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Speciale

Diocesi, una missione oltre i numeri

Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Intervista

Bilancio di missione, aumentano le risorse impiegate

L’economo diocesano Antonio Antidormi illustra le cifre più rilevanti che emergono nelle tre aree tradizionali di utilizzo: vigilanza canonica, pastorale, territorio

di Annamaria BRACCINI

3 Luglio 2024
Antonio Antidormi (Agenzia Fotogramma)

«Credo che rispetto al Bilancio di missione, così come l’abbiamo conosciuto nella sua prima edizione, quest’anno, con l’aggiornamento, si ponga in evidenza l’aumento significativo delle risorse, pari a oltre 68 milioni di euro impiegati nelle 3 aree tradizionali di utilizzo». A spiegare uno dei dati più rilevanti che emergono dal Bilancio di missione dell’Arcidiocesi, relativo al 2022-2023, è l’economo diocesano Antonio Antidormi.

Quali sono queste aree?
La vigilanza canonica, consulenza amministrativa e servizi che ha ricevuto il 40% delle risorse; l’indirizzo pastorale, coordinamento e formazione (il 17%) e i contributi per assistenza diretta e progetti sul territorio (43%).

Cosa si intende con vigilanza canonica?
In questa area è ricompresa tutta l’attività di garanzia che sostanzialmente svolgono gli uffici amministrativi di Curia, garantendo il corretto utilizzo delle risorse. E questo per custodire e vigilare sul patrimonio. Ciò significa fare attenzione che non vengano poste in atto iniziative che possano mettere a rischio il patrimonio stesso, che è sempre un patrimonio collettivo e delle comunità. La vigilanza garantisce anche rispetto agli atti di straordinaria amministrazione, per cui gli enti interessati (le 1107 parrocchie e gli enti canonici) devono farsi autorizzare dalla Curia arcivescovile che ne analizza le pratiche.

Quali sono questi interventi straordinari?
Solo per fare alcuni esempi, possono essere grandi lavori di ristrutturazione, che superano determinate soglie di attenzione a livello economico; eredità e legati su cui esercitare attenzione perché non vi siano, magari, condizioni che possono vincolare, poi, le parrocchie a sostenere oneri. Ma ci sono anche quelle vendite che abbisognano di un’autorizzazione centrale. Tuttavia, a questo si aggiungono anche servizi erogati da società diocesane, ad esempio, come la “Duomo Viaggi” cui attiene il tema del turismo religioso, ma anche come l’attività editoriale e di comunicazione che viene svolta da Itl e dalla Radio diocesana, o quella amministrativa di verifica dei bilanci e di accompagnamento fiscale che svolge la Gsc, e non da ultimo, le attività del Gruppo d’acquisto diocesano (Gsa) o quelle di consulenza in ambito immobiliare della Consulta.

Un dato significativo è anche quello dell’aumento da 26 milioni di euro a più di 29 dei contributi per assistenza diretta e progetti sul territorio…
Sì, indubbiamente. Qui la parola chiave è “diretta” perché riguarda la gestione diretta di opere oppure l’erogazione di fondi destinati a diversi ambiti della pastorale quali carità, missioni, educazione, sostegno del clero e aiuto alle parrocchie; a questo proposito ammontano a oltre 4 milioni e mezzo le erogazioni a parrocchie bisognose anche attraverso il Fondo perequazione.

Prosegue anche il trend positivo della diminuzione dell’indebitamento delle parrocchie?
Dal 2019 sta diminuendo l’indebitamento delle realtà parrocchiali, anche grazie a un indirizzo amministrativo diocesano che è stato posto in essere per le parrocchie stesse, iniziando a programmare il rientro dei debiti che, talvolta, sono frutto di anni passati. La Curia ha iniziato a essere più proattiva con le singole parrocchie, interagendo direttamente con esse. Si analizzano, così, le motivazioni e le necessità rispetto al tema dei singoli finanziamenti e della programmazione del debito a lungo termine nell’ottica di rientro.

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