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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Verso la beatificazione

Don Gnocchi, beato in piazza Duomo

A due mesi dalla celebrazione del 25 ottobre a Milano, il ricordo del «padre dei mutilatini»

di Filippo MAGNI Redazione

24 Agosto 2009

Piazza Duomo torna a riempirsi per don Carlo Gnocchi. Domenica 25 ottobre l’indimenticato «padre dei mutilatini» sarà proclamato beato nel corso di una solenne celebrazione presieduta dal cardinale Dionigi Tettamanzi, alla presenza del legato pontificio, monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione vaticana per le Cause dei Santi. In occasione dei funerali di don Gnocchi, il 1° marzo 1956, centomila persone avevano gremito il Duomo e la piazza per l’ultimo saluto al sacerdote nato nel 1902 a San Colombano al Lambro. Durante le esequie un mutilatino interpretò il sentimento popolare rivolgendosi a don Gnocchi con questo saluto: «Prima ti dicevo: “Ciao, don Carlo”. Oggi ti dico: “Ciao, san Carlo”». Parole profetiche: oggi, cinquantatre anni dopo, la stessa piazza si prepara ad accogliere migliaia di fedeli per festeggiare don Gnocchi beato.
È stato il cardinale Carlo Maria Martini, nel 1987, ad avviare il processo di canonizzazione di don Carlo. Nell’occasione, l’Arcivescovo di Milano si chiedeva «se don Carlo abbia esaurito il suo servizio sacerdotale alla Chiesa ambrosiana chiudendo gli occhi all’esistenza terrena, oppure se egli lo continui in una forma che non sia solo quella dell’efficacia della sua opera, della nostalgia della sua persona, ma in una missione permanente per la chiesa di Dio».
L’iter è proseguito in sede diocesana fino al 1991, con le deposizioni di 178 testi che hanno prodotto una documentazione di oltre quattromila pagine. Il materiale, inviato in Vaticano, e scrupolosamente analizzato dalla Congregazione per le Cause dei Santi, ha condotto nel dicembre del 2002 al riconoscimento delle virtù eroiche del Servo di Dio don Gnocchi e alla proclamazione, da parte di Papa Giovanni Paolo II, della sua venerabilità. «La sua fede fu eccezionale – scriveva in quei giorni il cardinale Saraiva Martins, prefetto vaticano per le Cause dei Santi – e su di essa si fondò la sua speranza incrollabile in Dio, nella divina Provvidenza, nella vita eterna e nel futuro stesso della storia dell’uomo». Per poi concludere: «Don Carlo fu veramente testimone di quel Vangelo di cui era stato fatto maestro e dispensatore».
Lo scorso 17 gennaio, infine, il Santo Padre Benedetto XVI, attribuendo all’intercessione di don Carlo un evento miracoloso, ha di fatto sancito la sua beatificazione, poi annunciata per la domenica 25 ottobre, anniversario della sua nascita. Annuncio dato in diocesi dal cardinale Tettamanzi, che «con profonda gioia» ha definito don Carlo «un seminatore di speranza», un prete «che in anni assai tormentati seppe con entusiasmo dare fiducia ai giovani e credere nel valore “santo” del dolore, specie quello innocente dei bambini. Fu un vero uomo di Dio».
Il miracolo attribuito a don Carlo è accaduto nell’agosto del 1979 a Orsenigo, in provincia di Como, protagonista Sperandio Aldeni, artigiano elettricista incredibilmente sopravvissuto a una mortale scarica elettrica. Alpino, da sempre devoto al cappellano della Tridentina durante la tragica campagna di Russia e volontario tra i ragazzi disabili del Centro di Inverigo della Fondazione, Aldeni – attraversato da capo a piedi dalla scarica potente come un fulmine – in quegli istanti si appella a don Carlo. Medici e periti non hanno saputo spiegare come ne sia uscito illeso: «Mi ha protetto don Gnocchi», ha sempre sostenuto l’alpino, purtroppo scomparso poco più di due anni fa. Una convinzione che oggi appartiene anche alla Chiesa e al popolo dei fedeli.
La vita di don Gnocchi è stata straordinaria per fede e intraprendenza: lo dimostrano gli appellativi con i quali è ricordato e venerato: educatore dei giovani, cappellano degli alpini, padre dei mutilatini, precursore della riabilitazione, imprenditore della carità, profeta del dono d’organi per aver voluto donare le proprie cornee in punto di morte quando ancora i trapianti di organi in Italia non erano regolati dalla legge. La sua è stata una missione sacerdotale iniziata in oratorio e proseguita all’Istituto Gonzaga e all’Università Cattolica, al fronte di guerra con gli alpini e, infine, nelle case per i piccoli mutilati e i poliomielitici da lui aperte in tutta Italia.
Erano la «sua baracca», costantemente cresciuta in questi anni e oggi presente in Italia e nel mondo grazie alla Fondazione che porta il suo nome e ne perpetua il carisma. Accanto alla vita e al servizio dei più fragili. Ci saranno anche molti di loro, in piazza Duomo, il prossimo 25 ottobre.
L’accesso alla celebrazione sarà gratuito, ma è necessario iscriversi per ricevere il pass che darà accesso alle aree allestite per l’occasione. Le presenze vanno segnalate agli uffici della Diocesi di Milano all’indirizzo di posta elettronica beatificazione.dongnocchi@diocesi.milano.it. È possibile richiedere l’ingresso anche alla Fondazione don Gnocchi, al numero 02.40308.938 o all’indirizzo mail ufficiostampa@dongnocchi.it. Sono disponibili solo posti in piedi in fondo alla piazza, per i quali è comunque necessario effettuare la prenotazione.
Piazza Duomo torna a riempirsi per don Carlo Gnocchi. Domenica 25 ottobre l’indimenticato «padre dei mutilatini» sarà proclamato beato nel corso di una solenne celebrazione presieduta dal cardinale Dionigi Tettamanzi, alla presenza del legato pontificio, monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione vaticana per le Cause dei Santi. In occasione dei funerali di don Gnocchi, il 1° marzo 1956, centomila persone avevano gremito il Duomo e la piazza per l’ultimo saluto al sacerdote nato nel 1902 a San Colombano al Lambro. Durante le esequie un mutilatino interpretò il sentimento popolare rivolgendosi a don Gnocchi con questo saluto: «Prima ti dicevo: “Ciao, don Carlo”. Oggi ti dico: “Ciao, san Carlo”». Parole profetiche: oggi, cinquantatre anni dopo, la stessa piazza si prepara ad accogliere migliaia di fedeli per festeggiare don Gnocchi beato.È stato il cardinale Carlo Maria Martini, nel 1987, ad avviare il processo di canonizzazione di don Carlo. Nell’occasione, l’Arcivescovo di Milano si chiedeva «se don Carlo abbia esaurito il suo servizio sacerdotale alla Chiesa ambrosiana chiudendo gli occhi all’esistenza terrena, oppure se egli lo continui in una forma che non sia solo quella dell’efficacia della sua opera, della nostalgia della sua persona, ma in una missione permanente per la chiesa di Dio».L’iter è proseguito in sede diocesana fino al 1991, con le deposizioni di 178 testi che hanno prodotto una documentazione di oltre quattromila pagine. Il materiale, inviato in Vaticano, e scrupolosamente analizzato dalla Congregazione per le Cause dei Santi, ha condotto nel dicembre del 2002 al riconoscimento delle virtù eroiche del Servo di Dio don Gnocchi e alla proclamazione, da parte di Papa Giovanni Paolo II, della sua venerabilità. «La sua fede fu eccezionale – scriveva in quei giorni il cardinale Saraiva Martins, prefetto vaticano per le Cause dei Santi – e su di essa si fondò la sua speranza incrollabile in Dio, nella divina Provvidenza, nella vita eterna e nel futuro stesso della storia dell’uomo». Per poi concludere: «Don Carlo fu veramente testimone di quel Vangelo di cui era stato fatto maestro e dispensatore».Lo scorso 17 gennaio, infine, il Santo Padre Benedetto XVI, attribuendo all’intercessione di don Carlo un evento miracoloso, ha di fatto sancito la sua beatificazione, poi annunciata per la domenica 25 ottobre, anniversario della sua nascita. Annuncio dato in diocesi dal cardinale Tettamanzi, che «con profonda gioia» ha definito don Carlo «un seminatore di speranza», un prete «che in anni assai tormentati seppe con entusiasmo dare fiducia ai giovani e credere nel valore “santo” del dolore, specie quello innocente dei bambini. Fu un vero uomo di Dio».Il miracolo attribuito a don Carlo è accaduto nell’agosto del 1979 a Orsenigo, in provincia di Como, protagonista Sperandio Aldeni, artigiano elettricista incredibilmente sopravvissuto a una mortale scarica elettrica. Alpino, da sempre devoto al cappellano della Tridentina durante la tragica campagna di Russia e volontario tra i ragazzi disabili del Centro di Inverigo della Fondazione, Aldeni – attraversato da capo a piedi dalla scarica potente come un fulmine – in quegli istanti si appella a don Carlo. Medici e periti non hanno saputo spiegare come ne sia uscito illeso: «Mi ha protetto don Gnocchi», ha sempre sostenuto l’alpino, purtroppo scomparso poco più di due anni fa. Una convinzione che oggi appartiene anche alla Chiesa e al popolo dei fedeli.La vita di don Gnocchi è stata straordinaria per fede e intraprendenza: lo dimostrano gli appellativi con i quali è ricordato e venerato: educatore dei giovani, cappellano degli alpini, padre dei mutilatini, precursore della riabilitazione, imprenditore della carità, profeta del dono d’organi per aver voluto donare le proprie cornee in punto di morte quando ancora i trapianti di organi in Italia non erano regolati dalla legge. La sua è stata una missione sacerdotale iniziata in oratorio e proseguita all’Istituto Gonzaga e all’Università Cattolica, al fronte di guerra con gli alpini e, infine, nelle case per i piccoli mutilati e i poliomielitici da lui aperte in tutta Italia.Erano la «sua baracca», costantemente cresciuta in questi anni e oggi presente in Italia e nel mondo grazie alla Fondazione che porta il suo nome e ne perpetua il carisma. Accanto alla vita e al servizio dei più fragili. Ci saranno anche molti di loro, in piazza Duomo, il prossimo 25 ottobre.L’accesso alla celebrazione sarà gratuito, ma è necessario iscriversi per ricevere il pass che darà accesso alle aree allestite per l’occasione. Le presenze vanno segnalate agli uffici della Diocesi di Milano all’indirizzo di posta elettronica beatificazione.dongnocchi@diocesi.milano.it. È possibile richiedere l’ingresso anche alla Fondazione don Gnocchi, al numero 02.40308.938 o all’indirizzo mail ufficiostampa@dongnocchi.it. Sono disponibili solo posti in piedi in fondo alla piazza, per i quali è comunque necessario effettuare la prenotazione. – – La sua opera continua nella Fondazione (https://www.chiesadimilano.it/or4/or?uid=ADMIesy.edit.deploy&oid=2040363) – «Cristo con gli alpini» in ristampa e un saggio di Giulio Andreotti (https://www.chiesadimilano.it/or4/or?uid=ADMIesy.edit.deploy&oid=2040431) – Mostre nelle parrocchie e concerti (https://www.chiesadimilano.it/or4/or?uid=ADMIesy.edit.deploy&oid=2040397)