«La differenza sessuale non è un optional, ma è una dimensione irrinunciabile dell’io. Questi e molti altri sono i temi che il cardinale Scola tratta nel suo libro “Uomo-donna. Il ‘caso serio’ dell’amore”». Per Francesco Belletti, già presidente del Forum delle associazioni famigliari, «sono riflessioni anticipatrici che l’Arcivescovo ha già sviluppato in tempi più pacati, quando non c’era il grande dibattito sul gender, sull’orientamento sessuale». Infatti «c’era già la consapevolezza che occorreva riaffermare la verità antropologica che l’essere umano si ritrova dentro un maschile e un femminile e deve fare la fatica di crescere, di incontrarsi e soprattutto di amare la differenza tra i due. “Il caso serio” dell’amore, l’idea che è la differenza che attira e genera, il Cardinale lo ha ben approfondito. Oggi è ancora più importante vedere un punto di vista così pro-positivo nei confronti della differenza sessuale».
Altrimenti l’essere umano risulterebbe «snaturato»?
Il valore educativo della differenza sessuale sta proprio nel rendersi conto dell’incompiutezza di ciascuno. L’altro è bello perché ha cose che tu non hai e nell’attrazione tra maschile e femminile nasce il miracolo della vita. È nella differenza che si genera la vita, l’uguaglianza non genera mai. È un valore pedagogico: guardando l’altro io completo me stesso. L’uomo contemporaneo pensa che basti guardare a se stesso per diventare pienamente uomo. Il Cardinale ci ricorda che la pedagogia della differenza sessuale dice che nessuno basta a se stesso, al punto che ha bisogno di un altro che è radicalmente diverso da sé.
La logica della reciprocità e del dono sembrano sempre minacciate. Non solo in Italia, ma nella stessa Europa…
Se uno non guarda l’altro o lo considera solo strumento del proprio desiderio, difficilmente sarà capace di dono. Invece l’altro è come un continente da scoprire, un mistero da incontrare. In effetti nell’esperienza dell’incontro della diversità si scopre il dono, si scopre il per-dono, si scopre la capacità di accogliersi nonostante gli errori. È la pedagogia divina che ci ha messo dentro questo grande desiderio di altro e che viene compresa prima di tutto attraverso la diversità sessuale.
Quello che manca oggi è il pensiero della differenza, seppure sia stato spesso strumentalizzato nelle lotte di emancipazione femminile…
La vera sfida della differenza è l’io attraverso il tu, una delle espressioni care al Cardinale. Ci vuole l’altro per diventare se stessi. Questo era uno dei limiti del primo femminismo: pensare che il femminile si definisce da solo. Eppure anche all’interno del movimento femminista qualcuno ha immaginato che si dovesse riscoprire l’identità femminile nella reciprocità col maschile. Quindi un femminismo relazionale, non solo rivendicativo.
Ma allora oggi che cosa fa paura?
La grande paura dell’uomo contemporaneo è scoprire la propria fragilità, che non può darsi la felicità da solo. L’uomo religioso è l’uomo mendicante, che chiede a Dio e agli altri di arrivare alla felicità. L’uomo contemporaneo tenta di fare a meno degli altri, tenta di diventare più felice perché non ha nessuno che gli pone dei limiti. Invece la felicità si conquista nella relazione, con Dio e con gli altri. La grande paura dell’uomo contemporaneo è aver bisogno, ma questa è la condizione dell’umano.