«È tempo che i Gruppi di ascolto della Parola, in Diocesi, procedano nell’esperienza iniziata con il cardinale Martini, confermata dal cardinale Tettamanzi e naturalmente dal cardinale Scola. Si sente la necessità di un momento formativo e, insieme di incontro, anche perché, per una serie di ragioni, è già da tempo che gli animatori dei Gruppi non si ritrovano tra loro». Don Matteo Crimella, responsabile della Sezione dell’Apostolato Biblico, spiega così l’origine e la ragione dell’importante Giornata di formazione e incontro, voluta dal vicario di Settore, monsignor Pierantonio Tremolada, e convocata per domenica 17 aprile presso il Centro pastorale ambrosiano di Seveso.
Come si svolgeranno i lavori?
Concretamente saremo aiutati nella riflessione da due biblisti, don Antonio Nepi (diocesi di Fermo) e don Marco Cairoli (diocesi di Como), che affronteranno il tema della misericordia nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Il primo approfondirà il capitolo 34 dell’Esodo, in cui sono contenuti i cosiddetti 13 attributi di Dio, mentre don Cairoli svilupperà il capitolo 12 della Lettera di Paolo ai Romani. Vi saranno anche momenti nei quali gli stessi animatori saranno invitati a intervenire, rispondendo alle provocazioni dei relatori.
Sono previsti ambiti di discussione e di discernimento specifici anche per questi laboratori?
Sì. Al mattino ci si confronterà sul IV capitolo del Libro di Giona e, nel pomeriggio, vorremmo ascoltare, dagli animatori stessi, le loro esperienze, le gioie, le difficoltà e le fatiche che si vivono all’interno della comunità cristiana. Ciò costituirà un feed-back particolarmente utile anche alla Commissione diocesana per i Gruppi di ascolto, al fine di mettere a punto una proposta da offrire ai Gruppi di tutta la Chiesa ambrosiana.
Perché è importante approfondire l’aspetto della formazione?
La caratteristica dei Gruppi di ascolto è triplice: anzitutto, la loro esistenza e valore sono legati non a un ascolto generico, ma a quello della Scrittura che diviene Parola di Dio nel momento in cui è recepita in un contesto di fede. La seconda caratteristica è che ciò avviene in abitazioni di persone che aprono le porte delle loro case a vicini, amici, condomini, magari conosciuti per l’occasione. Terza peculiarità è che la guida dei Gruppi sia affidata esclusivamente ai laici. Si tratta quindi di una proposta bella e particolarmente adatta al nostro tempo.
Anche in vista di quel sano protagonismo del laicato, espressamente definito dal Concilio, ma che forse non è ancora divenuto prassi comune? Il cardinale Scola ricorda spesso che i laici non sono “clienti” della Chiesa, ma soggetti di evangelizzazione…
Esattamente. Il Vaticano II chiede appunto che i laici si prendano cura dell’annuncio del Vangelo e, quindi, della fede dei loro fratelli e sorelle proprio attraverso questa forma di condivisione e di testimonianza. Non si tratta, infatti, solo di comunicare ciò che si conosce della Scrittura, ma di vivere quanto la Parola indica e significa. La “scommessa” sui laici e la possibilità di formare le persone in maniera adeguata mi pare rivesta, oggi, un significato cruciale.