Sabato 6 giugno il cardinale Angelo Scola si recherà a Basiglio (Milano), dove alle 18 celebrerà la Messa nella chiesa di Gesù Salvatore. «La celebrazione si inserisce nella visita al Decanato di Rozzano – spiega il parroco, don Alberto Sacchi -. La scelta della nostra chiesa è dovuta al fatto che quest’anno si ricorda il 25° della sua consacrazione da parte del cardinale Carlo Maria Martini».
Come vi siete preparati?
Innanzitutto ci sono stati tre articoli, pubblicati in tre mesi successivi sul nostro mensile, che hanno approfondito la tematica della visita. Il primo è uscito a marzo e si è concentrato sul suo significato liturgico e teologico. Il secondo ad aprile, ha avuto come titolo «Il Cardinale torna da noi»: la prima visita di un Cardinale, infatti, risale al 1941 con il beato Alfredo Ildefonso Schuster, poi nell’80 è venuto Martini a dedicare la chiesa e oggi Scola verifica in modo positivo come la comunità sta vivendo. Nei giorni scorsi abbiamo anche organizzato un’Adorazione eucaristica aperta alla comunità. L’incontro con il Cardinale sarà un’occasione per vivere insieme come comunità, un momento per dare nuove energie agli operai del Vangelo, un’opportunità con cui l’inviato di Gesù e successore degli Apostoli darà nuovo impulso a ogni battezzato.
Come siete organizzati dal punto di vista pastorale?
Siamo unità pastorale insieme a Sant’Agata. Una comunità nuova, creata nel periodo del boom economico e che oggi risente inevitabilmente della crisi economica.
In che misura?
Ci sono molti appartamenti vuoti. Qui le spese per la manutenzione dei caseggiati sono notevoli, in quanto in passato erano stati costruiti immersi nei giardini. La Caritas parrocchiale è molto attiva, ma le richieste sono tantissime e superiori alle nostre possibilità. Abbiamo organizzato un Ufficio lavoro e un Centro d’ascolto dove si ricevono le richieste delle persone in difficoltà, mentre la Caritas si occupa in modo particolare della distribuzione di cibo e indumenti.
Gli immigrati sono molto presenti sul vostro territorio?
Ci sono molti stranieri che vengono a Milano per lavoro. Possiamo contare quasi 40 espressioni etniche diverse. I più presenti sono filippini, americani e tedeschi. In concomitanza con Expo sono aumentate anche le presenze dall’Asia.
Giovani: com’è la situazione?
Fino alla terza media frequentano la parrocchia. Il problema maggiore qui è la mancanza di centri culturali giovanili. Per le Prime Comunioni siamo nell’ordine dei 70-80 ragazzi all’anno. Le scuole sono materne, medie ed elementari. Non ci sono le superiori, e questo porta i ragazzi a gravitare altrove. Dall’8 giugno faremo per un mesetto l’oratorio estivo. Qui poi vengono organizzate anche molte attività sportive e proposte alternative per riunire i ragazzi dopo la scuola, perché la maggior parte di loro ha genitori che lavorano tutta la giornata. Da noi abitano molti professionisti, spesso perciò non sono loro ad accompagnare i ragazzi nelle varie attività. Questo però fa sì che l’ambiente sia molto stimolante e che richieda una certa preparazione culturale.
Ci sono molti anziani?
In passato c’erano soprattutto giovani coppie che avevano investito sulla casa. Adesso ci sono più anziani e dunque più funerali che battesimi. Purtroppo molti di questi vivono in Case di riposo, come spesso oggi accade nelle famiglie.
Organizzate iniziative particolari?
Sì, diverse. Abbiamo “l’animazione cristiana”, il centro culturale “Tommaso Moro” che organizza eventi culturali, musicali e teologici, e il prossimo 13 giugno ha in programma un concerto con l’orchestra dei popoli “Un mondo da ascoltare”. C’è anche l’Università della Terza Età, con la partecipazione di circa 400 persone all’anno e una cinquantina di corsi. Da parte mia, per esempio, seguo gli ambiti di Filosofia e Teologia: l’anno scorso ho tenuto un corso dedicato alla felicità, quest’anno tratterò dell’anima e il prossimo dei sogni, dalla Bibbia a Freud.