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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Intervista

Bianchetti: «Oggi la famiglia
non è raccontata nella realtà»

La presentatrice Rai a www.family2012.com: «Non sempre vengono dati il giusto rilievo e la giusta rappresentazione»

di Silvio MENGOTTO

10 Aprile 2012

Come viene rappresentata la famiglia dal mondo della cultura e dello spetttacolo? A questa e ad altre domande risponde Lorena Bianchetti, presentatrice Rai, sul sito www.family2012.com. «C’è troppo poco spazio per la famiglia – dice Bianchetti – , che a volte viene scimmiottata e raccontata non nella sua verità ed essenza. Penso che non sempre le sia dato il giusto rilievo e le sia proposta la giusta rappresentazione. C’è difficoltà nella famiglia anche perché non è sostenuta dalle associazioni. Probabilmente a questa situazione ha contribuito anche la cattiva rappresentazione che a volte viene fatta della stessa. Tutto questo non la aiuta a trovare incoraggiamenti di fronte alle tante difficoltà a cui è sottoposta. Penso che si debba fare ancora tanto e si debba darle il giusto merito perché la vita, la società è fondata sulla famiglia. Tutti abbiamo bisogno della famiglia da dove parte tutto. E’ la culla dell’amore, la culla che fa pulsare il cuore della gente».

È possibile conciliare la vita professionale e personale con quella familiare?
È possibile. Anzi trovo che la famiglia sia il motore ulteriore di qualsiasi successo. La famiglia da un significato e una profondità ulteriore a tutto quello che si fa. La famiglia, oltre ad essere amore, è anche esperienza e vita. Ci sono persone molto ambiziose che affermano che se avessero la famiglia sarebbero distratti. Io non lo penso affatto! Anzi penso che la famiglia dà una carica ulteriore. Probabilmente c’è la difficoltà di trovare il partner o la partner capace di condividere, che abbia il desiderio e il progetto della condivisione degli intenti, degli obiettivi, del modo di rapportarsi alla vita. Così si diventa squadra. Diciamo che le difficoltà di oggi hanno la radice nell’egoismo. Ci sono tante persone incapaci o comunque che non mettono al primo posto la condivisione, che non mettono il noi ma solo l’io. Così, a mio avviso, si perdono una grande opportunità. C’è un po’ un circolo perverso».