13/06/2008
di Rita SALERNO
È il libro più diffuso nel mondo, ma al tempo stesso è poco conosciuto. È la Bibbia, il “Libro dei Libri”, che in Italia, per esempio, stando a una recente indagine solo il 38% dei praticanti avrebbe aperto negli ultimi dodici mesi. Per questo il Sinodo dei Vescovi, in programma a Roma dal 5 al 26 ottobre prossimi, ha tra i suoi obiettivi far conoscere e amare la Parola di Dio per rilanciare la missione e il dialogo.
E già nel tema, “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, è evidente l’indole pastorale e missionaria, come chiarisce l’Instrumentum Laboris presentato nei giorni scorsi nella Sala Stampa della Santa Sede. Il documento – frutto della riflessione di tredici Sinodi dei vescovi delle Chiese orientali cattoliche sui iuris, delle 113 Conferenze episcopali, dei 25 dicasteri della Curia romana e dell’Unione dei Superiori Generali – è ricco di citazioni di Benedetto XVI.
Il testo è un chiaro invito alla Chiesa a un rinnovamento spirituale e a un rafforzamento della comunione ecclesiale per andare incontro ai problemi dell’uomo d’oggi. La dodicesima assemblea generale ordinaria sarà l’occasione per i vescovi di studiare le modalità per stimolare l’amore profondo per la Sacra Scrittura perché i fedeli vi abbiano largo accesso, per promuovere la Lectio Divina e far riscoprire il nesso tra Parola di Dio e liturgia.
L’Instrumentum Laboris si compone di tre parti in cui sviluppa il mistero di Dio che ci parla, la Parola di Dio nella vita della Chiesa e infine la Parola di Dio nella missione della Chiesa.
In quanto «attestazione della relazione tra Dio e l’uomo», la Sacra Scrittura «la illumina e orienta in maniera certa», ha detto monsignor Nicola Eterovic, segretario generale del Sinodo. Per questo il credente deve rivedere il suo atteggiamento di fronte alla Parola di Dio: «La Parola di Dio trasforma la vita di coloro che la ascoltano e cercano di metterla in pratica».
Di qui il ruolo centrale della Parola di Dio nei molteplici servizi della Chiesa, ha aggiunto il presule, che richiederà la sua valorizzazione nella liturgia e nei sacramenti, per portare anche «a una sempre migliore diaconia, servizio della carità, che è nota essenziale della Chiesa voluta da Gesù Cristo».
Un ampio capitolo del documento è dedicato «ai rapporti ecumenici ed interreligiosi senza dimenticare i nessi della Bibbia con coloro che si dichiarano lontani dalla Chiesa o addirittura non credenti».
«Si tratta del dialogo che di norma accompagna la missione», ha affermato monsignor Eterovic, aggiungendo che «la Sacra Scrittura è un importante vincolo di unità con gli altri cristiani, membri delle chiese e comunità cristiane».
Non mancano «importanti considerazioni nei riguardi di fedeli appartenenti alle religioni tradizionali e a quelle che hanno le loro scritture sante (l’induismo, il buddismo, il giainismo, il taoismo) e, in modo particolare, all’islam».
«Anche se il cristianesimo – ha rimarcato il segretario generale del Sinodo dei vescovi – è piuttosto la religione della persona di Gesù Cristo e non del Libro». Tuttavia la Sacra Scrittura resta «un punto importante nel dialogo interreligioso», così come è importante «per la cultura di numerosi popoli».
«Soprattutto del cosiddetto Occidente per cui tale Libro rappresenta il “grande codice” – ha spiegato -, fondamento comune per la ricerca di un autentico umanesimo a cui, come afferma il Santo Padre Benedetto XVI, il cristianesimo ha da offrire “la più potente forza di rinnovamento e di elevazione, cioè l’Amore di Dio che si fa amore umano”».