La Carta dei Valori è frutto dell’ascolto «delle rappresentanze delle diverse componenti della Comunità di lavoro che è la Curia allargata». Ma cosa si intende quando si parla di “Curia allargata”? A rispondere è Silvia Staffieri che lavora nell’Ufficio curiale di Consulenza amministrativa: «La Curia di Milano è una Comunità di lavoro di circa 250 persone, composta da persone, organismi, soggetti giuridici differenti: da qui l’espressione “Curia allargata” che opera a servizio della Chiesa ambrosiana e del suo Vescovo».
Come si configura?
Essa affonda le radici della propria identità nei valori evangelici universalmente condivisibili in quanto edificano l’umano e promuovono la dignità di ogni persona. Tale Comunità di lavoro coadiuva il Vescovo nel governo dell’intera Diocesi, perseguendone le finalità pastorali e curando l’amministrazione dei beni e delle strutture necessarie alla vita della realtà diocesana. La sua opera si svolge secondo uno statuto e un’organizzazione mutuati dalla disciplina giuslavorista, al fine di garantire procedure e sostenibilità economica, nel rispetto delle caratteristiche identitarie. Un tratto distintivo e singolare di tale Comunità di lavoro – appunto la Curia allargata – è rappresentato dalla co-presenza di preti, consacrati e laici. Condividendo gli stessi valori e perseguendo la medesima missione si lavora insieme in una corresponsabilità differenziata, ma sinergica, che discende dai diversi stati di vita e dai differenti compiti e ruoli di ciascuno. È necessario tenere in equilibrio queste differenze, coltivando il desiderio sia personalmente, sia comunitariamente di cogliersi in tale singolarità.

Lei ha partecipato al Tavolo dei venti. Come si è arrivati alla costituzione di questo organismo?
Sì, ho preso parte al Tavolo dei Venti, organismo consultivo di natura “pastorale”, frutto iniziale delle giornate di lavoro del gennaio 2024 sul Sinodo con gli Uffici e i Servizi di Curia e le realtà collegate, onde proseguire il cammino “sinodale” della cosiddetta Curia allargata. La denominazione “Tavolo dei Venti” vuole alludere al numero dei componenti (all’incirca una ventina di persone), ma intende anche evocare il Vento dello Spirito nella cui docilità si desidera operare. Il Tavolo dei Venti è composto prevalentemente da laici appartenenti alle diverse realtà della Curia allargata e da qualche presbitero. Ci definiamo «antenne» e «voce» dei nostri colleghi, che pur non partecipando direttamente ai nostri incontri, ci manifestano le loro osservazioni, che diventano poi spunti di riflessione e di lavoro.
Uno dei punti qualificanti della Carta è lo stile sinodale. Come lo avete vissuto durante il lavoro di elaborazione del documento?
Nel nostro agire concreto di donne e uomini che lavorano nella “Curia allargata” siamo chiamati a tenere insieme le tre dimensioni fondamentali della sua identità e missione: quella pastorale, quella comunitaria e quella organizzativo/gestionale, ricercando per ciascuna dimensione i corretti parametri di sostenibilità.
L’Arcivescovo, nella sua Proposta pastorale per l’anno in corso, richiama la necessità di un impegno comune per la ricezione degli indirizzi sinodali e cita espressamente la Carta dei Valori. In questo contesto, il documento può essere un esempio?
È un esempio a cui tutti dovremmo rifarci: avere uno stile sinodale, porci al servizio degli altri cercando di valorizzare persone e risorse a disposizione, dovrebbero essere i cardini di ogni realtà. Lavorare sapendo che lo si fa per il bene comune responsabilizza e motiva a operare seguendo i valori evangelici universalmente condivisibili.
In relazione alla Carta dei Valori qual è la responsabilità che sente maggiormente a livello personale?
Quello di fornire un servizio alla Diocesi e alla polis. Quotidianamente ci impegniamo per essere un punto di riferimento nel servizio che ci coinvolge dentro e fuori della Curia. È tutto questo mantenendo uno stile sinodale improntato all’ascolto reciproco e generativo, alla cura delle relazioni e sull’esercizio di una corresponsabilità sinergica.