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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Imparare a stare vicini agli sposi in difficoltà

A Saronno un corso di formazione per operatori, promosso dalla Chiesa ambrosiana a seguito della lettera del'Arcivescovo a separati, divorziati e risposati

6 Novembre 2008

07/11/2008

di Luisa BOVE

«Come fratello e vescovo sento vicina a me ogni famiglia, così come è, in qualunque condizione si trova: famiglie che conducono un’esistenza all’insegna della serenità, della condivisione e della gioia, e famiglie che attraversano la difficile stagione della sofferenza e del lutto, o il cui cuore è ferito», scriveva il cardinale Dionigi Tettamanzi nella lettera rivolta agli sposi in situazione di separazione, divorzio e nuova unione.

Perché questa vicinanza non sia solo dell’Arcivescovo, ma assunta anche da coppie disponibili ad accompagnare persone in difficoltà, la diocesi organizza un corso di formazione a Saronno a partire dall’8 novembre. L’iniziativa, promossa dal Servizio per la famiglia e dalle Scuole diocesane per operatori pastorali (Sdop), si intitola “Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito” dal titolo della lettera di Tettamanzi, divenuta per tutti la pietra miliare.

Non è la prima volta però che si affrontano questi temi in diocesi. Già nel 2003, ricorda Pietro Radaelli del Servizio per la famiglia, «c’era stato un ciclo di incontri con la pubblicazione degli atti La sfida della speranza oltre i fallimenti». In seguito anche le dieci diocesi della Lombardia, attraverso la Consulta di pastorale familiare della regione, hanno promosso una Sdop per approfondire questi temi. «Si è trattato di un percorso di quattro week-end sull’argomento – spiega Radaelli – e ogni diocesi ha mandato i suoi rappresentanti, noi avevamo una coppia per ogni zona pastorale».

Nell’anno pastorale 2004-05 anche la Formazione permanente del clero ha affrontato l’argomento invitando esperti come i coniugi Gillini-Zattoni e don Francesco Scanziani. «C’è stata un’affluenza di circa 80 sacerdoti e anch’io ho partecipato come diacono insieme ad altri».

Ma torniamo all’iniziativa di quest’anno. «Lo scopo – chiarisce Radaelli – è quello di preparare gli operatori pastorali delle parrocchie perché si trovano tante coppie in situazioni di difficoltà». In ogni zona pastorale ci sono già persone sensibili che incontrano coppie in difficoltà, le ascoltano, parlano con loro… Ora però si tratta di offrire loro qualche strumento in più per l’approccio pastorale nei confronti di chi ha “il cuore ferito”, senza per questo pretendere che diventino degli specialisti. «Il desiderio è di evitare che le coppie in difficoltà vengano escluse dalla comunità».

«A questo percorso per aiutare coppie di separati, divorziati e risposati parteciperanno persone provenienti da tutta la diocesi», dice Patrizia Maruzzella della segreteria Sdop. «Gli incontri avranno un taglio pastorale perché l’esigenza è quella di lavorare sul territorio perché il problema è diffuso in tutta la diocesi, non c’è nessuna zona o decanato che si “salvi”».

Finora si sono iscritte solo coppie, non persone singole: «in fondo è anche ciò che viene richiesto». La domanda di iscrizione deve essere però controfirmata dal parroco: «Non per fare una selezione, ma per avere un “filtro” da parte delle comunità che devono scegliere le persone per questo servizio», spiega Maruzzella. «Incontrare coppie in difficoltà infatti è un compito delicatissimo e anche dire una parola in più può essere rischioso».

Tra i relatori della Sdop ci sarà anche don Fabio Viscardi, particolarmente attento a questi problemi. «Dove c’è una situazione di dolore la Chiesa deve essere presente senza giudicare – dice -, non si tratta infatti di dire chi ha torto o chi ha ragione». Inoltre non bisogna dimenticare che «le separazioni non sono mai indolori». E aggiunge: «Come Chiesa ambrosiana siamo in ritardo su un tema scottante, per certi aspetti sento che abbiamo perso tempo. A partire dalla riflessione sulla famiglia e sollecitati dalla lettera scritta dall’Arcivescovo, occorre quindi strutturare itinerari che permettano alle persone in difficoltà di continuare un cammino di fede e di sentirsi parte della Chiesa».

«La gente ha bisogno di un sostegno spirituale soprattutto nel momento in cui vive sulla sua pelle questa ferita – continua don Viscardi -, ma superata la crisi diventa la parrocchia il luogo nel quale vivere la fede». Eppure di fronte alle situazioni di dolore le reazioni possono essere diverse: c’è chi si allontana da Dio e chi ne riscopre la fedeltà. «Nel momento in cui si vedono crollare alcune certezze che si ritenevano scontate, Dio può dare sicurezza ed esprime una fedeltà che va oltre i limiti umani».