimenti ognuno si arrangerà come può, chi meglio, chi peggio e sarà come inseguire una valanga. Oggi, di fronte a questioni come quella della povertà, occorre mettersi tutti insieme – Comuni, Stato, Europa -, ognuno per la sua missione specifica. Se non c’è sinergia e consapevolezza che questo è un problema epocale e non un ciclo – per cui adesso c’è miseria, ma domani non ci sarà – non riusciremo a uscirne se non con palliative che, alla lunga, non servono», spiega, a margine dell’incontro per i dieci anni della Casa della Carità, Massimo Cacciari.

Gli fa eco il cardinale Scola: «Concordo profondamente con quello che Cacciari ha detto: non possiamo sottrarci alla questione del cambiamento e del travaglio in atto. Non si possono sempre liquidare i discorsi sulle ragioni iniziali e le cause profonde. A Baggio ho trovato gente provata, ma disponibile ad ascoltare: è chiaro che siamo di fronte a un momento di tensione, ma occorre non lasciarlo degenerare in una rabbia che poi batta solo la strada della violenza. È chiaro che ci sono situazioni diverse anche nelle occupazioni di case e, d’altra parte, il principio di legalità va rispettato. A me pare che la proposta emersa dal Tavolo promosso dalla Prefettura – sgombrare solo in caso di flagranza, naturalmente senza mai usare la violenza – può essere un primo segno di contenimento. Se un anziano viene ricoverato in ospedale e al ritorno, trova la casa occupata, è chiaro che qualcosa bisogna fare, ma la strada è quella che il Governo torni a farsi carico del problema abitativo più generale e che, a livello locale, il Comune debba diventare il soggetto che unifica tutti gli interventi. Almeno ci sia sinergia».