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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Salute, una faccenda “privata”?

In Lombardia diminuiscono strutture sanitarie e posti-letto pubblici, aumentano quelli privati accreditati. Il pericolo di uno squilibrio che vada a scapito della cura dei malati

5 Giugno 2008

07/02/2008

di Cristina CONTI

Posti-letto tagliati negli ospedali pubblici, ambulatori chiusi nelle Asl. Crolla la sanità pubblica in Italia, mentre c’è il boom dei privati. A lanciare l’allarme è la sezione di controllo della Corte dei Conti.

Il dossier sul servizio sanitario in Lombardia verifica gli atti amministrativi del Pirellone e degli enti locali e arriva a una conclusione: «E’ opportuno monitorare attentamente il sistema ospedaliero pubblico per evitare il sottoutilizzo delle sue strutture», scrive il consigliere Antonio Caruso nel documento di quasi cinquecento pagine.

E i dati dal 1999 al 2006 parlano chiaro: oltre ottomila posti letto tagliati nel pubblico (si è passati da 35.255 del 1999 ai 26.970 del 2006) e duemila in più accreditati tra i privati (da 14.274 nel ’99 a 12.355 di due anni fa), cinque strutture di ricovero e cura pubbliche in meno, venticinque nuove nel privato, diciassette ambulatori pubblici chiusi e 91 aperti nel privato. «Sono numeri che riflettono la politica sanitaria del Pirellone, inaugurata con la legge 31 del 1997. Quella cioè che mette sullo stesso piano ospedali pubblici e privati accreditati per dare libera scelta al cittadino», spiega Francesco Longo, direttore del Cergas, il centro di ricerche sull’assistenza sanitaria e sociale dell’Università Bocconi.

Privato accreditato, dunque, come elemento per migliorare la qualità del sistema sanitario. «Il privato ha sempre avuto una capacità di traino e di contagio nei confronti del pubblico. Il ruolo del pubblico è soprattutto quello di verificare e controllare», ha sottolineato Carlo Lucchina, assessore alla Sanità della Regione Lombardia.

Ma ci vuole equilibrio: non bisogna privilegiare l’uno o l’altro e soprattutto bisogna tutelare i cittadini. «Gli ospedali pubblici offrono per lo più cure a 360 gradi per la popolazione locale, quelli privati accreditati tendono a specializzarsi e ad avere un bacino di utenza nazionale. E’ importante evitare squilibri che possono andare a scapito della cura dei malati», aggiunge Longo.

Accanto a questo c’è un fenomeno nuovo. Negli ultimi sette anni è aumentato il numero dei ricoveri a totale pagamento dei pazienti in stato acuto, in riabilitazione o lungodegenti. «Anche se in alcuni casi entra in gioco l’assicurazione privata, i cittadini scelgono di mettere mano al portafoglio, soprattutto per accorciare le liste d’attesa, in particolare per le visite ambulatoriali», conclude Longo.