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Anno pastorale

“Pietre vive”, lettere dalla Francia

Il testo indirizzato ai fedeli della Diocesi ispirato dalle esperienze vissute nel corso del recente pellegrinaggio oltralpe

di Claudio MAZZA Redazione

7 Settembre 2009

La lettera inviata dal cardinale Tettamanzi ai fedeli della Chiesa ambrosiana prende origine dal pellegrinaggio svolto in Francia a luglio. Il titolo (Pietre vive) si rifà alla prima lettera di Pietro, che presenta Cristo quale «pietra d’angolo, scelta e preziosa». Di qui l’auspicio dell’Arcivescovo: «Avviciniamoci a lui, pietra viva, per diventare noi pure edificio spirituale, sacerdozio santo». La lettera prende forma in un agile sussidio di 48 pagine (Centro Ambrosiano, euro 0,95), con illustrazioni a colori che richiamano il gusto delle miniature, ed è l’insieme di “cinque lettere dalla Francia” che offrono alcune suggestioni del viaggio, «così come – scrive l’Arcivescovo – sono entrate in dialogo con i pensieri che andavo facendo sul nuovo cammino pastorale». La lettera inviata dal cardinale Tettamanzi ai fedeli della Chiesa ambrosiana prende origine dal pellegrinaggio svolto in Francia a luglio. Il titolo (Pietre vive) si rifà alla prima lettera di Pietro, che presenta Cristo quale «pietra d’angolo, scelta e preziosa». Di qui l’auspicio dell’Arcivescovo: «Avviciniamoci a lui, pietra viva, per diventare noi pure edificio spirituale, sacerdozio santo». La lettera prende forma in un agile sussidio di 48 pagine (Centro Ambrosiano, euro 0,95), con illustrazioni a colori che richiamano il gusto delle miniature, ed è l’insieme di “cinque lettere dalla Francia” che offrono alcune suggestioni del viaggio, «così come – scrive l’Arcivescovo – sono entrate in dialogo con i pensieri che andavo facendo sul nuovo cammino pastorale». Lettera da Paray-le-Monial È la cittadina della Borgogna famosa per il culto al Sacro Cuore. Il viaggio non poteva che partire da qui, «così come ogni iniziativa pastorale»; cioè «dall’alto: dalla contemplazione del mistero di Dio, e dal centro: dal Cuore di Cristo». È da questo cuore che «dobbiamo attingere forza» per rinnovare il volto della nostra Chiesa «nel segno della comunione-collaborazione-corresponsabilità» e nella consapevolezza che «possiamo essere strumenti di salvezza, non salvatori». Lettera da Nevers Qui riposano le spoglie di Bernadetta, nella cui santità si fondono la straordinarietà (le apparizioni) e l’ordinarietà nel nascondimento del monastero. Di qui l’appello alla “sobrietà pastorale” da intendere «come esortazione a riscoprire il valore della pastorale ordinaria», e a «custodire la giusta misura nei mezzi, nei tempi e nello stile del nostro agire» senza inseguire “effetti speciali”, ma puntando sull’essenziale. Lettera da Alen�on e Lisieux Dal fonte battesimale dove sono stati rigenerati alla vita di grazia i coniugi Martin (i genitori di Santa Teresina, da poco beatificati), l’Arcivescovo prende spunto per parlare del sacerdozio dei fedeli. «In che senso tutti i cristiani sono sacerdoti? – si chiede -. Significa lasciare che l’amore di Dio penetri ogni respiro della nostra vita ordinaria. Non è forse questa la Messa che il Signore chiede a tutti di celebrare con gioia uscendo dalla chiesa?». Lettera da Vézelay Qui sono custodite le reliquie di Santa Maria Maddalena: «L’itinerario spirituale di Maria di Magdala, associata dalla tradizione alla peccatrice perdonata, è uno splendido esempio di conversione e di redenzione», scrive l’Arcivescovo, offrendolo come icona ai cristiani di oggi. Qui si parla di conversione pastorale, che ci chiede di «diventare una Chiesa della speranza e della gioia» e di «coltivare la qualità evangelica delle relazioni personali ». Nello stile dell’accoglienza, della gratuità e della gratitudine. Lettera da Ars Non poteva che essere indirizzata “Ai miei sacerdoti”, nel ricordo del ministero sacerdotale di Giovanni Maria Vianney: «Pensavo al ritorno in diocesi e mi chiedevo quale proposta offrire ai miei preti per vivere con frutto l’Anno Sacerdotale». Qui nasce l’idea di un “anno di riposo in Dio” a livello personale e a livello comunitario, con l’auspicio che lo stile sinodale che ha pervaso l’ultimo anno la diocesi rafforzi «nei decanati e tra i preti rapporti di autentica fraternità». Non di meno va costruito «con i nostri fedeli un rapporto di vera fiducia, di collaborazione cordiale e responsabile, di formazione esigente».A questo proposito l’Arcivescovo lancia l’iniziativa di una “Settimana di formazione di base”, da svolgersi a livello zonale, «per favorire una più intensa comunione di intenti tra chi, nella varietà dei compiti e dei servizi, condivide l’impegno della missione evangelizzatrice della Chiesa di Milano».