Sirio 26-29 marzo 2024
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6 settembre

A Cuggiono un oratorio
atteso da cinquant’anni

Per l’inaugurazione della nuova struttura l’Arcivescovo celebrerà la Messa delle 18.30 e incontrerà i sacerdoti del Decanato. Presenta le attività pastorali don Franco Roggiani che guida le due parrocchie del paese, dove vivono parecchi stranieri

di Cristina CONTI

1 Settembre 2014

Sabato 6 settembre, alle 18, il cardinale Angelo Scola celebrerà la Messa a Cuggiono nella parrocchia di San Giorgio. In questa occasione incontrerà anche i preti del Decanato di Castano Primo. Ma quali sono le caratteristiche di questo territorio? L’abbiamo chiesto a don Franco Roggiani, parroco delle due parrocchie di Cuggiono, San Giorgio e Santi Giacomo e Filippo in Castelletto, e decano del Decanato di Castano Primo.

Come mai l’Arcivescovo viene da voi proprio in questo periodo?
La visita è in concomitanza con l’inaugurazione del nuovo oratorio. È stato un progetto atteso da tempo: erano almeno 50 anni che qui si aspettava una nuova struttura. Per celebrare questo evento è importante la presenza del Cardinale.

Come siete organizzati dal punto di vista pastorale?
San Giorgio è in unità pastorale con l’altra parrocchia del comune, quella di Castelletto, l’oratorio è unico e la pastorale giovanile di entrambe è seguita da don Lorenzo Truccolo.

La crisi economica si sente molto nel vostro territorio?
Sì, si è sentita molto. Tante persone sono disoccupate o in cassa integrazione. A sentirne il peso sono soprattutto gli immigrati, che spesso non hanno né ammortizzatori sociali né una famiglia alle spalle che può dare una mano. Cerchiamo di intervenire, aiutando chi è in difficoltà a pagare le bollette di luce e gas o l’affitto. Distribuiamo anche cinquanta pacchi viveri ai più bisognosi.

Ci sono molti immigrati?
Sì, parecchi. Secondo l’ultimo rilevamento del Comune ci sono ben 24 nazionalità: marocchini, pakistani, rumeni, ucraini, moldavi, cinesi, tanto per citarne alcuni. E anche i numeri sono alti: si parla di circa 700-800 stranieri su un totale di 8 mila abitanti.

Giovani: com’è la situazione?
Molti ragazzi frequentano abitualmente l’oratorio e, come avviene anche nelle altre parrocchie della Diocesi, soprattutto nel periodo estivo si raggiungono numeri altissimi: 380-400 ragazzi, con una schiera di adolescenti che partecipano come animatori. A livello di giovani, invece, c’è stato un po’ un calo. Sono una ventina, tutti impegnati nelle attività dell’oratorio. Con loro si fa fatica a parlare di dottrina sociale della Chiesa, ma sono assidui a frequentare la catechesi settimanale. Certo, il numero lascia un po’ a desiderare. La catechesi infatti comprende anche i giovani che abitano a Castelletto, Bernate Ticino e Casate (Lc), anche se si trovano in altri comuni: un totale di 11 mila abitanti, mentre il numero dei giovani che seguono abitualmente si aggira sui 30.

E gli anziani?
Per loro fino a qualche anno fa organizzavamo attività che completassero quelle del Centro sociale del Comune (un ambiente di ritrovo che è tuttora molto vivace). E così ogni settimana al martedì partivamo tutti insieme per quella che chiamavamo “la gita degli argentei”, dalle 13 alle 19.15. Andavamo a vedere mostre, visitavamo città e monumenti. Era un modo per tenere insieme le persone e creare tra loro un legame. Non si ha più tempo per tenere in piedi questa iniziativa. È rimasta, invece, la Messa alle 9 del giovedì, un appuntamento costante da ormai 23 anni, introdotto dal mio predecessore: qui la partecipazione è elevata, ci sono sempre 200-250 persone perché durante la celebrazione vengono ricordati anche diversi defunti. Al termine facciamo un breve momento di catechesi, in cui magari commentiamo qualche paragrafo degli scritti di Papa Francesco, documenti fondamentali che è bene che tutti conoscano.

Ci sono altri momenti organizzati per la comunità?
Anno per anno decidiamo uscite e incontri. Tra questi il viaggio è un appuntamento fisso a cui partecipano 40-50 persone: quest’anno per esempio siamo andati a Lourdes e in Austria. È un’esperienza importante per creare un retaggio comune: le persone si conoscono e nascono rapporti duraturi anche al ritorno a casa. E poi organizziamo mostre e dibattiti. Ci sono almeno quattro o cinque eventi un po’ fuori dagli schemi ogni anno. Il restauro della Basilica e dell’organo inoltre è stato importante per dar vita a un’attività di spiegazione e di visita della chiesa.