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Lavoro

La famiglia e i cristiani davanti alla crisi

I problemi posti dall'attuale contesto economico e la necessità di comportamenti che stimolino la condivisione�discussi nel convegno svoltosi alla vigilia della Giornata�della Solidarietà� -

Silvio MENGOTTO Redazione

10 Febbraio 2009

A conclusione del cammino pastorale di questi ultimi tre anni, l’Arcivescovo propone di ripensare al tema della famiglia che sappia vivere la sua fede, da cristiani nel mondo. Il testo Famiglia diventa anima del mondo suggerisce alla famiglia di essere una presenza di fede, capace di offrire un contributo di valori all’intera società e, quindi, anche al mondo del lavoro.
Con questa premessa, sabato 7 febbraio il Centro diocesano di Milano ha ospitato il convegno alla vigilia della XXVIII Giornata della Solidarietà, promossa dall’Ufficio per la Vita sociale e il lavoro sul tema “Famiglia, lavoro e solidarietà”. Dopo l’introduzione di don Raffaello Ciccone, responsabile della Pastorale del lavoro, il convegno – coordinato da Fabio Pizzul, direttore di Radio Marconi – ha affrontato il tema secondo diverse angolazioni. Le luci e le ombre nel rapporto tra famiglia e lavoro sono state analizzate secondo diversi profili dal sociologo Francesco Belletti, dalla sindacalista Cgil Susanna Camusso e dall’imprenditore Miro Radici.
La seconda parte del convegno, invece, ha sviluppato il tema di una solidarietà responsabile. Il sindacalista Giorgio Santini ha relazionato sull’associazionismo del mondo del lavoro, Luciano Gualzetti (presidente della Fondazione S. Carlo) ha approfondito la rete della solidarietà, mentre Renato Livraghi si è soffermato sul Fondo famiglia-lavoro, recentemente lanciato dal cardinale Tettamanzi. Monsignor Eros Monti, vicario diocesano per la Vita Sociale, ha poi svolto le conclusioni. A conclusione del cammino pastorale di questi ultimi tre anni, l’Arcivescovo propone di ripensare al tema della famiglia che sappia vivere la sua fede, da cristiani nel mondo. Il testo Famiglia diventa anima del mondo suggerisce alla famiglia di essere una presenza di fede, capace di offrire un contributo di valori all’intera società e, quindi, anche al mondo del lavoro.Con questa premessa, sabato 7 febbraio il Centro diocesano di Milano ha ospitato il convegno alla vigilia della XXVIII Giornata della Solidarietà, promossa dall’Ufficio per la Vita sociale e il lavoro sul tema “Famiglia, lavoro e solidarietà”. Dopo l’introduzione di don Raffaello Ciccone, responsabile della Pastorale del lavoro, il convegno – coordinato da Fabio Pizzul, direttore di Radio Marconi – ha affrontato il tema secondo diverse angolazioni. Le luci e le ombre nel rapporto tra famiglia e lavoro sono state analizzate secondo diversi profili dal sociologo Francesco Belletti, dalla sindacalista Cgil Susanna Camusso e dall’imprenditore Miro Radici.La seconda parte del convegno, invece, ha sviluppato il tema di una solidarietà responsabile. Il sindacalista Giorgio Santini ha relazionato sull’associazionismo del mondo del lavoro, Luciano Gualzetti (presidente della Fondazione S. Carlo) ha approfondito la rete della solidarietà, mentre Renato Livraghi si è soffermato sul Fondo famiglia-lavoro, recentemente lanciato dal cardinale Tettamanzi. Monsignor Eros Monti, vicario diocesano per la Vita Sociale, ha poi svolto le conclusioni. Pericoli e opportunità Nei prossimi mesi la crisi nel nostro Paese potrebbe portare a un drastico ridimensionamento del lavoro per molte aziende: c’è un pericolo reale «di licenziamenti, di casse integrazione, di riduzione di entrate per le famiglie e, quindi di grande insicurezza. Per don Ciccone il problema di fondo «non è il denaro, ma il mettersi accanto alle famiglie in difficoltà per rileggere insieme la situazione, per un accompagnamento, per aprire le dimensioni alla solidarietà». Il Fondo “famiglia-lavoro” non pretende di risolvere i problemi, ma, secondo don Ciccone, «può suggerire a ciascuno di noi una domanda concreta: “E io, e noi cosa possiamo fare?”».Si affacciano oggi molteplici problemi, elencati da parole dietro le quali c’è un mondo di opportunità e di attenzione: la casa a canone moderato, il part-time, un lavoro sempre più bisognoso di formazione, di un migliore impegno nel territorio, di una più attenta responsabilità per la produzione di energia alternativa, di operosità e progettualità, di una più attenta solidarietà con i nuovi arrivati. Un momento che obbliga a uscire dalle nostre nicchie e stimola a superare l’individualismo; così ne guadagnano «il lavoro, perché esprime esigenze nuove, formative, solidali, condivise da tutti nella coscienza di un cammino comune; il mondo del volontariato, perché fa emergere, insieme, capacità operative e creative nell’incontro tra persone; l’istituzione, poiché fa scoprire che essa può diventare la casa comune di tutti i cittadini a cominciare dai più deboli; la comunità cristiana che può mostrare, in pratica, il significato che Gesù ha sempre desiderato offrire: una condivisione che manifesti d’essere figli dello stesso Padre».