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Esperienze

Bambini in Romania,
la solidarietà più forte dei pregiudizi

Nel corso dell’estate 120 giovani dell’associazione nata da una costola di Comunità Nuova di don Gino Rigoldi si recheranno come volontari per operare a sostegno di minori in difficoltà: «Si riceve più di quello che si dà ed è un modo per combattere i luoghi comuni su quel Paese»

di Francesca LOZITO

2 Agosto 2015

Domenica 2 agosto cinquanta ragazzi partono per la Romania. Compresi loro, a fine estate saranno in tutto 120 i giovani che avranno fatto esperienza di un periodo di aiuto e sostegno ai minori in difficoltà con l’associazione Bambini in Romania, promossa da don Gino Rigoldi per iniziativa di un gruppo di volontari che, dopo un viaggio in quel Paese, decisero di fare qualcosa per i bambini che vivevano là. Un modo certamente unico e particolare per trascorrere una parte della propria estate.

Valentina Schiappadini è referente per la promozione e la partecipazione di questa associazione e ha fatto esperienza diretta tra lo scorso anno e il 2015, vivendo in uno dei centri in Romania. «Sono partita volontaria con altri sette ragazzi, ero la più grande – racconta -. L’aspetto più bello è che questa differenza di età, di fronte alle situazioni particolari che abbiamo vissuto, non si è sentita per nulla».

Bambini in Romania propone soprattutto campi estivi, che si concentrano tra luglio e agosto: per i volontari che hanno già fatto una prima esperienza, c’è poi la possibilità di partire anche per una missione invernale. Come ha fatto Valentina, che a fine 2014 è stata a Bradet, in un piccolo paesino sulle montagne: «Abbiamo trascorso lì dieci giorni, compreso il Capodanno». Valentina è stata in un centro posto sotto la tutela statale: «È un luogo che ospita ragazzi e ragazze con gravi disabilità psichiche. E noi diamo una mano. È stata un’esperienza unica, per me la prima come volontaria a sostegno della disabilità. Un momento bellissimo, da cui mi sono portata a casa un grande bagaglio di emozioni. Avevo paura di non essere capace di approcciarmi a situazioni così diverse: uno si fa sempre tanti problemi prima di partire, a seconda delle aspettative, ma poi si risolve tutto vivendo… In questo il gruppo, il fatto di partire assieme, è una grande risorsa. Il gruppo è un appoggio e un modo per riuscire a confrontarsi e riequilibrare i propri pensieri, che se rimangono solo nella testa tendono a ingigantirsi, ma se vengono condivisi si alleggeriscono…».

Ma perché affrontare un’esperienza del genere?
Perché è un’esperienza di vita, è un incontro con una cultura diversa, con situazioni diverse, con ragazzi che hanno vissuto un’esperienza forte. È un modo per crescere, per ridimensionare il proprio quotidiano. Credo che sia un momento altamente formativo.

Un ragazzo che sceglie di fare volontariato in Romania cosa deve aspettarsi di trovare?
La grande scoperta è prima di tutto fare volontariato: si riceve più di quello che si dà. Poi la Romania, pur essendo un Paese europeo, arriva da retaggi particolarmente radicati, per cui ci sono situazioni particolari per i minori, per i quali c’è un tasso di abbandono che non è paragonabile ad altri Paesi europei. È stato molto significativo trovare una realtà di questo tipo in un Paese che è dietro l’angolo. Ci si arriva con due ore di aereo, ma si entra in un mondo diverso, sotto tutti i punti di vista: cultura, musica, cibo… Poi, vivere le storie dei ragazzi, stare con loro, trascorrere giornate insieme, ingegnarsi per fare qualcosa di nuovo, è arricchente.

Come si entra in contatto con Bambini in Romania?
I volontari sono una grande risorsa per l’associazione e l’idea fondante è che spesso, dalla voglia e dalla necessità di fare volontariato, partano nuove attività. Uno degli esempi più lampanti è il gruppo che fa volontariato con i profughi siriani fin da quando si trovavano alla Stazione centrale, in collaborazione con le associazioni che gestiscono le altre parti dello spazio. Anche questa è un’esperienza significativa.

Un altro gruppo di volontariato che funziona tutto l’anno supporta i ragazzi del Beccaria (Bambini in Romania è una costola di Comunità nuova, ndr). In più ci sono gruppi operativi, attivi tutto l’anno, che si occupano di fare sensibilizzazione, raccolta fondi, testimonianza, esperienza. Serena Fiorentino è la coordinatrice di tutto il volontariato dell’Associazione: «Partecipare ai nostri viaggi aiuta a far crescere la consapevolezza di essere cittadini, proprio a partire dalla relazione con l’altro che è in difficoltà. Tutelare i diritti vuol dire anche fare animazione con i ragazzi in difficoltà». In questo senso, secondo Serena, l’obiettivo che persegue l’associazione Bambini in Romania è doppio: «Da una parte c’è la formazione che si va a dare ai ragazzi del posto, dall’altra quella che si riceve facendo i volontari». E la Romania non è un luogo a caso: «Esiste ancora molto pregiudizio nei confronti di quel Paese: “romeno”, per alcuni, è un insulto. Andare lì è anche un modo per combattere questo luogo comune».

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