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Monza

«Io, miracolato grazie ai coniugi Martin»

Pietro era dato per morto dai medici, oggi è un bambino vivace di 7 anni. L'ha salvato la fede della sua famiglia, che nelle ore più critiche ha pregato per l'intercessione di Louis e Zélie, genitori di Santa Teresa di Lisieux. E per questo sono stati entrambi beatificati lo scorso 19 ottobre�

Filippo MAGNI Redazione

19 Giugno 2009

In una casa alla periferia di Monza è successo un miracolo. Pochi giorni dopo la nascita, Pietro era dato per morto dai medici. Oggi è un bambino vivace di 7 anni. L’ha salvato la fede della sua famiglia, che nelle ore più critiche ha pregato per l’intercessione di Louis e Zélie Martin, genitori di Santa Teresa di Lisieux. È sulla base di questo miracolo che i coniugi Martin sono stati beatificati lo scorso 19 ottobre. Pietro, con semplicità, sintetizza così la sua storia miracolosa: «Quando sono nato ero malato. Allora i miei genitori hanno pregato Luigi e Zelia, loro sono andati da Gesù e io sono guarito».
La storia di Pietro Schilirò inizia il 25 maggio 2002 all’ospedale San Gerardo di Monza, dove nasce con un grave problema congenito ai polmoni. Quinto figlio di Adele e Valter, Pietro sembra avere il destino segnato tanto che, il 3 giugno, gli viene somministrato con urgenza il Battesimo. Prelievi bioptici, terapie intensive, respiratori, medicinali: i tentativi dei medici sono numerosi, ma vani, niente sembra poter salvare il neonato. Il 27 giugno, allo stremo della speranza, si inizia a pensare ai funerali e a esami post-mortem per comprendere a fondo il problema.
«In quel momento la nostra preghiera è cambiata – racconta Adele Schilirò, la mamma di Pietro -. Alla nascita del bimbo pregavamo il Signore di aiutarci, recitavamo novene, ma senza osare chiedere la guarigione di Pietro. Temevamo di osare troppo, di voler andare contro la Sua volontà». Poi, una nuova consapevolezza: «Quando i medici ci hanno detto che nostro figlio non avrebbe superato la notte abbiamo vegliato, pregando, e siamo stati come illuminati dalla consapevolezza della nostra vera natura: siamo figli di un Padre buono. È stato come un risvegliarsi della coscienza dopo tanto torpore, abbiamo realizzato che Dio è buono e dunque gli si può chiedere tutto ciò che ci sta a cuore». E in quel momento, prosegue Adele, «quello che più ci interessava era la guarigione di nostro figlio. Così abbiamo iniziato a pregare per questo, tramite l’intercessione di Louis e Zélie Martin. Eravamo certi che Dio poteva guarire Pietro, ma solo se ciò fosse stato secondo la Sua volontà. Ci siamo rivolti a lui come dei figli che chiedono qualcosa al loro padre».
In pochi giorni accade ciò che nessuno credeva possibile: Pietro supera la notte più difficile, inizia a respirare senza l’ausilio dei macchinari e il 27 luglio, contro ogni umana previsione, viene dimesso dall’ospedale. Oggi Pietro ha 7 anni e l’unica conseguenza che rimane del suo problema neonatale è l’affetto che prova per i coniugi Martin, cui la sua famiglia si è rivolta nei giorni del dramma.
Eppure la famiglia Schilirò non era particolarmente devota ai genitori della Santa di Lisieux. Spiega Adele: «Conoscevamo già Santa Teresa, leggevo spesso i suoi testi. Ma la prima volta che ho visto un’immaginetta dei coniugi Martin è stato nei giorni del dramma di Pietro: ce l’ha mostrata la nostra guida spirituale, padre Antonio Sangalli. In realtà ce la diede perché l’invocazione a Louis e Zélie alleviasse il nostro dolore di genitori che ci apprestavamo a perdere un figlio, come accadde quattro volte ai Martin, non per la speranza di un miracolo». Nonostante ciò, prosegue, «è stato naturale entrare in sintonia con la coppia francese. Era un po’ come se Santa Teresa ci avesse detto: “Noi ci conosciamo, sono una vostra amica, vi presento i miei genitori”».
Da quel momento il rapporto con i coniugi Martin è cresciuto: la famiglia Schilirò si reca diverse volte l’anno ad Alençon, dove sono stati recentemente invitati all’inaugurazione della casa di Louis e Zélie, un edificio che è stato ristrutturato e ora è meta di pellegrinaggi e luogo di preghiera. Spiega Adele che «in tanti chiedono di parlare dei coniugi Martin: sono diventati un punto di riferimento per quanto riguarda la vocazione matrimoniale». Sono l’esempio, aggiunge, «che il cammino verso la santità cui ogni cristiano è chiamato passa anche attraverso il matrimonio». Soprattutto in questi tempi, precisa la Schilirò: «Vediamo numerose famiglie che si sfasciano, mentre i Martin sono un faro che sottolinea la possibilità di risolvere e superare le situazioni difficili che nascono in famiglia. Proclamare santa una coppia di sposi moderni, vissuti alla fine dell’800, ci dice che oggi come sempre, al Signore, sta a cuore la famiglia». In una casa alla periferia di Monza è successo un miracolo. Pochi giorni dopo la nascita, Pietro era dato per morto dai medici. Oggi è un bambino vivace di 7 anni. L’ha salvato la fede della sua famiglia, che nelle ore più critiche ha pregato per l’intercessione di Louis e Zélie Martin, genitori di Santa Teresa di Lisieux. È sulla base di questo miracolo che i coniugi Martin sono stati beatificati lo scorso 19 ottobre. Pietro, con semplicità, sintetizza così la sua storia miracolosa: «Quando sono nato ero malato. Allora i miei genitori hanno pregato Luigi e Zelia, loro sono andati da Gesù e io sono guarito».La storia di Pietro Schilirò inizia il 25 maggio 2002 all’ospedale San Gerardo di Monza, dove nasce con un grave problema congenito ai polmoni. Quinto figlio di Adele e Valter, Pietro sembra avere il destino segnato tanto che, il 3 giugno, gli viene somministrato con urgenza il Battesimo. Prelievi bioptici, terapie intensive, respiratori, medicinali: i tentativi dei medici sono numerosi, ma vani, niente sembra poter salvare il neonato. Il 27 giugno, allo stremo della speranza, si inizia a pensare ai funerali e a esami post-mortem per comprendere a fondo il problema.«In quel momento la nostra preghiera è cambiata – racconta Adele Schilirò, la mamma di Pietro -. Alla nascita del bimbo pregavamo il Signore di aiutarci, recitavamo novene, ma senza osare chiedere la guarigione di Pietro. Temevamo di osare troppo, di voler andare contro la Sua volontà». Poi, una nuova consapevolezza: «Quando i medici ci hanno detto che nostro figlio non avrebbe superato la notte abbiamo vegliato, pregando, e siamo stati come illuminati dalla consapevolezza della nostra vera natura: siamo figli di un Padre buono. È stato come un risvegliarsi della coscienza dopo tanto torpore, abbiamo realizzato che Dio è buono e dunque gli si può chiedere tutto ciò che ci sta a cuore». E in quel momento, prosegue Adele, «quello che più ci interessava era la guarigione di nostro figlio. Così abbiamo iniziato a pregare per questo, tramite l’intercessione di Louis e Zélie Martin. Eravamo certi che Dio poteva guarire Pietro, ma solo se ciò fosse stato secondo la Sua volontà. Ci siamo rivolti a lui come dei figli che chiedono qualcosa al loro padre».In pochi giorni accade ciò che nessuno credeva possibile: Pietro supera la notte più difficile, inizia a respirare senza l’ausilio dei macchinari e il 27 luglio, contro ogni umana previsione, viene dimesso dall’ospedale. Oggi Pietro ha 7 anni e l’unica conseguenza che rimane del suo problema neonatale è l’affetto che prova per i coniugi Martin, cui la sua famiglia si è rivolta nei giorni del dramma.Eppure la famiglia Schilirò non era particolarmente devota ai genitori della Santa di Lisieux. Spiega Adele: «Conoscevamo già Santa Teresa, leggevo spesso i suoi testi. Ma la prima volta che ho visto un’immaginetta dei coniugi Martin è stato nei giorni del dramma di Pietro: ce l’ha mostrata la nostra guida spirituale, padre Antonio Sangalli. In realtà ce la diede perché l’invocazione a Louis e Zélie alleviasse il nostro dolore di genitori che ci apprestavamo a perdere un figlio, come accadde quattro volte ai Martin, non per la speranza di un miracolo». Nonostante ciò, prosegue, «è stato naturale entrare in sintonia con la coppia francese. Era un po’ come se Santa Teresa ci avesse detto: “Noi ci conosciamo, sono una vostra amica, vi presento i miei genitori”».Da quel momento il rapporto con i coniugi Martin è cresciuto: la famiglia Schilirò si reca diverse volte l’anno ad Alençon, dove sono stati recentemente invitati all’inaugurazione della casa di Louis e Zélie, un edificio che è stato ristrutturato e ora è meta di pellegrinaggi e luogo di preghiera. Spiega Adele che «in tanti chiedono di parlare dei coniugi Martin: sono diventati un punto di riferimento per quanto riguarda la vocazione matrimoniale». Sono l’esempio, aggiunge, «che il cammino verso la santità cui ogni cristiano è chiamato passa anche attraverso il matrimonio». Soprattutto in questi tempi, precisa la Schilirò: «Vediamo numerose famiglie che si sfasciano, mentre i Martin sono un faro che sottolinea la possibilità di risolvere e superare le situazioni difficili che nascono in famiglia. Proclamare santa una coppia di sposi moderni, vissuti alla fine dell’800, ci dice che oggi come sempre, al Signore, sta a cuore la famiglia».