28/05/2008
di Luisa BOVE
Monsignor Giuseppe Merisi, Vescovo di Lodi dal 2005, sarà il nuovo presidente della Caritas italiana, sostituendo mons. Francesco Montenegro, nominato Vescovo di Agrigento. L’annuncio è stato dato ieri durante i lavori dell’Assemblea generale della Cei. «Ringrazio i vescovi italiani della fiducia accordatami, come ringrazio il suo presidente, il cardinale Bagnasco», ha detto mons. Merisi, «Andrò a presiedere una Commissione episcopale di cui sono già componente, in questi anni lavoreremo in particolare sull’aspetto formativo. Studieremo, conosceremo, aiuteremo. E vedremo di approfondire al meglio tutte le problematiche del settore».
Quella di mons. Merisi è una nomina che non stupisce dal momento che è già stato presidente della Caritas Ambrosiana (dal 1991 al 1995 e dal 2003 al 2005), la più grande tra le diocesi italiane e, come ricorda don Roberto Davanzo, direttore della Caritas milanese, «èanche il Vescovo delegato della Conferenza episcopale lombarda (dal 2000, ndr ) per quanto riguarda le tematiche della carità». E aggiunge: «Èlui che partecipa regolarmente all’incontro tra i direttori delle Caritas della Lombardia».
Un bagaglio di competenze quindi che trasferirà a Roma?
Sicuramente, ma continuando a rimanere Vescovo delegato, quindi nostro primo interlocutore, rappresentante dei Vescovi lombardi presso le Caritas della regione.
Oltre al suo impegno a livello nazionale mons. Merisi dovrà avere anche uno sguardo universale, penso per esempio ai disastri naturali e alle guerre o alla fame nel mondo di cui si parla tanto in questi giorni…
Questo sarà in una logica quantitativamente più significativa, anche se qualitativamente non nuova, perché la Caritas Ambrosiana e quella di Lombardia in questi anni sono sempre intervenute in collaborazione con la Caritas italiana e quella internazionale quando si è verificata una catastrofe. Però lo sguardo a livello nazionale sarà molto significativo, anche perché ci mette in contatto più direttamente con il mondo.
Per tanti problemi intervengono già l’Onu e le ong, ma se non ci fossero le Caritas e i contributi che tanta gente invia quando si lancia un appello…
Le grandi organizzazioni non governative e le stesse Nazioni unite certamente hanno un ruolo ineludibile. Però dobbiamo anche riconoscere che il costo stesso della “macchina” dell’Onu drena una percentuale assolutamente pesante delle donazioni. Il vantaggio grande della rete Caritas a livello internazionale, nazionale e diocesano fa sì che la percentuale di ciò che arriva a coloro che ne hanno bisogno è significativamente più alta. Alla nostra gente interesse sapere bene dove sono destinati i soldi e avere la certezza che le somme donate non vadano a mantenere strutture faraoniche e alla fine arrivano soltanto le briciole a chi ha bisogno.
Questo è il motivo per cui tanta gente alla Caritas dà volentieri.
In questi anni abbiamo sempre avuto la testimonianza di una grande fiducia nei nostri confronti e per questo non smettiamo di ringraziare: sia persone delle nostre comunità cristiane, ma anche tanta gente che non fa riferimento al mondo ecclesiale e comunque si fida del modo di lavorare delle nostre Caritas.
Che cosa augura al nuovo presidente della Caritas nazionale?
Di imparare ancora di più rispetto a quanto non abbia appreso fino a oggi lavorando con noi. Questo è l’augurio più grande.